Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2020

Evaristo Baschenis

Evaristo Baschenis Pochissime sono le notizie che possediamo intorno alla vita del Baschenis. Il Tassi (Vite di pittori, scultori e architetti bergamaschi, Bergamo, 1793) lo dice nato a Bergamo nel 1617 e morto settantenne nel 1677. Vi è dunque una discordanza fra i vari tempi. Sappiamo poi che il pittore si fece prete e che si dedicò quasi esclusivamente alla natura morta, dipingendo con particolare passione gli strumenti della fabbrica cremonese di Gerolamo Amati. Sempre il Tassi dà notizia di qualche suo « raro quadro di figura ». Cresciuto in ambiente lombardo, il Baschenis si riallaccia al realismo bergamnasco e brcsciano dal quale pure aveva mosso, un quarto dli secolo prima, il Caravaggio. Difficile dire quali fossero i suoi maestri, ma è probabile che egli studiasse con il Salmeggia e con il Cavagna. Alcune delle sue nature morte raggiungono vertici di astratta perfezione, « quasi di un Vermeer nostrano sacrificatosi in provincia » (Longhi). L’arte del Baschenis d

Giovanni Baglione

Giovanni Baglione Nacque intorno al 1575 a Roma e morì nel 1644. Si educò sotto Sisto V lavorando come garzone nelle decorazioni manieristiche della Biblioteca, e si formò uno stile abbastanza personale di cui diede saggi notevoli negli affreschi di S. Maria dell’Orto. Dopo il 1600 fu impressionato dall’arte del Caravaggio e, pur essendo suo nemico, ne imitò il luminismo e i motivi, come si vede nel dipinto «L’amor divino vince l’amor terreno ». L’importanza del Baglione è però soprattutto legata alla sua opera di sto­riografo, costituendo le sue « Vite di pittori, scultori ed architetti » una delle più importanti fonti per la conoscenza dell’arte del manierismo e del primo Seicento. Una delle sue opere: LA MUSA TERSICORE Fa parte della serie di dieci tele rappresentanti Apollo e le nove Muse che decoravano una sala nel Palais du Luxembourg a Parigi, alla quale diedero il nome di « Chambre des Muses ». La serie era stata inviata da Ferdinando Gonzaga, duca di Mantov

Francesco Albani

Francesco Albani Nacque il 17 agosto 1578 a Bologna, morì nel 1660. Con Guido Reni si recò giovane a Roma dopo la morte di Agostino Carracci (1602) ed ebbe alloggio in Palazzo Farnese quale aiuto di Annibale. Fra le prime sue opere furono gli affreschi nel Palazzo ora Odescalchi a Bassano di Sutri, e gran parte della decorazione, ideata da Annibale, e smembrata nel secolo scorso, nella cappella Errera di S. Giacomo degli Spagnoli. Prima del 1614 eseguì l’affresco nell’abside di S. Maria della Pace; diresse la decorazione di alcuni soffitti in Palazzo Mattei, e poco dopo decorò la volta di Palazzo Verospi. Più che alle grandi pale d’altare e alle grandi decorazioni la fama dell’Albani è affidata alle tele come “I quattro Elementi” della Pinacoteca di Torino, altre ispirate a soggetti mitologici e numerose in cui egli abbandona la monumentalità classica per svolgere stati d’animo arcadici che sono già i prototipi del gusto settecentesco. Una delle opere: LA TOLETTA DI VENERE

caccia al trullo

CACCIA AL TRULLO Tratto dalla rivista PLEINAIR - novembre 1996 n°292 Hanno fatto la fortuna turistica di alcune località e sono diventati l’emblema stessa della Puglia. ma non tutti i trulli, neppure tra i più belli, sono già finiti sulle cartoline postali e bisogna andarseli a cercare dispersi nella campagna. Facendo base a Martina Franca, vi guidiamo in questa singolare caccia, tra i boschi e le masseri dell’altopiano delle Murge. Ad Alberobello e nella vicina Valle d’Itria, distesa tra gli abitati di Locorotondo, Cisternino e Martina Franca, si trova la più alta concentrazione di costruzioni a trullo. Ma questa affascinante architettura interessa un territorio ben più vasto, che dal versante adriatico si spinge fino a rilievi delle Murge tarantine in vista dello Jonio. Un intricato reticolo di viuzze e muretto a secco ne ha preservato i caratteri originari e una natura generosa incastona le “casedde” - così vengono chiamati i trulli dei nativi - in un ambiente ec