La più grande mostra degli ultimi 40 anni. Pompei ed Ercolano al British Museum

La più grande mostra degli ultimi 40 anni. Pompei ed Ercolano al British Museum
CRISTINA ZAGARIA
07 marzo 2013
LA REPUBBLICA

A Londra arriveranno oltre 250 reperti, alcuni mai visti furori dall'Italia. In attesa dell’esposizione, in esclusiva per il Telegraph, lo storico Beard Mary esplora il fascino delle città vesuviane


Pompei viaggia oltre Manica. L’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. che seppellì Pompei ed Ercolano diventa una mostra in trasferta. La più grande mostra organizzata a Londra negli ultimi quarant’anni. Ad ospitarla sarà il British Museum.

“Life and death in Pompeii and Herculaneum” (in esposizione dal 28 marzo al 29 settembre) è un omaggio all’archeologia che ha restituito alla “vita” le due città vesuviane quasi 1700 anni dopo la catastrofe.

L’evento, sponsorizzato da Goldman Sachs, e organizzato grazie ad una stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei riunirà oltre duecentocinquanta oggetti, molti prestati dalla Soprintendenza archeologica di Napoli.

Al British Museum ormai è tutto pronto, stanno ultimando l’allestimento degli spazi espositivi Si attendono opere d’arte e reperti, tra i quali alcuni mai visti prima d’ora fuori dall’Italia, come il Ritratto di Terenzio Neo e sua moglie.

“L’allestimento sarà curato in modo da presentare ai visitatori uno spaccato della vita quotidiana degli abitanti, sia dei contesti urbani che di quelli domestici — spiega Neil MacGregor, direttore del museo britannico — E soprattutto, combinando testimonianze provenienti da entrambe le città protagoniste degli eventi, Pompei ed Ercolano, riuscirà a darne una testimonianza più completa”.

Sul sito del museo le prenotazioni per le visite
sono già in corso e si preannuncia un cosiddetto «Sold out».

E in attesa dell’esposizione, in esclusiva per il Telegraph, lo storico Beard Mary esplora il fascino delle città in rovina di Pompei ed Ercolano.

Il professore di Classici presso l’Università di Cambridge quasi ringrazia le catastrofi naturali e l’eruzione del Vesuvio del 79 d. C, che hanno permesso al mondo di conoscere Pompei ed Ercolano, che altrimenti sarebbero rimaste “normali e piccole città del sud Italia, sconosciute — anche ai romani più antichi che vivevano nella capitale”. Pompei era balzata alla cronaca del tempo solo una volta per un caso di “teppismo sportivo”. “Nel 59 d. C. infatti ci fu una rissa nell’anfiteatro, tra i tifosi di casa e le bande della vicina città di Nuceria — ricorda Beard Mary — Ci furono molti morti e feriti gravi”.

Circa 10 km di distanza da Pompei, Ercolano non aveva avuto, prima dell’eruzione del Vesuvio, nessun momento di gloria. «Ma è la banalità assoluta di questi due luoghi che li rende così straordinari per noi», si entusiasma lo storico, pensando anche alla raccolta di materiale “vesuviano” (dalla culla di un bambino ai gioielli sontuosi) che a fine mese sarà esposta al British Museum.

Così Beard Mary si avventura nel racconto delle case pompeiane (“la Casa del Fauno, quasi ricorda una casa britannica signorile”), si sorprende davanti a piccoli segni di modernità inaspettata, come le vasche da bagno o un negozio di lampade e si dilunga nella descrizione di una “vita quotidiana rassicurante e familiare” nell’antica Roma, passando dallo stupore per l’abitudine dei nobili di dormire sui divani e la vita in un bar dell’epoca tra “tizi che giocano a dadi con tanto di rissa finale”.

Vita antica, ma incredibilmente moderna quella che lo storico svela al Telegrah. Ed ecco che Beard Mary, si sofferma a descrivere da un lato le immagini erotiche e dall’altro “gli slogan elettorali, che sono dipinti su i muri delle vie principali e invitano i passanti a votare per i candidati nell’equivalente antica delle elezioni del sindaco («Vota Caio Giulio Polibio «, dice uno, «egli porta buon pane»).

L’articolo si chiude con un monito e un augurio: “Il futuro di Pompei ed Ercolano, è ora nelle nostre mani”. Lo storico ammette: “Quando un muro cade è troppo facile puntare il dito contro la mancanza cronica di finanziamenti o le negligenze. Ed è troppo facile dimenticare che queste città sono state costruite (non sempre molto bene) più di due millenni fa e che in qualche modo è notevole che siano ancora in piedi” e così: “Il modo migliore per assicurare un futuro a queste due città è fare tutto il possibile per mantenere in buono stato tutto ciò che è già stato restaurato e lasciare tutto il resto (un terzo di Pompei e di Ercolano ancora di più) al sicuro sotto terra. Le generazioni future saranno in grado portare a termine il restauro in maniera migliore per godere appieno dei beni riportati alla luce”.

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