Le macerie di Annibale
Le macerie di Annibale
FLAVIA PICCINNI
24 giugno 2012 la Repubblica, Bari
Oggi nel sito dove il condottiero sconfisse l’esercito romano restano solo due guardiani e un cancello con la rete rotta
Le ossa che trovava, dietro i cespugli e fra gli alberi, erano ossa vere. Di uomini. Erano le ossa che Michele Gervasio, archeologo di grande fama che per cinquant’anni fu direttore del museo Archeologico di Bari, cercava. Ma, dicevamo, questa è la storia di una guardia giurata. Di Ciccillo Lomuscio che guidò Gervasio, quando era ormai prossimo a fermare la sua ricerca nei pressi di Canne, alla scoperta.
L’incontro fra i due fu semplice fortuna: Gervasio aveva deciso di abbandonare, per gli scarsi risultati, la campagna di scavi e un pomeriggio si sfogò con l’uomo che gli faceva d’autista. Lomuscio gli spiegò allora che i contadini, sentendolo parlare con la sua aria da professore, si spaventavano e diventavano sospettosi, ma se stava cercando ossa, allora lui sapeva dove accompagnarlo. Sarebbero dovuti andare nei luoghi della sua infanzia, dove adesso il piccolo Mimì, suo figlio, continuava a giocare. E così, un giorno di primavera del 1937, nacque la storia di Canne della Battaglia che, scavo dopo scavo, pietra dopo pietra, cominciò a vedere la luce come la conosciamo
adesso.
«Da allora molto tempo è passato. Sono seguiti espropri e acquisti, fino a quando il Comune di Barletta, il 26 giugno del 1937, esattamente 75 anni fa, ha comprato per 8mila e 500 lire il Monte Canne, che allora era coperto da vigneti e pascoli» spiega Nino Vinella, presidente del Comitato Pro Canne della Battaglia. A ripercorrere le tappe più importanti della storia del sito archeologico, però, si rischia di impazzire. Nel 1940 vennero infatti spesi per acquistare altri terreni 40 milioni di lire, 100 milioni arrivano dalla Cassa del Mezzogiorno dieci anni dopo. E poi c’è la chiusura nel 1984 dell’Antiquarium, riaperto dopo quindici anni e diverse centinaia di migliaia di lire con un nuovo allestimento.
Intanto nel 1999 furono investiti 100 milioni per sistemare l’illuminazione e la Soprintendenza appaltò alla Società Novamusa i servizi aggiuntivi del museo, in particolare merchandising e biglietteria, visto che gli spazi per fare un punto ristoro, nonostante le promesse, non sono mai stati allestiti.
Per dieci anni tutto filò liscio, anche se le perdite non si potevano negare: Canne, nonostante la sua storia, non riusciva ad attirare turisti. Bisognava promuoverla e investire sulle sue potenzialità, ma nel 2011 la situazione precipitò.
La Novamusa sospese il suo servizio e denunciò di avanzare dal Ministero, per i quattro centri pugliesi tenuti in gestione, due milioni di euro. Canne si riscoprì, da un giorno all’altro, un sito a perdere: i tre dipendenti vennero licenziati, il bookshop chiuso.
L’ingresso, che prima costava due euro, diventò gratuito. «Almeno prima i 15mila biglietti annuali qualcosa producevano. Adesso a gestire Canne ci sono solo i guardiani. Manca qualsiasi tipo di servizio, perfino un distributore automatico per comprare dell’acqua» aggiunge Vinella. Non ci sono visite guidate, eccetto quelle organizzate dal comitato Pro Canne. A dare indicazioni restano dei cartelloni rovinati dal tempo. Alcuni sono illeggibili. Delle basi di metallo vuote sono accatastate in un angolo. Chissà se verranno mai utilizzate. Intanto, però, sono state comprate. Tutto intorno ci sono gli scavi archeologici, bloccati e in stato d’abbandono. Il caso più eclatante è quello delle Terme romane di San Mercurio che risalgono al I secolo d. C. e vennero scavate fra il 1938 e il 1939 sempre da Michele Gervasio, che qui cercava la tomba di Lucio Emilio Paolo. Trovò invece una cisterna con un impianto idrico di età imperiale e delle strutture databili al I-II secolo d. C. Adesso, nonostante l’investimento di un milione di euro nel 2001 per completare gli scavi e renderli fruibili, tutto è abbandonato: le erbacce crescono ovunque. Ci sono cartacce, bottiglie vuote, un pallone mezzo sgonfio. A delimitare l’area c’è un cancello imponente e una grande rete. Peccato solo che sia stata tagliata e che chiunque possa entrare, rubare e scappare. Chiunque possa devastare.
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