Neutrini birichini. Anche Einstein non si sente troppo bene

il Fatto 24.9.11
Neutrini birichini. Anche Einstein non si sente troppo bene
Margherita Hack: per la prima volta la relatività è messa in discussione
di Francesca Gambarini

Cosa vuol dire questa scoperta? Che anche Einstein non era perfetto”, ride Margherita Hack, 89 anni, con quel suo caldo accento toscano che ti fa sentire subito a casa tua anche quando si parla di fotoni, acceleratori, relatività, neutrini e nanosecondi. Ieri, alla conferenza stampa internazionale convocata nel Cern, il più grande laboratorio scientifico del mondo, è arrivata la conferma di ciò che da qualche giorno si vociferava nei corridoi di Ginevra. La velocità della luce è stata superata. La Teoria della Relatività, figlia prediletta del papà della fisica moderna, si sarebbe frantumata, sbriciolata, disintegrata di fronte ai risultati raggiunti dopo tre anni di esperi-menti che dimostrano che sì, c’è qualcosa, nell’universo mondo, che va più veloce di 300 mila chilometri al secondo. Qualcosa di infinitamente piccolo, i neutrini, inafferrabili particelle elementari, che possono viaggiare a una velocità stimata di due millesimi di percento superiore a quella della luce. Eppure la celebre astrofisica, stuzzicata sull’incredibile rivelazione, che da un paio di giorni ha messo in subbuglio l’intera comunità scientifica internazionale, non si scompone.
Qual è la sua prima considerazione, professoressa?
Io la vedo così. Penso che l’uomo sia indissolubilmente legato al concetto di infinito, di immenso. Siamo attratti da ciò che non possiamo spiegare. La scienza non è niente altro che questo bisogno tradotto in formule ed equazioni, teorie e manuali. Ecco perché uno scienziato vero non si preoccupa di mettere in dubbio qualunque teoria, sempre e comunque. Anche quando si tratta di Einstein .
Come hanno appena fatto gli scienziati del Cern di Ginevra.
Il loro studio potrebbe, in futuro e, attenzione, qui lo dico e lo ridico, solo se confermato e riconfermato, aprire ma anche spalancare nuovi universi.
Ci faccia anche un solo esempio.
Oggi, per esempio, si pensa che non sia possibile percorrere le enormi distanze cosmiche che separano un sistema solare da un altro, proprio perché si considerava che non fosse possibile andare oltre la velocità dei fotoni, superando la barriera della luce.
E domani?
Domani chissà... Chissà che, dopo questo esperimento, tra qualche anno, non cambi davvero la geografia astronomica e che non si riesca a coprirle, quelle distanze. Ma è presto per dirlo.
Per i profani della fisica, a parte lo stordimento iniziale, la questione è difficile da capire.
Sì, lo comprendo. Avvicinarsi a queste cifre, ponderare questi dati, immaginarsi, anche solo per gioco, che cosa significhino, è estremamente difficile.
Quasi impossibile. In sintesi estrema che cosa cambia nella nostra percezione?
Secondo Einstein, nessun corpo dotato di materia può andare oltre la velocità della luce, anzi, nemmeno eguagliarla. Per farlo, dovrebbe avere una massa infinitamente grande, in base alla formula E=mc². Il che ovviamente è assurdo. Invece i neutrini, che hanno una massa, seppur minima, questa velocità se la sono mangiata.
E quindi?
È la prima volta che la teoria del vecchio Albert non viene confermata. È dal 1905, l’anno in cui la elaborò, chiamandola Teoria della relatività ristretta, che si prova e si riprova a montarla e smontarla. L’abbiamo messa in discussione non so nemmeno dirle quante volte, ma i dati sperimentali gli hanno sempre dato ragione. Inequivocabilmente.
Se si confermeranno per veri i risultati del Cern, bisognerà riconsiderare quella che finora era stata ritenuta da tutti gli scienziati la teoria dell’universo, e riscrivere i libri di fisica?
Ma questo non vuol dire che la vecchia relatività sia tutta da buttare. Può darsi che si dimostri una teoria imperfetta, come molte altre. E il genio di Einstein rimarrebbe comunque intatto.
Certo, si tratta di una di quelle scoperte che colpiscono l’immaginario collettivo: c’è già chi parla di viaggi nel tempo, chi di inesplorati universi paralleli ora finalmente alla portata umana...
Suvvia (ridacchia un poco, ma subito si fa seria, ndr). Questa è fantascienza, divertissement, semplice pour parler. Con la scienza si deve sempre aspettare prima di gridare al miracolo. Il punto di partenza, e non è male, è che i dati ci sono. E da ieri sono a disposizione della comunità scientifica perché li verifichi. Intanto c’è subito una cosa da fare. Provare di nuovo. Uno degli assiomi della scienza è la riproducibilità dell’esperi-mento. È un passo fondamentale. Se un dato è verificato una sola volta, il risultato a cui porta non esiste, per la scienza.
Allora mi vuole dire che c’è molto da aspettare e niente nel mondo cambierà dopo tutto questo stupirsi e sconvolgersi?
Certo che sì. La scienza ha bisogno dei suoi tempi. E infatti nessuno degli scienziati del Cern ha azzardato interpretazioni teoriche. Bisogna incrociare i dati tra loro, magari studiare lo stesso esperimento su altre particelle dotate di massa più grande, come l’elettrone, capire come sono stati misurati i neutrini. C’è n’è di lavoro...

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