L´affresco perde gli attributi, scoppia la lite

L´affresco perde gli attributi, scoppia la lite
MARIA CRISTINA CARRATU
VENERDÌ, 19 AGOSTO 2011 LA REPUBBLICA - Firenze

Massa Marittima, l´esposto: è stato censurato. Il soprintendente: erano un´aggiunta

Dall´Albero della fecondità pendono organi sessuali maschili: sono spariti due testicoli

maria cristina carratù
Si è appena spenta la polemica sulla Torre di Pisa a forma di fallo, ed eccone un´altra sullo stesso tema, evidentemente, quest´anno, molto sentito. Ora tocca all´Albero della fecondità di Massa Marittima, capolavoro del 1265 unico nel suo genere, scoperto casualmente nel 1999 ai piedi del Palazzo dell´Abbondanza, mostrato al pubblico e poi chiuso per i danni causati da infiltrazioni d´acqua nella parete retrostante, in una zona piena di falde dove già si trovano delle vasche. Opera che raffigura una grande pianta da cui pendono come frutti tanti organi genitali maschili, con tanto di folla sottostante di donne, da poco tornata visibile dopo un lungo restauro promosso dal Comune e curato dalla Soprintendenza di Siena con la consulenza dell´Opificio delle pietre dure e del Cnr. Ed ecco il «dramma»: secondo Gabriele Galeotti, architetto e esponente del movimento civico Massa Comune, all´opposizione in Comune, dall´Albero restaurato mancherebbe qualcosa. Per la precisione, due testicoli, ben visibili, dopo il precedente restauro, ai lati di un pene-frutto pendente in alto a destra. Quanto basta per far diventare un (eventuale) errore di restauro un´(ennesima) arma politica contro l´amministrazione di centro sinistra guidata dal sindaco Lidia Bai: «L´affresco appare fortemente compromesso nella sua autenticità» ha tuonato Galeotti in un esposto inviato a Procura della Repubblica, carabinieri, Soprintendenza e ministero dei beni culturali, «a causa di una campagna di restauro irrispettosa dei caratteri artistici, tipologici e formali dell´opera» condotta «da una amministrazione inetta e incapace». Galeotti ne è convinto: l´assenza dei due testicoli «potrebbe configurare il reato di danneggiamento di opera pubblica», senza contare l´intento «censorio» ipotizzabile dietro l´incauta cancellazione.
Al Comune, però, di passare per danneggiatore di opere d´arte, nonché per bacchettone, non va giù per niente: «Ma se siamo stati noi i primi a portare alla luce e valorizzare l´Albero» protesta il sindaco Bai, Pd, nel ´99 assessore alla cultura. «Siamo inattaccabili, e del resto cos´altro dovrebbe fare un Comune se non affidarsi a tecnici del massimo valore?». Conferma Cecilia Frosinini, responsabile del settore affreschi dell´Opd: «E´ stato un intervento complesso, prima del restauro abbiamo dovuto analizzare, monitorare e rimuovere grossi strati di sali e calcari depositati dalle infiltrazioni d´acqua». Ed ecco il punto: cosa è accaduto a quel pene? Risponde il soprintendente per i beni artistici e storici di Siena, Mario Scalini: «Si è semplicemente tolta una parte non originale del dipinto» spiega, «che durante il primo intervento seguito alla scoperta dell´Albero era stata aggiunta seguendo le linee-guida del restauro integrativo», mentre oggi si preferisce «rispettare lo stato di fatto delle opere, lacune comprese». Il restauratore, insomma, dice Scalini (la Arc restauri di Giuseppe e Massimo Gavazzi) ha semplicemente tolto quello ciò che a suo tempo aveva aggiunto. Stop. Nessun danneggiamento, e nessuna censura, «visti i tanti altri �baccelli´ di forma inequivocabile» pendenti dalla pianta. Non resta, dunque, che l´ipotesi politica: «Evidentemente il partito di opposizione non ha altri argomenti che polemiche fini a se stesse» replica il sindaco, che per l´autunno annuncia un grande incontro pubblico sull´Albero dell´abbondanza, con esperti e studiosi. A parlare non di falli, ma di arte.

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