Vasari

La Repubblica 9.7.11
Vasari
Gli Uffizi celebrano fino al 30 ottobre il loro "autore" e la Firenze di Cosimo I
Tra quadri e disegni, c’è spazio anche per una serie di ricostruzioni virtuali
Dai dipinti ai progetti in 3D i cinquecento anni dell´artista che mise in scena l’architettura

FIRENZE. Nell´Italia delle mille e una mostra, Firenze – e gli Uffizi in particolare – non poteva certo esimersi dal celebrare con un´esposizione il quinto centenario della nascita di Giorgio Vasari (1511-1574), massimo artefice storiografico dell´idea del primato toscano nelle arti del disegno e autore, tra l´altro, proprio degli Uffizi, ovvero di quel mirabile dispositivo architettonico a scala urbana, originariamente pensato per ospitare gli uffici amministrativi del Granducato (di qui il nome), che unificando, sia idealmente che concretamente, le due residenze di Cosimo I – Palazzo Vecchio, sede del governo, e Palazzo Pitti, dimora privata di là d´Arno – è la più geniale invenzione urbanistica dell´assolutismo mediceo e, al tempo stesso, la sua più pregnante icona, che ne incarna alla perfezione il carattere occhiutamente accentratore.
Mettendo la sua consumata esperienza di realizzatore di apparati effimeri al servizio dell´esigenza del granduca di forgiare simboli identitari forti, capaci di rinsaldare la propria presa egemonica su una compagine statale nata sulle ceneri di conflitti secolari e con ferite ancora non cicatrizzate, Vasari ha infatti realizzato con gli Uffizi una sorta di scenografia permanente, concepita, sulla scia delle famose "mutazioni a vista" degli scenari di commedia fiorentini, come un reversibile cannocchiale prospettico, dal quale, se ci si volge verso l´Arno, si traguardano il fiume e le colline inquadrati da una spettacolare serliana, ma se si fa dietrofront è la piazza della Signoria, con le sue spettacolari emergenze – Palazzo Vecchio, la cupola di Brunelleschi, il campanile giottesco – a offrirsi come esaltante fondale riassuntivo delle glorie fiorentine. Che poi, a pochi anni dalla quasi contemporanea morte di Cosimo I e di Vasari, i diretti eredi del granduca abbiano felicemente trasformato questa struttura urbana ad altissima densità simbolica nella Galleria in cui esibire in bell´ordine le proprie eccezionali raccolte d´arte, è un´ulteriore dimostrazione, da un lato, che una componente fondamentale della genialità architettonica vasariana è proprio la duttilità, la flessibilità d´uso; dall´altro, che se fin dal Medioevo a Firenze la produzione artistica, con annessi settori artigianali, costituiva uno dei motori principali dell´attività economica e una fonte di grande prestigio internazionale, questo processo con l´assolutismo mediceo finì per compenetrarsi talmente con le strutture economiche e simboliche del Granducato, da trasformare l´arte nel più solido architrave del regime: un´"industria di stato", oculatamente incentivata e protetta, con effetti così duraturi da modellare per sempre il ruolo esercitato da Firenze e dalla Toscana nell´immaginario collettivo globalizzato.
Non sempre le esposizioni eseguite "per dovere d´ufficio" riescono bene, né è facile, com´è arcinoto, "mettere in mostra" l´architettura. A maggior ragione, va pertanto riconosciuto a chi l´ha ideata e curata (in primis a Claudia Conforti e ad Antonio Natali) il godibilissimo esito della rassegna odierna (Vasari, gli Uffizi e il Duca, Galleria degli Uffizi, fino al 30 ottobre), ottenuto grazie a una sapiente miscela di quella sagace versatilità e duttile intelligenza pratica che furono le doti maggiori dell´artista cui è rivolto l´omaggio espositivo. Antonio Godoli, autore dell´allestimento, ha saputo sfruttare l´intrigante circostanza che il principale contenuto della mostra coincida con il suo contenitore, aprendo funzionali feritoie e affacci a sorpresa sull´esterno e non mancando di invogliare il pubblico a verificare lo spettacolare ribaltamento prospettico città-campagna inventato da Vasari, con un´apposita postazione apprestata sul verone. Ricorrendo, ma con giudizio, a strumenti multimediali, si è potuto evocare i modelli concreti dell´architettura romana e veneziana cui Vasari si è ispirato e perfino, attraverso un efficacissimo rendering a 3D, di ricostruire progetti alternativi mai messi in opera. Ma l´uso del linguaggio virtuale non è mai disgiunto dall´esibizione di preziosi manufatti (disegni, sculture antiche e moderne, dipinti, arazzi, perfino una sbalorditiva sequenza di magnifiche porte intagliate delle antiche Magistrature ospitate negli Uffizi), che ci riportano alla dimensione fattuale, concreta delle opere d´arte. Grazie a questo dosato mix di virtuale e reale, lo sguardo del visitatore si allarga a tutte le altre imprese con cui Vasari, da versatile factotum qual era, soddisfece con prontezza, ma anche con un pizzico di autonomia intellettuale, le esigenze autorappresentative del suo granduca (senza trascurare le proprie). A cominciare dal Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio dove l´artista, coadiuvato da uno stuolo di allievi e iconografi, ha rappresentato l´edificazione, battaglia dopo battaglia, dello Stato mediceo, coronandola al centro del soffitto con un tondo in cui Cosimo vigila dall´alto sul suo Stato, godendosi in eterno la propria apoteosi, mentre la città di Firenze e i suoi sudditi lo incoronano.

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