il potere dei sensi Come esercitare le nostre capacità percettive sommerse

La Stampa TuttoLibri 28.5.11
Il potere dei sensi Come esercitare le nostre capacità percettive sommerse
E l’uomo vedrà con le orecchie come i pipistrelli
Piero Bianucci

Lo psicologo Rosenblum illustra le scoperte delle neuroscienze: la rigidità del cervello non è più un dogma. Dall’udito all’olfatto, dal gusto al tatto, alla vista: i cinque sensi hanno potenzialità di cui ancora non siamo consapevoli, spiega Ronsemblum. Qui a fianco «Arlecchino pensoso» di Picasso, 1901

Lawrence D. Rosenblum LO STRAORDINARIO POTERE DEI SENSI. Guida all’uso Bollati Boringhieri, pp. 460, 20

Possiamo vedere con le orecchie, gustare il cibo con gli occhi, ascoltare con il tatto, assaggiare gli odori. Non sono doti paranormali. Sono «capacità percettive implicite» che tutti abbiamo. Non ne siamo consapevoli perché le esercitiamo raramente. Da qualche anno le neuroscienze hanno incominciato a esplorarle e ne emergono scoperte a getto continuo.

Lawrence D. Rosenblum vive a Los Angeles e insegna psicologia alla University of California a Riverside, famosa per il suo orto botanico. All’impero dei sensi sommersi è arrivato attraverso due ricerche applicate. L’associazione americana dei non vedenti gli aveva posto il problema delle auto ibride, così silenziose, con il loro motore elettrico, da essere un pericolo per i ciechi. Come proteggerli da questa nuova minaccia? Prima ancora, il National Insitute of Health e la National Science Foundation gli avevano finanziato una ricerca per aiutare i sordi a integrare la lettura labiale con altre percezioni sensoriali. Lo straordinario potere dei nostri sensi mette i risultati di queste ricerche a nostra disposizione: è una guida all’uso integrato e più efficace dei nostri cinque sensi.
I pipistrelli hanno una vista debolissima. Eppure volano nel buio con incredibile sicurezza. Emettendo ultrasuoni, evitano gli ostacoli grazie all’eco che muri, alberi e prede rimandano alle loro orecchie. Sono un successo dell’evoluzione biologica: ne esistono 1200 specie nel mondo, 32 in Italia, e alcune di queste in una notte riescono a inghiottire duemila zanzare. Ma l’ecolocalizzazione (che noi abbiamo imitato con macchine altamente tecnologiche come il sonar, il radar e l’ecografia) non è esclusiva dei pipistrelli. Anche noi possediamo questa facoltà, e benché sia meno sviluppata rispetto ai chirotteri, possiamo affinarla in modo sorprendente.
Tanto per cominciare esercitiamo continuamente l’ecolocalizzazione per il fatto ovvio che abbiamo due orecchie e ciò permette, con un ascolto stereo, di individuare la direzione da cui arriva un suono. Usiamo normalmente anche una raffinata interpretazione dei suoni: per esempio versando il vino in un recipiente a occhi chiusi sapremmo dire quando sta per traboccare.
Rosenblum ha studiato ciechi che facendo schioccare la lingua e ascoltando il suono riflesso si muovono sicuri in spazi aperti e ancora meglio in ambienti chiusi. Curiosa la storia di Daniel Kish: non ci vede ma va in bicicletta e fa da guida ad altri ciechi in mountain bike. Sistema una cartolina in modo che sbatta contro i raggi di una ruota, come facevamo da bambini per illuderci di andare in moto. L’eco del ticchettio gli svela tutti gli ostacoli e la direzione del percorso. Provate a bendarvi gli occhi e a trovare una porta aperta lungo un corridoio schioccando le dita. Capirete che con un po’ di allenamento potreste farlo anche voi. Il libro di Rosenblum è pieno di questi esperimenti sensoriali.
C’è poi una quantità di percezioni miste (visive, uditive, olfattive, tattili) che influenzano i rapporti interpersonali. Quando tra due persone si instaura una buona comunicazione, una incomincia impercettibilmente a imitare l’altra nel tono della voce, nella gestualità, nella mimica facciale. Con un’indagine più attenta si è visto che il cervello continuamente mette in atto processi di imitazione.
In sintesi: i sensi sono tutti correlati e hanno una forte predisposizione a vicariarsi l’un l’altro; le abilità multisensoriali alternative si acquisiscono con l’esercizio e nel tempo si fissano stabilendo nuove sinapsi (collegamenti elettro-chimici) tra i neuroni; speciali aree cerebrali presiedono alle facoltà imitative; tutto ciò può essere verificato con le più avanzate tecniche di imaging del cervello come la risonanza magnetica funzionale.
Sotto traccia stanno le due scoperte di neuroscienze più importanti degli ultimi trent’anni: la plasticità cerebrale e i neuroni specchio. Fino al 1985 la rigidità del cervello era un dogma. Non è così: il cervello riconfigura continuamente i suoi circuiti: nel cieco l’area visiva occipitale può acquisire funzioni tipiche del tatto e dell’udito. Quanto ai neuroni specchio, scoperti da Giacomo Rizzolatti e dal suo gruppo dell’Università di Parma, determinano i meccanismi di imitazione, apprendimento ed empatia, tutte funzioni mediate dai sensi. Sono nozioni che cambiano il modo di affrontare le disabilità, ma potrebbero cambiare anche il modo di concepire le relazioni sociali e – perché no? – persino i rapporti politici.

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