Dietro la cornice, segreti dell archivio Ferper

Dietro la cornice, segreti dell archivio Ferper
Daniela Spinella
il manifesto, ed. Roma, 9 marzo 2010

MOSTRE · Da Correggio a Leonardo al Chiostro Borromini
Dietro la cornice, segreti dell archivio Ferper
Daniela Spinella

«Con questa mostra vogliamo sensibilizzare il pubblico sui problemi del restauro delle opere d'arte», dice Alice Leardini, che dell'esposizione al chiostro del Borromini a Roma ne è la curatrice nonché critico d'arte. Sono in tutto una ventina di radiofotografie di dipinti realizzate per esami diagnostici e risalenti ad i primi decenni del XIX secolo. Ad organizzare l'esposizione è il Centro Culturale Rinascita Artistica di Roma, che ha messo a disposizione del pubblico la propria parte di archivio Ferper, su 200 radiofotografie in tutto. Realizzate a illuminazione radente e diretta, fotografano la Gioconda ed i suoi particolari - immagine diventata anche il simbolo della Pinacologia, disciplina nata a partire da questi studi che sono importanti proprio perché permettono di scoprire aspetti nascosti del dipinto, ciò che un semplice occhio di osservatore non può fare. Ma non solo Leonardo: anche studi sulla Danae di Correggio, la Madonna e S. Giovannino del Pontormo, Jupiter e Antiope di Tiziano e su dipinti di maestri francesi del XVIII secolo. La restante parte dell'archivio Ferper è stata donata nell'86 all'Istituto Centrale del Catalogo e del Restauro e costituiva integralmente gli studi radiofotografici del laboratorio del Louvre fatti qualche anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. L'iniziativa fu di Fernando Perez, ambasciatore Argentino in Francia ma innamorato della cultura del Belpaese, che conquistò gran parte degli studiosi europei arrivati a Roma nel 1930 per ascoltare le sue dissertazioni al Congresso Internazionale di Studi scientifici ed artistici. Fu da questo momento che cominciò a crearsi il repertorio pinacologico oggi scisso in due proprietà. La «paternità», anzi «maternità», anche italiana di questi studi è della dott. Anita Garzia, ricercatrice all'università di Napoli nel 1930 e collaboratrice del prof. Perez al tempo dell'audace progetto di aprire un laboratorio pinacografico al Louvre. La tecnica e la scienza apprese a Parigi e importate in Italia dalla prof.ssa Garzia divennero le ragioni per continuare gli studi, articolati ma fondamentali, a Napoli con l'apertura della Pinacoteca e del suo laboratorio. I due scoprirono in cinque anni le tecniche pittoriche di artisti fino a quel momento avvolti dall'« aura » mitica, come le velature di Tiziano ottenute dalla sovrapposizione di colore e dall'interposizione di vernici oleose o la paternità leonardiana del S. Girolamo dei musei vaticani rilevata attraverso le sue impronte digitali. Ma la guerra riuscì ad arrestare l'entusiasmo del laboratorio, che nella fretta di proteggere dai bombardamenti bellici subì molti danni tanto da perdere parte del proprio repertorio radiofotografico. E anche se non ci riveleranno mai la vera identità della Gioconda, queste immagini restano sempre «confessioni» artistiche di dipinti famosi. Alla «luce per una settimana.
Via del Quirinale, 23, orari: 9-13 15-19

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