La sacrestia del mistero. A un passo dal Cenacolo rivive un «tesoro» del '500

La sacrestia del mistero
Francesca Bonazzoli
Corriere della Sera, 6/6/2006

A un passo dal Cenacolo rivive un «tesoro» del '500

Se la rocambolesca vicenda narrata nel «Codice da Vinci» sta portando il Cenacolo di Leonardo a nuovi record di visite, da domani c'è una ragione in più per visitare lo splendido complesso di Santa Maria delle Grazie, ex convento tardogotico trasformato per volere di Ludovico il Moro in un cantiere rinascimentale dove Bramante e Leonardo innestarono le novità toscane. Da oltre un anno, infatti, la restauratrice Paola Villa, sotto la guida della Sovrintendenza, sta riportando alla luce un piccolo ambiente (saranno circa venti metri quadrati) da secoli utilizzato come magazzino. Vi si accede da via Caradosso, dal chiostro delle rane (che decorano la fontana centrale) e varcando una porticina situata proprio di fronte alla sacrestia del Bramante dove si tengono affollate lezioni serali di storia dell'arte.
Con ogni probabilità la stanza era una piccola sacrestia: è dotata infatti di un bellissimo lavamani in marmo, di armadiature (ora rimosse per essere risanate) e soprattutto di un accesso diretto al coro della Chiesa, nel bel mezzo degli scranni lignei dove si sedevano i padri domenicani a cantare i salmi. Da un'altra porta, invece, si accede allo «sgabuzzino» delle campane dove sono ancora visibili le lunghe corde.
Ma il carattere straordinario di questo ambiente è dato dalle decorazioni: riprendono esattamente i tondi con cui Bramante aveva abbellito l'esterno dell' abside. Ma mentre al centro di quelli visibili dalla strada campeggiano le armi degli Sforza, i tondi dentro la sacrestia sono affrescati con le figure dei santi Pietro, Paolo, Domenico e Pietro martire (con il coltello conficcato in testa). E quindi possibile che la piccola stanza sia stata creata solo in un secondo tempo, inglobando una parte del muro esterno della chiesa. Ma quando? Probabilmente già nei primi decenni del 1500 poiché una delle sorprese derivate dal restauro è il rinvenimento, dietro un armadio, di un pallido frammento di affresco con la testa della Vergine e del Bambino. Ebbene, nella grazia della posa, l'immagine ricorda la Vergine delle Rocce di cui Leonardo, e gli allievi, dipinsero due versioni proprio qui a Milano, tanto fu il successo. Accanto a questa «ombra leonardesca» si potrà ammirare anche un altro affresco del primo Cinquecento, che rappresenta il santo Martino mentre dona il proprio mantello al mendicante.
Chi volesse approfondire la storia dei ritrovamenti e delle curiosità emerse, troverà allestita nel chiostro una sintetica mostra fotografica. Aperta al pubblico da domani fino al 30 settembre con la piccola sacrestia visitabile proprio perché le restauratoci stanno ultimando i lavori sponsorizzati da Grandi Stazioni (società impegnata a Milano nel restauro della Stazione Centrale e della sua Sala regia). Poi, per ragioni di tutela, tornerà a essere un piccolo tesoro accessibile solo su richiesta.

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