La tomba fantasma del Caravaggio
La tomba fantasma del Caravaggio
Paola Tana
SABATO, 25 APRILE 2009 IL TIRRENO - Grosseto
Gli indizi sono del 1956, ma le spoglie potrebbero essere finite altrove
MISTERI IRRISOLTI PROPOSTI SCAVI IN CHIESA
Una notizia sensazionale o una «bufala» lanciata in buona fede e poi amplificata? La possibile presenza della tomba del Caravaggio sotto la chiesa più antica del paese, quella dedicata al patrono S. Erasmo dove ogni anno alla mezzanotte di Natale arrivano i figuranti del presepe vivente, divide autorità e semplici cittadini.
E, se questi ultimi ci sperano per la promozione a livello internazionale che ne deriverebbe, gli amministratori, come l’assessore Claudio Fanteria, non sanno nulla oltre le notizie finora riportate rimbalzate qua e là, e non rilasciano dichiarazioni.
Proprio come il parroco, don Adorno Della Monaca, che, visibilmente scettico, dice di volersi dedicare soltanto alla sua missione di pastore di anime ed ai festeggiamenti patronali di inizio giugno che saranno caratterizzati da eventi culturali di grande rilievo.
E incerta è anche colei che ha divulgato la notizia, l’archeologa Giovanna Anastasia. Anzi, la signora Anastasia la certezza della presenza della tomba del Caravaggio sotto il pavimento o in una intercapedine dell’altare ce l’ha. Solo che risale al 1956 ed in oltre mezzo secolo tante cose sono cambiate in quell’edificio sacro costruito nella parte vecchia del paese. «Io ho una sicurezza personale - spiega la Anastasia piuttosto sorpresa dal clamore suscitato dalla sua rivelazione ancora non suffragata da prove - che però risale a quell’epoca. E da allora la chiesa ha subito tanti rimaneggiamenti che non si può dire se le spoglie del pittore siano rimaste al loro posto o qualcuno le abbia portate altrove».
Per sciogliere questo dubbio, sono in corso mirati accertamenti. Una richiesta di documentazione degli interventi effettuati dagli anni ’50 ad oggi è stata inviata alla Soprintendenza di Siena ed adesso si attende una risposta che non tutti credono celere. Nel frattempo, e da qui sembra che abbia preso il volo la notizia, a Porto Ercole sono giunti alcuni membri di un comitato nazionale che si occupa del recupero dei resti del Caravaggio e presto torneranno per effettuare altre prove ed andare più vicini alla verità. Perché, ovviamente, prima di dare avvio agli scavi, bisogna essere sicuri al cento per cento che la preziosa tomba giace proprio là sotto. La chiesa di S. Erasmo non sarà la cappella Sistina ed il suo valore è più affettivo che artistico in quanto intitolata al patrono a cui i cittadini sono devotissimi.
Ma rompere la pavimentazione, rifatta poco tempo dopo il periodo dei ricordi della Anastasia, non è un provvedimento da prendere a cuor leggero. Ed allora è meglio aspettare qualche mese in più. Un’attesa che, d’altronde, giova anche a Porto Ercole, catapultato al centro dell’interesse proprio mentre dappertutto ci si appresta a celebrare i 400 anni della morte del «pittore maledetto». La cui vita avventurosa è ormai certo che sia finita nella frazione dell’Argentario.
In modo rocambolesco, quasi per caso, Michelangelo Merisi si ritrovò da queste parti mentre cercava di sfuggire alla legge, accusato di omicidio. Qui si ammalò e morì il 19 luglio del 1610 legando in modo inconsapevole quanto indissolubile il proprio nome alla frazione dell’Argentario che da tempo sta cercando di sciogliere ogni mistero.
Compreso, adesso, quello inerente l’ubicazione della tomba.
Paola Tana
SABATO, 25 APRILE 2009 IL TIRRENO - Grosseto
Gli indizi sono del 1956, ma le spoglie potrebbero essere finite altrove
MISTERI IRRISOLTI PROPOSTI SCAVI IN CHIESA
Una notizia sensazionale o una «bufala» lanciata in buona fede e poi amplificata? La possibile presenza della tomba del Caravaggio sotto la chiesa più antica del paese, quella dedicata al patrono S. Erasmo dove ogni anno alla mezzanotte di Natale arrivano i figuranti del presepe vivente, divide autorità e semplici cittadini.
E, se questi ultimi ci sperano per la promozione a livello internazionale che ne deriverebbe, gli amministratori, come l’assessore Claudio Fanteria, non sanno nulla oltre le notizie finora riportate rimbalzate qua e là, e non rilasciano dichiarazioni.
Proprio come il parroco, don Adorno Della Monaca, che, visibilmente scettico, dice di volersi dedicare soltanto alla sua missione di pastore di anime ed ai festeggiamenti patronali di inizio giugno che saranno caratterizzati da eventi culturali di grande rilievo.
E incerta è anche colei che ha divulgato la notizia, l’archeologa Giovanna Anastasia. Anzi, la signora Anastasia la certezza della presenza della tomba del Caravaggio sotto il pavimento o in una intercapedine dell’altare ce l’ha. Solo che risale al 1956 ed in oltre mezzo secolo tante cose sono cambiate in quell’edificio sacro costruito nella parte vecchia del paese. «Io ho una sicurezza personale - spiega la Anastasia piuttosto sorpresa dal clamore suscitato dalla sua rivelazione ancora non suffragata da prove - che però risale a quell’epoca. E da allora la chiesa ha subito tanti rimaneggiamenti che non si può dire se le spoglie del pittore siano rimaste al loro posto o qualcuno le abbia portate altrove».
Per sciogliere questo dubbio, sono in corso mirati accertamenti. Una richiesta di documentazione degli interventi effettuati dagli anni ’50 ad oggi è stata inviata alla Soprintendenza di Siena ed adesso si attende una risposta che non tutti credono celere. Nel frattempo, e da qui sembra che abbia preso il volo la notizia, a Porto Ercole sono giunti alcuni membri di un comitato nazionale che si occupa del recupero dei resti del Caravaggio e presto torneranno per effettuare altre prove ed andare più vicini alla verità. Perché, ovviamente, prima di dare avvio agli scavi, bisogna essere sicuri al cento per cento che la preziosa tomba giace proprio là sotto. La chiesa di S. Erasmo non sarà la cappella Sistina ed il suo valore è più affettivo che artistico in quanto intitolata al patrono a cui i cittadini sono devotissimi.
Ma rompere la pavimentazione, rifatta poco tempo dopo il periodo dei ricordi della Anastasia, non è un provvedimento da prendere a cuor leggero. Ed allora è meglio aspettare qualche mese in più. Un’attesa che, d’altronde, giova anche a Porto Ercole, catapultato al centro dell’interesse proprio mentre dappertutto ci si appresta a celebrare i 400 anni della morte del «pittore maledetto». La cui vita avventurosa è ormai certo che sia finita nella frazione dell’Argentario.
In modo rocambolesco, quasi per caso, Michelangelo Merisi si ritrovò da queste parti mentre cercava di sfuggire alla legge, accusato di omicidio. Qui si ammalò e morì il 19 luglio del 1610 legando in modo inconsapevole quanto indissolubile il proprio nome alla frazione dell’Argentario che da tempo sta cercando di sciogliere ogni mistero.
Compreso, adesso, quello inerente l’ubicazione della tomba.
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