Egitto. Viaggio tra i tesori nascosti dal mare

La Repubblica 5.2.09
Egitto. Viaggio tra i tesori nascosti dal mare
Da sabato a Torino nella reggia di Venaria cinquecento reperti tra oggetti, sculture, monete e gioielli provenienti da Alessandria e dal tempio di Canopo
La stupenda statua lucida e nera di una regina nuda sotto un velo bagnato

TORINO. Una reggia barocca ospita testimonianze provenienti da una città regale ellenistica nella mostra Egitto. Tesori sommersi, che s´inaugura sabato. Cinquecento reperti, rivelati da una campagna archeologica subacquea effettuata al largo delle coste di Alessandria, arrivano a Venaria dopo un trionfale giro d´Europa. Si tratta di un enorme campionario di opere d´arte, oggetti di uso quotidiano, sculture, monete, anfore e gioielli che offrono un quadro delle varie civiltà che si sono susseguite su un tratto di costa relativamente breve, ma che ha subito rivolgimenti straordinari.
Lì, tra paludi e laghi salmastri, ben prima che Alessandro fondasse la sua capitale egiziana, sorgevano gli avamposti del regno dei Faraoni, le città doganali dove i mercanti cretesi e micenei gestivano i loro empori. Lì il Nilo si divideva in molteplici rami e, anno dopo anno, le piene primaverili modificavano l´incerta linea costiera. Alessandro non vide mai finita la città che aveva disegnato sulla sabbia usando, secondo la leggenda, manciate di farina. Ma dopo la sua morte fu sepolto lì, alla foce del grande fiume, in un tomba di alabastro.
Alessandria è stata la capitale dei Tolomei, gli ultimi faraoni: Greci che si erano calati con entusiasmo nella millenaria cultura egizia. Per secoli fu la più grande metropoli del Mediterraneo. Era una città pianificata grandiosamente, con strade porticate larghe trenta metri e lunghe chilometri e un intero quartiere occupato dallo sterminato palazzo reale. C´erano strutture per la diffusione e la raccolta dell´arte e della cultura: il Museo, la Biblioteca, primi nella storia, un porto per le gigantesche navi cerimoniali dei re, giardini decorati con opere d´arte e giochi d´acqua attivati da meccanismi ingegnosi. Infine, collegato alla terra ferma da un ponte-strada lungo sette stadi, quasi un chilometro e mezzo, la meraviglia più grande: il Faro. Una gigantesca torre che segnalava l´ingresso dei vari porti della città.
La fama di Alessandria era legata ad un vicino sobborgo: un villaggio le cui origini leggendarie riconducevano ai miti omerici. Si narrava che qui fosse morto Canopo, il nocchiero di Ulisse. E Canopo era il nome della cittadina che era nota per l´offerta di divertimenti lussuriosi e di sfrenati godimenti nell´intero mondo mediterraneo. Questo luogo particolare è spesso raffigurato nei cosiddetti "mosaici del Nilo": un mondo fluido abitato da ippopotami, coccodrilli e uccelli acquatici, dove galleggiano zattere ornate di fiori e cariche di musici e ballerine che allietano gli spettatori che banchettano sulle rive. Tanto era famosa Canopo che Adriano, l´imperatore architetto, volle costruire nella villa di Tivoli un triclinio estivo che chiamò con quel nome.
Ma a lungo di questa sentina di ogni vizio si sono perse le tracce. Nel corso dei secoli invasioni, incendi e maremoti l´hanno cancellata, hanno modificato la costa e deviato un braccio del grande fiume. Dove i contemporanei di Cleopatra e di Adriano s´erano abbandonati a danze lascive e a banchetti sfrenati, dapprima arrivarono i cristiani. Nel tentativo di purificare un luogo cosi terribile, lo dedicarono ad un santo eremita. Poi ai monaci e ai pellegrini fecero seguito i conquistatori islamici. Infine un cataclisma naturale fece sprofondare Canopo nel mare senza lasciare traccia.
Solo grazie alle prospezioni fatte negli ultimi anni, in mezzo alla baia di Abukir sono stati trovati i resti dell´antica capitale del peccato. E dal tempio di Canopo proviene, insieme ad oggetti, offerte ed ex voto legati a molte diverse credenze, la stupenda statua lucida e nera di una regina, che conclude trionfalmente il percorso della mostra. Altera, acefala e praticamente nuda sotto un velo bagnato che ne accentua piuttosto che nasconderne le forme, non ha nome, potrebbe essere una qualsiasi delle tante Cleopatre, Berenici o Arsinoe che divisero incestuosamente trono e potere con i propri fratelli. Ma la sensualità del soggetto e la morbidezza delle sue grazie richiamano irresistibilmente la storia della più terribile delle regine egizie. Una certa Arsinoe II, bellissima, crudele, avida e sensuale, che fu divinizzata ed equiparata ad Afrodite, dea dell´amore e protettrice dei naviganti. Binomio perfetto per una città dedicata al sesso e al commercio.

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