Della Robbia, la magia della nuova arte
La Repubblica 19.2.09
Della Robbia, la magia della nuova arte
di Paolo Vagheggi
Sabato 21 febbraio apre ad Arezzo una rassegna su una delle famiglie più importanti di scultori e ceramisti. Le loro opere realizzate tra ´400 e ´500 sono messe a confronto con quelle dei protagonisti assoluti del tempo da Donatello al Perugino, da Lippi a Leonardo
AREZZO. Il Medioevo, il Rinascimento e le maioliche di Pablo Picasso. E i Della Robbia. Non v´è dubbio che senza i Della Robbia il contemporaneo in questo particolare settore avrebbe avuto una storia assai diversa, a cominciare da quella di Picasso.
I Della Robbia furono, tra il XV e il XVI secolo, una delle famiglie più celebri e importanti di scultori e ceramisti, fiorentina d´origine, celebrata dall´aretino Giorgio Vasari nelle sue Vite. Ed è proprio Arezzo, con una mostra allestita nelle sale del Museo statale d´arte medievale e moderna da sabato 21 febbraio al 7 giugno 2009, che ora ricostruisce la loro operosa e splendida attività, dai primi decenni del Quattrocento fin ben oltre la seconda metà del Cinquecento. Sono più di cento anni che segnarono in modo indelebile tutta la moderna cultura occidentale come ricorda il titolo dell´esposizione, "I Della Robbia. Il dialogo tra le arti nel Rinascimento", che vuol evidenziare gli intrecci, le relazioni che connotarono l´età rinascimentale. Per questo i fulminanti capolavori dei Della Robbia, le straordinarie realizzazioni di Luca, Andrea, Giovanni e Girolamo, sono a confronto con le opere dei protagonisti assoluti del tempo: Donatello, Ghiberti, Verrocchio, Rossellino, Pisanello, Filippo Lippi, Pollaiolo, Ghirlandaio, Perugino, Leonardo, Domenico Veneziano, Sansovino...
E´ questo il viaggio che presenta la mostra curata da Giancarlo Gentilini e da Liletta Fornasari, che ha come punto di partenza l´esperienza di Luca Della Robbia (Firenze 1400-1482), con i suoi bianchi specchianti, il verde dei festoni, gli azzurri celestiali, il giallo dei limoni, celebrato da Leon Battista Alberti tra i padri della Rinascita poiché nella sue innovative "sculture e pitture invetriate" si rivelò capace di far convergere e declinare varie forme d´arte.
La scultura in terracotta invetriata rappresentò nella produzione artistica dell´epoca un´innovazione fondamentale e una sorpresa per un pubblico abituato a opere in marmo, pietra, legno. Fu un´idea geniale. Consisteva e consiste nell´applicare alla scultura monumentale fittile il rivestimento di smalto tannifero della maiolica, solidificato in seconda cottura e colorato con ossidi metallici. Fu Luca che si applicò, con successo, in questa ricerca. Ricorda il Vasari che «andò tanto ghiribizzando... per che dopo aver molte cose sperimentato trovò che il dar loro una copertura d´invetriato addosso, fatto con stagno, terra ghetta, antimonio et altri minerali e misture, cotte al fuoco d´una fornace...».
Fu una vera invenzione, "un´arte nuova, utile e bellissima". Il successo presso le corti e gli aristocratici collezionisti di tutta Europa fu eccezionale, le commissioni enormi, la concorrenza e la rivalità tra artisti e botteghe fortissima. Anche per questo la formula della terracotta invetriata restò a lungo segreta. I Della Robbia la nascosero gelosamente non lasciando alcuna indicazione o appunto su metodi e procedimenti tecnici da seguire. La leggenda narra che la "magica ricetta" passò nelle mani di Benedetto Buglioni grazie a una donna di casa Della Robbia e che così si sfatò il misterioso arcano. Cominciò una vera e propria produzione di massa tanto che sul finire del Quattrocento Andrea "industrializzò" le opere facendogli assumere caratteristiche decorative convenzionali. E la stessa strada seguirono i suoi figli, Gerolamo e Giovanni.
Ma il fulgore è quello che fu toccato da Luca e dal nipote Andrea, il primo ben attento alla lezione di Donatello e del Ghiberti, il secondo al Verrocchio. E´ un universo segnato dalla molteplicità dei colori, da effetti sempre felicemente brillanti che riscoprono, in realtà, una tecnica elaborata dalle civiltà orientali, ereditata dal mondo romano e bizantino, e quindi trasmessa per mano degli arabi nelle regioni europee di cultura moresca, poi arrivata fino ai giorni nostri, fino al contemporaneo, a Pablo Picasso, ai cretti di Alberto Burri, alle meraviglie di Lucio Fontana.
Fu Luca a ritrovare questa eccellenza, portandola a livelli eccelsi: la sua fu una nuova arte spesso dalle tonalità sgargianti che colpì profondamente e fece dibattere artisti e scrittori, tanto che l´aretino Vasari si scusò per essersi troppo dilungato con la vita di Luca Della Robbia: «scusimi ognuno, poiché l´aver trovato Luca queste nuove sculture, le quali non ebbero, che si sappia, gl´antichi Romani, richiedeva che, come ho fatto, se ne ragionasse allungo».
Della Robbia, la magia della nuova arte
di Paolo Vagheggi
Sabato 21 febbraio apre ad Arezzo una rassegna su una delle famiglie più importanti di scultori e ceramisti. Le loro opere realizzate tra ´400 e ´500 sono messe a confronto con quelle dei protagonisti assoluti del tempo da Donatello al Perugino, da Lippi a Leonardo
AREZZO. Il Medioevo, il Rinascimento e le maioliche di Pablo Picasso. E i Della Robbia. Non v´è dubbio che senza i Della Robbia il contemporaneo in questo particolare settore avrebbe avuto una storia assai diversa, a cominciare da quella di Picasso.
I Della Robbia furono, tra il XV e il XVI secolo, una delle famiglie più celebri e importanti di scultori e ceramisti, fiorentina d´origine, celebrata dall´aretino Giorgio Vasari nelle sue Vite. Ed è proprio Arezzo, con una mostra allestita nelle sale del Museo statale d´arte medievale e moderna da sabato 21 febbraio al 7 giugno 2009, che ora ricostruisce la loro operosa e splendida attività, dai primi decenni del Quattrocento fin ben oltre la seconda metà del Cinquecento. Sono più di cento anni che segnarono in modo indelebile tutta la moderna cultura occidentale come ricorda il titolo dell´esposizione, "I Della Robbia. Il dialogo tra le arti nel Rinascimento", che vuol evidenziare gli intrecci, le relazioni che connotarono l´età rinascimentale. Per questo i fulminanti capolavori dei Della Robbia, le straordinarie realizzazioni di Luca, Andrea, Giovanni e Girolamo, sono a confronto con le opere dei protagonisti assoluti del tempo: Donatello, Ghiberti, Verrocchio, Rossellino, Pisanello, Filippo Lippi, Pollaiolo, Ghirlandaio, Perugino, Leonardo, Domenico Veneziano, Sansovino...
E´ questo il viaggio che presenta la mostra curata da Giancarlo Gentilini e da Liletta Fornasari, che ha come punto di partenza l´esperienza di Luca Della Robbia (Firenze 1400-1482), con i suoi bianchi specchianti, il verde dei festoni, gli azzurri celestiali, il giallo dei limoni, celebrato da Leon Battista Alberti tra i padri della Rinascita poiché nella sue innovative "sculture e pitture invetriate" si rivelò capace di far convergere e declinare varie forme d´arte.
La scultura in terracotta invetriata rappresentò nella produzione artistica dell´epoca un´innovazione fondamentale e una sorpresa per un pubblico abituato a opere in marmo, pietra, legno. Fu un´idea geniale. Consisteva e consiste nell´applicare alla scultura monumentale fittile il rivestimento di smalto tannifero della maiolica, solidificato in seconda cottura e colorato con ossidi metallici. Fu Luca che si applicò, con successo, in questa ricerca. Ricorda il Vasari che «andò tanto ghiribizzando... per che dopo aver molte cose sperimentato trovò che il dar loro una copertura d´invetriato addosso, fatto con stagno, terra ghetta, antimonio et altri minerali e misture, cotte al fuoco d´una fornace...».
Fu una vera invenzione, "un´arte nuova, utile e bellissima". Il successo presso le corti e gli aristocratici collezionisti di tutta Europa fu eccezionale, le commissioni enormi, la concorrenza e la rivalità tra artisti e botteghe fortissima. Anche per questo la formula della terracotta invetriata restò a lungo segreta. I Della Robbia la nascosero gelosamente non lasciando alcuna indicazione o appunto su metodi e procedimenti tecnici da seguire. La leggenda narra che la "magica ricetta" passò nelle mani di Benedetto Buglioni grazie a una donna di casa Della Robbia e che così si sfatò il misterioso arcano. Cominciò una vera e propria produzione di massa tanto che sul finire del Quattrocento Andrea "industrializzò" le opere facendogli assumere caratteristiche decorative convenzionali. E la stessa strada seguirono i suoi figli, Gerolamo e Giovanni.
Ma il fulgore è quello che fu toccato da Luca e dal nipote Andrea, il primo ben attento alla lezione di Donatello e del Ghiberti, il secondo al Verrocchio. E´ un universo segnato dalla molteplicità dei colori, da effetti sempre felicemente brillanti che riscoprono, in realtà, una tecnica elaborata dalle civiltà orientali, ereditata dal mondo romano e bizantino, e quindi trasmessa per mano degli arabi nelle regioni europee di cultura moresca, poi arrivata fino ai giorni nostri, fino al contemporaneo, a Pablo Picasso, ai cretti di Alberto Burri, alle meraviglie di Lucio Fontana.
Fu Luca a ritrovare questa eccellenza, portandola a livelli eccelsi: la sua fu una nuova arte spesso dalle tonalità sgargianti che colpì profondamente e fece dibattere artisti e scrittori, tanto che l´aretino Vasari si scusò per essersi troppo dilungato con la vita di Luca Della Robbia: «scusimi ognuno, poiché l´aver trovato Luca queste nuove sculture, le quali non ebbero, che si sappia, gl´antichi Romani, richiedeva che, come ho fatto, se ne ragionasse allungo».
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