CAMPANIA - CASTELLAMMARE. Una vasta parte dell’area archeologica è ancora da recuperare.
CAMPANIA - CASTELLAMMARE. Una vasta parte dell’area archeologica è ancora da recuperare.
Maria Elefante
26/10/2008 IL MATTINO
Una vasta parte dell’area archeologica è ancora sepolta a Castellammare e dovrà essere recuperata. Lo sostengono gli esperti che hanno già riportato alla luce l’entrata secondaria di villa San Marco e il grande peristilio di villa Arianna, recuperati dopo scavi e ricerche. Dalla teoria alla pratica per ammirare da vicino le colonne e i porticati. Così dopo il «Workshop nazionale sul patrimonio archeologico di Stabiae», sostenuto dalla Fondazione «Restoring Ancient Stabiae», in molti hanno potuto ammirare il risultato dei nuovi scavi archeologici. «La novità si può vedere alla destra dell’entrata di villa San Marco – spiega Gennaro Iovino, responsabile dello scavo archeologico - si tratta di un ingresso secondario accessibile dal lato Nord da una scalinata che proseguiva su un sentiero pedonale. Da studi geofisici abbiamo scoperto che questo lato della villa prosegue, altri resti di villa San Marco sono sepolti sotto un campo DI ortaggi». A percepire per primi l’esistenza di questi ambienti furono i Borbone, che con le loro ricerche disegnarono le piantine tutt’ora in uso. «Non erano segnati sulle carte - continua l’archeologo - la scala, il sentiero, i plutei e il giardino, con al centro un grosso olmo, trovato ricolmo di lapillo bianco e scoperto all’interno del piccolo peristilio dell’ingresso secondario della villa». Visibili anche i locali adibiti a depositi, due latrine (in una, l’iscrizione «Cacavi et culo non extersi», lasciata forse da un uomo recatosi in bagno dopo il terremoto per l’eruzione del Vesuvio) e un piccolo ambiente dove è stato individuato un incastro per il letto, un lavabo e un banco di cottura con una griglia in ferro. Ed è all’interno di questo piccolo ambiente che sono stati trovati alcuni oggetti, dentro una cassetta con la chiave in bronzo: due monete, una spatolina e un bottone in osso; oltre a tre brocche in restauro. Gli scavi a villa Arianna, che ne portarono alla luce una parte, furono condotti alla fine degli anni ’50 da Libero D’Orsi ma solo oggi si può ammirare la grandezza di quello che all’epoca romana era un giardino che dava sul mare. «Le ricerche hanno svelato il lato breve del grande peristilio - spiega Maria Vallifuoco, che ha seguito i lavori per la ditta Caccavo - sono così emersi tre ambienti, nove colonne due finestre e una porta. Così come a villa San Marco anche a villa Arianna le decorazioni appartengono al quarto stile, che dal punto di vista temporale non va oltre l’epoca di Nerone». Punta lontano la ricerca archeologica e il lavoro di tecnici, ma come spiega il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo a margine del «Workshop» svoltosi con il contributo della Fondazione Ras «per scavare a Stabia occorrono molte risorse economiche». Magari, per alzare il numero di turisti dagli attuali 10mila annui a oltre 250mila, come prevede Thomas Noble Howe, coordinatore scientifico delle attività della Ras.
Maria Elefante
26/10/2008 IL MATTINO
Una vasta parte dell’area archeologica è ancora sepolta a Castellammare e dovrà essere recuperata. Lo sostengono gli esperti che hanno già riportato alla luce l’entrata secondaria di villa San Marco e il grande peristilio di villa Arianna, recuperati dopo scavi e ricerche. Dalla teoria alla pratica per ammirare da vicino le colonne e i porticati. Così dopo il «Workshop nazionale sul patrimonio archeologico di Stabiae», sostenuto dalla Fondazione «Restoring Ancient Stabiae», in molti hanno potuto ammirare il risultato dei nuovi scavi archeologici. «La novità si può vedere alla destra dell’entrata di villa San Marco – spiega Gennaro Iovino, responsabile dello scavo archeologico - si tratta di un ingresso secondario accessibile dal lato Nord da una scalinata che proseguiva su un sentiero pedonale. Da studi geofisici abbiamo scoperto che questo lato della villa prosegue, altri resti di villa San Marco sono sepolti sotto un campo DI ortaggi». A percepire per primi l’esistenza di questi ambienti furono i Borbone, che con le loro ricerche disegnarono le piantine tutt’ora in uso. «Non erano segnati sulle carte - continua l’archeologo - la scala, il sentiero, i plutei e il giardino, con al centro un grosso olmo, trovato ricolmo di lapillo bianco e scoperto all’interno del piccolo peristilio dell’ingresso secondario della villa». Visibili anche i locali adibiti a depositi, due latrine (in una, l’iscrizione «Cacavi et culo non extersi», lasciata forse da un uomo recatosi in bagno dopo il terremoto per l’eruzione del Vesuvio) e un piccolo ambiente dove è stato individuato un incastro per il letto, un lavabo e un banco di cottura con una griglia in ferro. Ed è all’interno di questo piccolo ambiente che sono stati trovati alcuni oggetti, dentro una cassetta con la chiave in bronzo: due monete, una spatolina e un bottone in osso; oltre a tre brocche in restauro. Gli scavi a villa Arianna, che ne portarono alla luce una parte, furono condotti alla fine degli anni ’50 da Libero D’Orsi ma solo oggi si può ammirare la grandezza di quello che all’epoca romana era un giardino che dava sul mare. «Le ricerche hanno svelato il lato breve del grande peristilio - spiega Maria Vallifuoco, che ha seguito i lavori per la ditta Caccavo - sono così emersi tre ambienti, nove colonne due finestre e una porta. Così come a villa San Marco anche a villa Arianna le decorazioni appartengono al quarto stile, che dal punto di vista temporale non va oltre l’epoca di Nerone». Punta lontano la ricerca archeologica e il lavoro di tecnici, ma come spiega il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo a margine del «Workshop» svoltosi con il contributo della Fondazione Ras «per scavare a Stabia occorrono molte risorse economiche». Magari, per alzare il numero di turisti dagli attuali 10mila annui a oltre 250mila, come prevede Thomas Noble Howe, coordinatore scientifico delle attività della Ras.
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