UNESCO - Come si compila la lista dei capolavori mondiali

UNESCO - Come si compila la lista dei capolavori mondiali
di Vincenzo Pepe
IL GIORNALE Edizione 193 del 15-09-2008

Quali sono le caratteristiche necessarie per essere inclusi nella whl

Il patrimonio mondiale è diviso in patrimonio culturale e patrimonio naturale. Patrimonio culturale - Il bene culturale proposto per l’inclusione nella Whl deve possedere: a) l’autenticità, costituendo una perfezione artistica unica e/o un capolavoro del genio creatore; b) deve aver esercitato una grande influenza in un periodo di tempo o in un’area culturale del mondo sull’evoluzione dell’architettura, le arti monumentali o la pianificazione urbana e paesaggistica; c) deve essere testimonianza unica o perlomeno, essenziale di una civiltà scomparsa; d) deve costituire un esempio eccezionale di un tipo di struttura che illustri una tappa significativa della storia; e) deve costituire un esempio eccezionale di una sistemazione umana tradizionale, rappresentativa di una cultura vulnerabile a seguito di un degrado irreversibile; f) deve essere direttamente e percettibilmente associato ad avvenimenti, idee e credenze di importanza universale ed eccezionale.

Patrimonio naturale - I beni naturali, proposti per l’inclusione nella Whl, debbono possedere almeno uno dei seguenti criteri: a) rappresentare esempi eccezionali delle tappe dell’evoluzione storica del nostro pianeta; b) rappresentare esempi eccezionali dei processi geologici in corso, dell’evoluzione biologica dell’uomo nel suo ambiente naturale, a differenza dei periodi d’evoluzione geologica si tratta in questo caso di processi in corso di sviluppo in comunità fitozoologiche; c) rappresentare esempi di fenomeni naturali eccezionali, formazione di aree di straordinario interesse naturalistico, ecosistemi straordinari e importanti per il genere umano; d) rappresentare i principali habitat naturali dove ancora sopravvivono specie animali o vegetali di valore universale ed eccezionale dal punto di vista della scienza o della conservazione. Possono entrare nella Elenco dei beni del patrimonio mondiale in pericolo solo i beni del patrimonio mondiale minacciati da pericoli gravi come:

– la minaccia di scomparsa dovuta a degrado accelerato, ai progetti di grandi lavori pubblici o privati, al rapido sviluppo urbano o turistico; – la distruzione dovuta a modifica di uso del suolo o della proprietà; – le alterazioni profonde dovute a cause sconosciute; – i conflitti armati; – le calamità naturali e cataclismi quali grandi incendi, terremoti, eruzioni vulcaniche, frane, inondazioni, maremoti. Per iscrivere un bene nella Elenco dei beni del patrimonio mondiale in pericolo debbono verificarsi le seguenti condizioni: a) il bene deve rientrare nella Lista del patrimonio mondiale; b) il bene deve essere minacciato da pericoli gravi e precisi; c) per la salvaguardia del bene sono necessari ingenti lavori; d) per il bene è stata redatta la domanda di salvaguardia nei termini previsti dalla Convenzione, domanda che in alcuni casi può essere posta sotto forma di messaggio e può essere richiesta da qualsiasi membro del Comitato o della Segreteria.

Con la Convenzione Unesco del 1972 è stato creato un Fondo del patrimonio mondiale da utilizzare non solo per rafforzare gli intenti di uno Stato nel preservare il proprio patrimonio culturale e naturale, ma anche quando si verifica il pericolo imminente di distruzione di un bene incluso nell’Elenco del patrimonio mondiale. Ogni Stato, aderente alla Convenzione, può chiedere assistenza in favore di un bene situato nel proprio territorio e incluso nella Lista del patrimonio mondiale o nella Lista del patrimonio mondiale in pericolo. Nel dicembre 1993 il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, in collaborazione con l’Icomos e con la consulenza dell’Uicn, ha istituito un gruppo di lavoro sul paesaggio culturale che nell’aprile del 1994 ha stilato le Guidelines of the Conservation of Culture. Nel febbraio 1995 il Comitato del patrimonio mondiale ha revisionato e ampliato le indicazioni per le Operational Guidelines di supporto alla Convenzione del patrimonio mondiale con l’inserimento del concetto di paesaggio culturale. I paesaggi culturali debbono rappresentare “(...) opere combinate dalla natura e dall’uomo”. Con questa definizione si rappresenta una varietà di beni frutto d’azioni interattive tra l’uomo e l’ambiente naturale. Le classificazioni dei paesaggi culturali attualmente in uso nella Convenzione comprendono: giardini e parchi creati dall’uomo; paesaggio di tipo evolutivo che può essere fossile, nel quale il processo evolutivo in passato si è arrestato, o vivente, che conserva un ruolo sociale attivo con modalità che continuano la sua tradizione precedente. Sono state individuate tre categorie di paesaggi culturali:

a) la prima categoria comprende il paesaggio concepito e creato dall’uomo, i giardini e i parchi creati per motivi naturalistici; b) la seconda categoria è costituita dal paesaggio evolutivo, ovvero dal paesaggio reliquia, è il paesaggio il cui processo evolutivo si è arrestato improvvisamente o declinando nel tempo. Il paesaggio vivente è il paesaggio che conserva un ruolo sociale attivo nella società contemporanea, strettamente legato alla vita tradizionale e al normale processo evolutivo; c) la terza categoria è il paesaggio culturale associativo, in altre parole, un paesaggio caratterizzato da fenomeni religiosi, artistici o culturali legati alla natura in modo tale da identificare un dato paesaggio dandone valore eccezionale. Il senso del recupero della memoria storica legato alla natura offre ai paesaggi culturali un nuovo significato, soprattutto, all’interazione tra l’uomo e l’ambiente. La tutela dei paesaggi culturali può determinare la conservazione delle differenze biologiche (la biodiversità), fondamentale valore ecologico e culturale oggi universalmente riconosciuto, strettamente dipendente dalla permanenza di forme tradizionali d’utilizzazione dei territori.

L’entrata dei paesaggi culturali nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco determina una maggiore attenzione del paesaggio nell’azione dei poteri pubblici; la tutela del paesaggio culturale necessita di uno sviluppo economico e sociale costante. Paesaggio e sviluppo non possono essere due concetti opposti ma debbono congiuntamente contribuire ad una migliore qualità della vita e della società. I paesaggi si sono sempre evoluti sotto l’influenza dei fenomeni naturali e/o con la trasformazione dei bisogni umani. Il paesaggio costituisce l’habitat di tutte le attività umane. La Convenzione europea del paesaggio, di cui al gruppo di lavoro del Consiglio d’Europa riunito a Strasburgo il 22 agosto 1996, ha individuato la necessità di un maggiore mutuo contributo tra ricerca della qualità del paesaggio e sviluppo, ciò si inserisce nel principio di sostenibilità sancito nella Conferenza di Rio de Janeiro, nel 1992. La sostenibilità del paesaggio necessita di uno sviluppo che risponda ai bisogni attuali della società senza compromettere i bisogni delle generazioni future. Lo sviluppo deve essere sostenibile e garantire la tutela delle risorse naturali per la loro utilizzazione ma sostenibile ed equa per le generazioni future.

La messa in opera di uno sviluppo sostenibile in vista della ricerca della qualità dei territori necessita della mobilitazione di tutti gli attori locali che direttamente o indirettamente esercitano pressione sul paesaggio. La tutela del paesaggio deve mirare ad una protezione dinamica che si sostanzia in tre orientamenti principali: a) tutela attiva; b) gestione dinamica; c) miglioramento. Questi principi implicano un’influenza sui paesaggi determinandone i caratteri, la singolarità, la vivibilità e lo sviluppo. I paesaggi culturali sono determinati nelle loro qualità e diversità dalle attività umane realizzate nel corso dei millenni e dalle loro interazioni con la natura. Se le trasformazioni costituiscono una caratteristica fondamentale dei paesaggi, compresi i più naturali, in certe condizioni questi possono alterare la diversità dei territori e condurre alla distruzione delle risorse naturali. L’estensione dell’urbanizzazione, spesso mal controllata e poco organizzata nelle zone di forte pressione demografica come i litorali, le grandi vallate alluvionali, le periferie delle grandi città hanno deteriorato paesaggi naturali, creando “nuovi paesaggi”. In ogni caso la protezione dinamica del territorio deve tendere a migliorare la qualità dei paesaggi in funzione delle aspirazioni dei popoli autoctoni e del retaggio culturale degli stessi.

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