Le immagini che raccontano il genio

Corriere della Sera 28.8.08
Le immagini che raccontano il genio
Unghie nere e piaghe. È chirurgia delle emozioni
di Roberta Scorranese

Due lezioni di anatomia. Padova, diciassettesimo secolo: Galileo Galilei seziona il cielo. Roma, diciassettesimo secolo: Michelangelo Merisi da Caravaggio sta sezionando un altro cielo. Quello più nascosto, più impenetrabile. E la condanna sarà comune a entrambi: osarono avvicinare cielo e terra. E non è un caso se oggi, sfogliando il nono volume della Storia dell'arte universale del Corriere della Sera (in edicola dal 27 settembre), non riusciamo a capire bene se quelle di Caravaggio erano contadine vestite da Madonne o Madonne vestite da contadine. Che cosa ha di san Tommaso quel vecchio artritico e straccione? E che c'entrano piedi gonfi e sporchi con il sacro fervore dei pellegrini? Le immagini ad alta risoluzione del volume «Da Caravaggio a Bernini» parlano di un cielo contaminato irrimediabilmente dalla terra.
Ma non corrotto. Piuttosto arricchito, quasi completato. È come se l'ansia di esperienza che innerva la sensibilità barocca riunisse, alla fine, gli estremi: l'alto e il basso, il sublime e l'orrido. Scopriamo il cielo, capiamolo. Se possibile, re-inventiamolo: ecco che cosa leggiamo scorrendo le foto della collana: popolane con le unghie sporche che giocano alla divinazione, angeli grassi e lascivi, sacre piaghe di Cristo violate in nome di un desiderio assoluto: conoscere, esplorare, andare oltre. Non troviamo l'ansia di raggiungere il cielo (raccontata dalle cattedrali europee nel volume dedicato al Gotico), né quella di riprodurre un'armonia tra umano e divino (che leggiamo nelle pagine della collana sul Rinascimento). Qui c'è l'ambizione a «sperimentare » il sacro.
Appunto, a sezionarlo. Un'anatomia del sovrannaturale che in Caravaggio si fa scandalo: dettagli fisici (rughe, gonfiori, carie) accentuati dal naturalismo pittorico; provocazioni intellettuali, come le Madonne dipinte prendendo a modello volti di prostitute. Le schede, le immagini, le introduzioni del volume ci conducono per mano ad un punto in cui alto e basso si incontrano. Come nei versi del contemporaneo Giacomo Lubrano che, nelle «Scintille poetiche », esalta il baco da seta, verme e tessuto pregiato al tempo stesso. Oppure come il gusto estremo di Giovan Battista Marino, che ricorda: Orribil no, ché nell'orror, nel sangue / il riso col piacer stassi raccolto. «In questi volumi — dice Filippo Melli, tra i supervisori della collana — vogliamo andare oltre l'arte. Non solo pittura e scultura, ma anche visioni storico culturali d'insieme».
L'orror e il riso, come nelle ferite di Artemisia Gentileschi. Il piacere e il dolore, come nella santa Teresa del Bernini. Il tormento e l'estasi, come nelle poesie san Giovanni della Croce («Svelati e uccidimi / visione di bellezza»). Ecco perché davanti a queste immagini di Caravaggio, dall'«Amor Vittorioso» alla «Deposizione », ci sembra di assistere a una rappresentazione teatrale. È l'energia che nasce dalle contrapposizioni. Una chirurgia delle emozioni.

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