La terra ci torna tombe longobarde e simboli aquileiesi: un Friuli senza futuro se decide per la loro copertura
La terra ci torna tombe longobarde e simboli aquileiesi: un Friuli senza futuro se decide per la loro copertura
di Andrea Valcic
06 luglio 2008, Il gazzettino online
LA CJACARADE
Si scopron le tombe... la strofa dell'Inno di Mameli continuava a risuonare mentre leggevo le quasi contemporanee notizie d'agenzia che annunciavano ritrovamenti di resti archeologici prima ad Aquileia e subito dopo a Cividale.
Entrambe le scoperte sono avvenute durante alcuni lavori non di scavo e non grazie agli esperti, ma per la pavimentazione di piazza Capitolo, nel primo caso e per la ristrutturazione di un negozio nelle adiacenze di piazza Diacono nel secondo. Va dato atto che la Sopritendenza regionale controlla i cantieri, nell'eventualità di scoperte come queste e che da subito ha saputo interpretare, riconoscere quanto gli operai avevano portato alla luce.
Un riaffacciarsi al mondo, ai posteri che potrebbe anche essere di breve durata. A Cividale infatti le tombe longobarde sono già state ricoperte, nella città del patriarca invece la situazione si presenta più complessa e per certi versi imbarazzante. Ad Aquileia è risaputo che basta piantare un albero in giardino, perchè riaffiori una moneta, un utensile romano. L'edilizia progressista, intesa come case popolari, degli anni '60 ha ampiamente dimostrato come il "metterci una pietra sopra" possa diventare molto di più che un semplice modo di dire. L'ultima scoperta però di piazza Capitolo comporta qualche problema in più sia per lo strato di basilica che è affiorato, ma soprattutto per il particolare mosaico, un fiore a otto petali, originale e rara forma di simbologia cristiana delle origini. Se ancora ce ne fosse bisogno, e alle volte sembra proprio di sì, una testimonianza precisa delle particolarità della prima chiesa aquileiese e dell'originalità universale del suo messaggio.
Questo segno straordinario del nostro passato, delle nostre radici oggi si scontra contro un progetto urbanistico, contro la pavimentazione. Ci sono oggettive difficoltà tecniche. Ma la domanda agli amministratori è in qualche modo più semplice delle opposizioni. Abbiamo sopportato in silenzio, in quegli stessi spazi, una presenza ingombrante e imposta come la colonna che sorregge la lupa capitolina, con gemelli annessi e che nulla ha a che fare con l'estetica e la storia di questa basilica, e oggi potremmo permettere che la pavimentazione di una piazza, ci possa privare di quanto Aquileia torna a donarci.
Si spera di non dover sfiorare l'assurdo, di sentir bestemmiare in un luogo sacro.
di Andrea Valcic
06 luglio 2008, Il gazzettino online
LA CJACARADE
Si scopron le tombe... la strofa dell'Inno di Mameli continuava a risuonare mentre leggevo le quasi contemporanee notizie d'agenzia che annunciavano ritrovamenti di resti archeologici prima ad Aquileia e subito dopo a Cividale.
Entrambe le scoperte sono avvenute durante alcuni lavori non di scavo e non grazie agli esperti, ma per la pavimentazione di piazza Capitolo, nel primo caso e per la ristrutturazione di un negozio nelle adiacenze di piazza Diacono nel secondo. Va dato atto che la Sopritendenza regionale controlla i cantieri, nell'eventualità di scoperte come queste e che da subito ha saputo interpretare, riconoscere quanto gli operai avevano portato alla luce.
Un riaffacciarsi al mondo, ai posteri che potrebbe anche essere di breve durata. A Cividale infatti le tombe longobarde sono già state ricoperte, nella città del patriarca invece la situazione si presenta più complessa e per certi versi imbarazzante. Ad Aquileia è risaputo che basta piantare un albero in giardino, perchè riaffiori una moneta, un utensile romano. L'edilizia progressista, intesa come case popolari, degli anni '60 ha ampiamente dimostrato come il "metterci una pietra sopra" possa diventare molto di più che un semplice modo di dire. L'ultima scoperta però di piazza Capitolo comporta qualche problema in più sia per lo strato di basilica che è affiorato, ma soprattutto per il particolare mosaico, un fiore a otto petali, originale e rara forma di simbologia cristiana delle origini. Se ancora ce ne fosse bisogno, e alle volte sembra proprio di sì, una testimonianza precisa delle particolarità della prima chiesa aquileiese e dell'originalità universale del suo messaggio.
Questo segno straordinario del nostro passato, delle nostre radici oggi si scontra contro un progetto urbanistico, contro la pavimentazione. Ci sono oggettive difficoltà tecniche. Ma la domanda agli amministratori è in qualche modo più semplice delle opposizioni. Abbiamo sopportato in silenzio, in quegli stessi spazi, una presenza ingombrante e imposta come la colonna che sorregge la lupa capitolina, con gemelli annessi e che nulla ha a che fare con l'estetica e la storia di questa basilica, e oggi potremmo permettere che la pavimentazione di una piazza, ci possa privare di quanto Aquileia torna a donarci.
Si spera di non dover sfiorare l'assurdo, di sentir bestemmiare in un luogo sacro.
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