ARCHEOLOGIA. GELA Il mare restituisce una nave greca di 2.500 anni fa

ARCHEOLOGIA. GELA Il mare restituisce una nave greca di 2.500 anni fa
Domenica 20 Luglio 2008 BRESCIA OGGI

Lunga 21 metri, era simile a quella descritta da Omero

Dal fondale argilloso del mare di Gela, in provincia di Caltanissetta, lunedì 28 luglio riemergeranno la chiglia e la ruota di poppa del più importante relitto greco del Mediterraneo, datato intorno al 500 a.C. Si tratta di un’imbarcazione di 21 metri di lunghezza e 6,50 metri di larghezza, del tipo «cucito» come la nave di Cheope e quelle alle quali Omero fa cenno nel secondo libro dell’«Iliade». È unica nel suo genere per tipologia e stato di conservazione.
La parte del relitto di oltre 11 metri - che riemergerà dai fondali che lo hanno custodito per 2.500 anni grazie al fango che ha impedito ai batteri di divorare il fasciame - verrà recuperata con una lunga «barella» di rete metallica e con i mezzi che saranno messi a disposizione dalla Capitaneria di Porto di Gela.
Nell’ottobre 2003 era stata riportata a galla la prua e ciò aveva permesso il recupero di un vasto carico di coppe, lucerne, crateri attici, ceramiche di fattura greca e persino canestri in fibra vegetale per il trasporto delle merci.
L’insieme delle scoperte a terra e in mare dimostrano come Gela fosse un centro commerciale e di smistamento di primaria importanza tra il VI e il V secolo a.C.
I materiali ritrovati nella nave greca, come i vasi attici a vernice nera, a figure nere o rosse, i piatti, le ciotoline, le arulette e le anfore da trasporto, di tipo chiota, massaliota, samio, attico, corinzio, lesbio, attestano che Gela era un punto di riferimento di prim’ordine. Era infatti al centro delle rotte e commerciava con altre importanti e grandi città del bacino del Mediterraneo, rivestendo un ruolo di primo piano nell’ambito dei traffici marittimi.
Verso la fine del VI secolo a.C., la nave commerciale greca carica di mercanzie, proveniente da Siracusa, era in procinto di arrivare sulla costa di Gela, passaggio obbligato per tutto il commercio navale del Mar Mediterraneo, quando vi fu un imprevisto: un fortunale la affndò bel volgere di pochi minuti, senza che il suo equipaggio potesse cercare di salvarla. Il posizionamento dei reperti attesta che la nave si inavissò "di piatto".
Nel 1988, dopo ben 25 secoli, i resti della nave sono stati ritrovati casualmente da due subacquei, Gino Morteo e Gianni Occhipinti, che ne hanno subito denunciato la scoperta alla Soprintendenza. Era una nave da trasporto a propulsione mista, remi e vela quadrata, costruita con la tecnica a guscio (ovvero col fasciame inserito sulla chiglia e con l’ossatura di rinforzo inserita nello scafo), e con le tavole del fasciame, oltre che incastrate col sistema del tenone-mortasa, rafforzate da cuciture vegetali, che garantivo una resistenza maggiore rispetto alle tecniche tradizionali. Unico esempio, questo, scoperto fino ad oggi.

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