Tutti in coda per i teschi (falsi) di Indiana Jones. I musei le espongono, ma non sono Maya

Tutti in coda per i teschi (falsi) di Indiana Jones. I musei le espongono, ma non sono Maya
Luigi Bignami
La Repubblica, 24.5.2008

Fan scatenati per le sculture di cristallo.

Se Indiana Jones non fosse tornato a farci sognare inseguendo un teschio di cristallo - Indiana Jones e il Regno del teschio di cristallo, uscito ieri nelle sale - probabilmente la leggenda dei tredici teschi sarebbe rimasta questione da appassionati museali o da studiosi del periodo Maya. Ma non si sarebbe trasformata in una vera e propria mania. Di quelle che spingono migliaia di persone a fare la fila nei musei per vederne almeno un esemplare. E quanto sta accadendo in queste settimane in alcuni musei europei dove la gente si accalca. E questo nonostante studi internazionali recenti abbiano certificato che i teschi sono assolutamente e inequivocabilmente falsi. Così chi, fino ad oggi, non li aveva esposti come il Museo dei Qual Branly di Parigi - il curatore aveva seri dubbi circa le origini della scultura - è stato costretto a tirarli fuori dai magazzini. E a farne un vero e proprio evento così come si evince dal sito del museo che strombazza la presentazione della scultura in contemporanea con l’uscita del film. Effetto cinema, si dirà. Non solo. Il mistero dei teschi, tredici sottolinea la leggenda, si alimenta da sé. Un po’ per la storia incredibile secondo la quale quando il tredicesimo teschio di cristallo si riunirà agli altri, il mondo entrerà inuna nuova era. La data fissata è il 21 dicembre 2012. Un po’ perché dei teschi che circolano nel mondo dell’arte si sa poco e quel poco è contraddittorio. Sgombriamo il campo dagli equivoci. Innanzitutto gli oggetti in questione sono teschi di quarzo, che compaiono qua e là, a volte misteriosamente perché donati in forma anonima, in musei e collezioni private. La leggenda vuole che siano stati scolpiti dai Maya o dagli Aztechi. La scienza sostiene invece che per lo più sono databili tra l’800 e il’900. I primi teschi a far parlare di sé risalgono alla seconda metà del 1800, quando compaiono al British Museum e all’Exposition Universelle di Parigi, come pezzi appartenenti alla collezione di Eugene Boban, archeologo francese di dubbia fama. Quelli trattati da Boban sono grandi non più di qualche centimetro. «In realtà quel teschi sono stati realmente tratti da pezzi di quarzo di età pre-Colombiana, utilizzati come perline ornamentali. Solo che vennero levigati in tempi successivi dagli europei», spiega Jane MacLaren Walsh, antropologo allo Smithsonian’s National Museum of Natural History, degli Stati Uniti, che - sull’autorevole rivista scientifica Archeology - riassume così i diversi studi effettuati in questi anni. «Poi ecco comparire, intorno al 1885, la seconda generazione di teschi - continua Walsh - ancora una volta per mano di Boban. Tra questi un pezzo-capolavoro che l’archeologo sosteneva essere azteco. Tentò di venderlo al Museo del Messico, ma il curatore lo rifiutò». Successivamente a questa serie fa la sua comparsa il teschio più rinomato che appartiene alla famiglia di Frederick Mitchell Hedges, un esploratore inglese d’inizio secolo scorso. La figlia Anne - che lo ha gelosamente conservato fino all’anno scorso - sosteneva fosse stato trovato nel 1924, dal padre a Lubaantun, nel Belize. Si trovava sotto un altare sacrificale e la sua mandibola era separata dal resto del cranio. Tuttavia nessuno scritto, né del padre, né di coloro che lavoravano con lui parla della scoperta, Nel 1970, Anne giunge a sostenere che il teschio ha poteri sovrumani. La scultura è 13 centimetri per 18 ed è molto più grande dei teschi delle precedenti generazioni. Anne la concede alla scienza solo una volta e lo consegna ai laboratori della HewlettPackard perché lo esaminino. I risultati dicono che è stato costruito in un solo blocco di quarzo e che la mandibola appartiene allo stesso cristallo. Nulla viene detto sulla datazione o sulla metodologia di costruzione. Ma allora chi ha costruito i teschi? Spiega Walsh: «Credo che i più piccoli siano da attribuire ad un’unica mano e che siano stati prodotti tra il 1856 e il 1880. I più grandi invece, furono prodotti da più mani. Oggi possiamo dire che vi sono 5 o 6 generazioni di teschi di cristallo, alcuni costruiti in Europa altri in Messico». Continua l’antropologo: «Io e Margaret Sax del British Museum abbiamo esaminato quelli presenti al British Museum e allo Smithsonian negli Stati Uniti, con il microscopio elettronico e ai raggi X. Abbiamo potuto stabilire con certezza che
essi sono stati scavati con tecnologie moderne». Sui teschi infatti, sono presenti tracce di carburo di silicio, una sostanza cristallina la cui produzione è iniziata a partire dal 1950. Se è certo che i teschi nulla hanno a che vedere con i
Maya o con gli Aztechi perché vengono esposti nei musei? Chiosa Walsh: «Alla gente piace credere alle leggende e quindi perché non regalare loro un po’ di magia?».


ANONIMO. Non esistono notizie certe su questa scultura. Non si sa neppure da dove provenga.
MITCHELL-NEDGES. E’ uno dei più fam osi. Considerato magico appartiene a Anne Mitchell-Hedges figlia dell’esploratore britannico.
MESSICO. Questo teschio è conservato presso il Museo del Messico e viene considerato dai curatori originario Maya o Atzeco
BRITISH MUSEUM. L’esemplare acquistato ed esposto dal British Museum di Londra. Si è appurato che risale al periodo tra’800 e’900

LA CENSURA. Per i comunisti di San Pietroburgo l’ultimo film di Indiana Jones è da bandire perché fa propaganda contro l’ex Unione Sovietica. I comunisti sostengono che l’antagonista di Harrison Ford, il diabolico agente del Kgb impersonato da Cate Blanchett, sia una figura distorta. In particolare la spia vuole mettere le mani su un teschio dotato di poteri che, in piena Guerra Fredda, I’Urss vuole usare per dominare il mondo.

TRA STORIA E MITO.
La comparsa. Il primo teschio compare in Messico nel 1863. E’ grande circa 3 centimetri
A Londra. Nel 1867 ne vengono acquistati diversi sia dal British Museum che dall’Exposition Universelle di Parigi
A Parigi.Nel 1878 Alphonse Pinart, un esploratore francese dona la sua collezione
di tre teschi al Trocadero, il precursore del Museo dell’Uomo di Parigi
Il teschio Mitchell-Hedges. Nel 1924 fa la sua comparsa il teschio di Anne Mitchell -Hedges, figlia adottata da Frederick Mitchell-Hedges, esploratore inglese. Il teschio viene trovato nel Belize, ma si hanno forti dubbi.
Negli Usa arrivano informa anonima allo Smithsonian Museurn
Gli studi. Le ricerche iniziate negli anni Ottanta dimostrano che nessuno dei teschi è di età precolombiana, ma sarebbero stati lavorati tra il 1800 e il 1900
La leggenda. Secondo la leggenda che fissa a un massimo di tredici gli esistenti - i teschi sarebbero destinati a riunirsi il 21 dicembre 2012 per dare inizio a una nuova Era. La data corrisponde alla fine del Conto Lungo del calendario Maya il cui inizio è il 13 agosto 3114 avanti Cristo

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