Scavi etruschi in famiglia

La Repubblica 28.5.07
Siena, riunita in mostra la collezione Bonci Casuccini
Scavi etruschi in famiglia

«Questa era la più grande raccolta privata di antichità etrusche in Italia, seconda per il numero e l´interesse delle urne solamente al museo di Volterra. Costituiva il ricavato di svariate stagioni di scavo, svolte dal signor Pietro Bonci Casuccini, il cui nipote l´ha venduta al comune di Palermo, dove ancora viene mostrata nel suo complesso». Così l´archeologo e scrittore di viaggi inglese George Dennis ricorda nel suo volume The Cities and Cemeteries of Etruria, un classico dell´etruscologia.
La storia di quella raccolta è al centro della mostra Etruschi. La collezione Bonci Casuccini allestita a Siena, nel Complesso del Santa Maria della Scala, e a Chiusi in un edificio accanto al Museo Archeologico Nazionale. L´iniziativa è stata resa possibile dalla collaborazione tra il Museo Archeologico «A. Salinas» di Palermo e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Le vicende della collezione sono state ricostruite inserendole negli sviluppi dell´archeologia italiana dell´Ottocento e dei primi decenni del Novecento. Esse hanno per protagonisti due figure anch´esse esemplificative di un´epoca: Pietro Bonci Casuccini, il collezionista ricordato da Dennis, e il pronipote Emilio. Pietro era nato nel 1757 e fu un esponente di spicco di quegli ambienti borghesi che, ricollegandosi alla politica di riforme portata avanti dal Granduca Pietro Leopoldo, realizzò la bonifica della Val di Chiana risollevando le condizioni economiche della zona. Raggiunto un benessere notevole iniziò ad interessarsi, nella piena maturità, alla ricerca archeologica. Nel giro di pochi anni, a partire dal 1826, conducendo di persona scavi nelle sue proprietà intorno a Chiusi, riuscì a collezionare un numero impressionante di reperti etruschi. Alle spalle di quella fortunata stagione di ricerche, che ebbe tra i suoi campioni anche Luciano Bonaparte indagatore delle necropoli di Vulci, stava una fase di studi - nota come etruscheria - che tendeva ad attribuire agli Etruschi il primato culturale nel Mediterraneo prima della romanizzazione.
Pietro risentì di quell´impostazione degli studi che, nel dibattito scientifico del suo tempo, era in via di superamento dopo la lezione di Luigi Lanzi considerato a ragione il padre dell´etruscologia scientifica. Ma appare un innovatore nella scelta di aprire la raccolta al pubblico, pur restando di sua proprietà, e in alcune soluzioni museografiche individuate.
Nel 1842 il collezionista chiusino morì e la raccolta passò al figlio Francesco, i cui interessi culturali erano rivolti prevalentemente alla musica, e quindi ai nipoti che decisero di venderla. Ne proposero l´acquisto prima al Granduca Pietro Leopoldo II e poi, dopo l´Unità d´Italia, al nuovo Regno. Alcune trattative vennero portate avanti con il Museo del Louvre e col British Museum. La collezione venne infine acquistata nel 1865 dal Museo di Palermo: si voleva unificare il Paese anche attraverso la conoscenza reciproca del passato delle diverse regioni d´Italia.
Negli anni immediatamente successivi la scelta venne criticata con durezza e, nel 1902, Luigi Adriano Milani propose senza successo di riportare la raccolta in Toscana e specificatamente a Firenze.
Il rammarico per la cessione deve essere stato presente pure all´interno della famiglia e, allora, proprio sul finire dell´Ottocento, un pronipote di Pietro iniziò a costituirne un´altra riprendendo gli scavi. Emilio Bonci Casuccini era un personaggio di grande spessore umano e culturale, che «appassionato agricoltore, cercava di impiantare vigne là dove sperava di incontrare tombe etrusche» come ricorda Ranuccio Bianchi Bandinelli, lo storico dell´arte antica che ebbe occasione d´incontrarlo e apprezzarlo. La raccolta di Emilio, incrementata sino al 1934, anno della sua morte, venne ceduta nel 1953 al Museo Archeologico di Siena dove è attualmente esposta. Alcuni reperti appartenuti alle due raccolte sono restati nella disponibilità degli eredi e costituiscono oggi un terzo nucleo collezionistico anch´esso presentato in mostra.
Il percorso espositivo senese è diviso in quattro sezioni che danno conto delle vicende riassunte e illustrano l´importanza delle due raccolte. La sezione di Chiusi è incentrata sulla scultura arcaica in pietra e accoglie pezzi di particolare interesse, come la statua-cineraria detta di «Plutone», ma è contenuta nelle dimensioni. Vale allora la pena visitare il vicino Museo Archeologico Nazionale riallestito di recente e in grado di dare conto a pieno dell´importanza della Chiusi etrusca, ovvero della città del re Porsenna. Nell´ambito della collaborazione instauratasi tra le Istituzioni culturali palermitane e senesi, è visitabile in contemporanea, sempre negli spazi del Santa Maria della Scala, la mostra Pulcherrima Res. Preziosi ornamenti dal passato che presenta una selezione dei gioielli antichi conservati nel Medagliere del Museo Archeologico di Palermo.

Commenti

Post popolari in questo blog

Esotica quanto erotica, l' Abissinia degli italiani

figli del sole iperboreo - la primavera nordica dei Veneti - dei celti e...