Quando i mulini non erano bianchi

LIVORNO. Quando i mulini non erano bianchi
ROBERTO RIU
MERCOLEDÌ, 28 MAGGIO 2008 - IL TIRRENO - Livorno

a vento, ad acqua, a vapore punteggiavano città e colline

Fonti energetiche rinnovabili come il vento e l’acqua dei fiumi hanno azionato per secoli macchinari di vario tipo, dal maglio del fabbro ai mulini. Impianti via via soppiantati dalla macchina a vapore e dall’elettricità.
Nel solo territorio compreso fra i Monti Livornesi sono stati catalogati addirittura ottanta mulini, di cui venti eolici e sessanta ad acqua, alcuni dei quali risalenti al XVII secolo e funzionanti sino alla fine dell’800.
Un quadro d’insieme che scaturisce dal volume “Antichi mulini del territorio livornese” scritto da Mario Taddei e dal professor Roberto Branchetti (Gruppo Archeologico e Paleontologico Livornese) e recentemente pubblicato dal comune nella collana “I Quaderni dell’ambiente”.
Volume che è stato al centro di una presentazione svoltasi nei giorni scorsi presso la Fondazione Lem nell’ambito della terza Settimana Europea dei Parchi Naturali con un’iniziativa che ha voluto essere anche il primo passo ufficiale verso la costituzione di una “Biblioteca del Parco” atta a racchiudere le numerose ricerche incentrate sul comprensorio dei Monti Livornesi. Nel volume l’indagine condotta dai due ricercatori parte da un’analisi storica e socio-economica del nostro territorio circostante a cui fa seguito una descrizione tecnica delle diverse tipologie di molino ad acqua ed a vento (a ruota verticale, a ritrecine, etc.) giungendo anche a determinarne i rispettivi rendimenti energetici. Nei capitoli successivi viene invece compiuto un vero e proprio censimento dei molini attivi un tempo nel territorio provinciale livornese da Collesalvetti a Rosignano Marittimo realizzando per ciascuno di essi una sintesi storico-descrittiva accompagnata da mappe, rilievi di campagna e foto relative allo stato attuale. Gli antichi mulini riconducibili all’odierno territorio metropolitano di Livorno sono, ad esempio, ben dodici dei quali sei a vento, tre ad acque ed i restanti a vapore. Ricordiamo fra di essi cinque mulini a vento citati dal Vivoli nel 1637 e operanti sui bastioni del Villano e di Porta Nuova, mentre in quello stesso periodo il marchese di Sant’Angelo aveva impiantato (con scarso successo) alcuni mulini ad acqua lungo il Fosso Reale all’altezza della Fortezza Nuova nel luogo detto dei “Lavatoi vecchi”.
Altri tentativi privi di esito furono poi l’impianto del molino del Bastione di San Cosimo oppure di Porta San Marco. Notevoli risultati ebbero invece i molini a vapore ottocenteschi posti sugli Scali delle Macine ed in via delle Cateratte. L’indagine si addentra poi fra gli antichi mulini attivi sul torrente Ugione, nella valle del torrente Morra e le Parrane, lungo la valle del Tora e del Savolano, all’Ardenza, a Montenero, sul Chioma, sul Botro Sanguigna ed infine nei dintorni di Rosignano Marittimo.

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