Ezra Pound. Sei pagine per l'Fbi con il sigillo «secret»

Corriere della Sera 8.6.07
Ezra Pound. Sei pagine per l'Fbi con il sigillo «secret»

Il 7 maggio 1945 Ezra Pound, arrestato dai partigiani a Rapallo e affidato al comando Usa di Genova, è sottoposto a interrogatorio. Su di lui pende l'accusa di tradimento, per aver trasmesso da Radio Roma propaganda antiamericana: imputazione che aveva tentato di confutare già nel '43, con una lettera all'avvocato generale degli Stati Uniti, Francis Biddle. Ora, davanti a Frank Amprim, agente Fbi, e a Ramon Arrizabalaga, del controspionaggio militare, condensa in sei pagine la propria autodifesa. Un testo sepolto per mezzo secolo negli archivi di Washington con il sigillo «secret». Una deposizione — inedita in Italia, di cui pubblichiamo ampi stralci — nella quale Pound riassume ciò che pensa della guerra, illustra i suoi rapporti con il fascismo, rinnova le critiche a Roosevelt. Un documento importante perché il poeta non avrà la possibilità di spiegarsi davvero in un processo. Dichiarato «spiritualmente confuso e incompetente a difendersi», sarà di fatto condannato alla follia e segregato 13 anni in un manicomio criminale.
Il tono della ricostruzione che l'autore dei Cantos verbalizza è quello di chi non si sente colpevole di nulla e nulla nasconde. Così elenca date, luoghi, persone che pure potrebbero comprometterlo. Per sgombrare il «reato connesso» di aver aiutato il regime finanziandolo, dice d'aver investito i risparmi in Buoni del Littorio, quale «contributo al buon lavoro di Mussolini». Racconta d'averlo incontrato nel '29, per illustrargli un suo saggio su Cavalcanti, e se pure lo affascinavano le personalità forti, giudicò sempre necessario «elevarlo» («I tried to educate him», ripeteva).
Aggiunge di avergli fatto arrivare, nel biennio di Salò, un «piano per il finanziamento del governo»: piano che il segretario del dittatore definirà in un appunto «strampalato, concepito da una mente nebbiosa, sprovvista di ogni senso della realtà». Il progetto delle trasmissioni rivolte a Usa e Gran Bretagna è suo, fondato sulla «libertà di parola» assicuratagli dal ministro della Cultura Popolare, che agli inizi lo ha però censurato. Rivendica ciò che è andato in onda a proprio nome o con pseudonimi vari, da lui stesso indicati. Non ha «mai preso la tessera» del partito né firmato contratti, mentre ha accettato compensi quasi a titolo di rimborso, e indica cifre e banche. Non lo sfiora il sospetto di aver tradito l'America. Ritiene di aver esercitato un «diritto alla protesta» garantito dalla Costituzione Usa, battendosi per cambiare «un sistema che genera una guerra dopo l'altra», e di aver creato un utile «precedente» (lo sostiene anche Piero Sanavio, che lo ha emancipato «da sinistra» dall'elenco degli autori proibiti). La sua dottrina economico-politica? Ne accenna citando le utopie del nonno, che era stato governatore del Wisconsin: una versione radicale delle teorie della «moneta prescrittibile» di Silvio Gesell e di quella del «social credit» di C. H. Douglas, un no global ante-litteram. È il crogiuolo in cui ribolle la sua collera contro l'usura, «il denaro che produce denaro», per la quale aveva scagliato anatemi contro «i circuiti finanziari dominati dagli ebrei». Temi che si ritrovano, tutti, nella babelica struttura dei Cantos.

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