Bollati Boringhieri, cinquant’anni di cultura scientifica

l’Unità 7.5.07
ANNIVERSARI Domani a Roma si presenta il catalogo storico: un progetto di cui ancora oggi l’Italia ha bisogno
Bollati Boringhieri, cinquant’anni di cultura scientifica
di Pietro Greco

La casa editrice Bollati Boringhieri di Torino compie cinquant’anni. Nacque, infatti, nel 1957 per volontà di Paolo Boringhieri con un atto che fu di notevole coraggio imprenditoriale, ma anche e soprattutto di straordinaria lucidità culturale. Un gesto con cui Boringhieri dimostrò di saper navigare contro corrente.
Il coraggioso gesto imprenditoriale compiuto dal giovane (36 anni) redattore dell’Einaudi fu quello di acquisire dai suoi datori di lavoro i 110 titoli delle quattro collane di cui fino ad allora si era occupato: la Biblioteca di cultura scientifica; una parte della Biblioteca di cultura economica; la «collana viola» (ovvero la collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici); i Manuali Einaudi e i Testi per dirigenti, tecnici e operai. Titoli e collane scientifiche, dunque.
Il lucido gesto culturale di fu quello di puntare sulla cultura scientifica, convinto come pochi in Italia che la modernizzazione del paese passasse attraverso la scienza e attraverso la comunicazione della scienza. Attraverso una cultura scientifica diffusa.
Non era affatto scontata quella scelta. Per molte ragioni. Perché non era ancora senso comune il sodalizio stretto tra scienza e modernizzazione: dopo tutto solo quell’anno e solo dopo lo «schiaffo dello Sputnik» (l’Urss a sorpresa ha mandato nello spazio il primo satellite artificiale), gli Stati Uniti iniziano davvero a guardare alla scienza come al motore dello sviluppo e iniziano a investire in maniera massiccia nella ricerca scientifica. Perché, come denuncerà in un famoso libro del 1959 l’inglese Charles Percy Snow, si andava consumando una separazione tra le «due culture». Perché, infine, l’Italia era ancora avviluppata in quella matrice culturale idealistica che considera la scienza un mero sapere tecnico.
In questo panorama è «normale» che l’Einaudi, per ristrutturarsi, pensi alla «dolorosa amputazione» e ceda le sue collane scientifiche. Mentre è un gesto di lucido coraggio quello del redattore che le acquisisce per farne il nucleo di un progetto culturale molto articolato e pressocché unico, che consiste nell’indicare al paese che il suo futuro è nella scienza; che la scienza è per l’appunto cultura e che la cultura dell’uomo ha diverse dimensioni, ma non è divisibile; che non esistono le due culture.
Il progetto più ambizioso di Boringhieri - il rinnovamento della cultura del paese - non si realizza: pur con straordinarie eccezioni, l’Italia resta un paese che tuttora persegue un modello di «sviluppo senza ricerca». Ma il progetto editoriale funziona: una parte dl paese domanda cultura scientifica di qualità e Boringhieri soddisfa al meglio questa domanda, «coprendo» la scienza in tutte le sue dimensioni e al più alto livello: dalla logica (pubblica Gödel), alla fisica (pubblica Einstein, Bohr, Heisenberg), alla biologia (pubblica Darwin), fino alla psicoanalisi (pubblica Freud e Jung), all’economia, all’etnografia e diventa in breve un punto di riferimento imprescindibile nel panorama della cultura scientifica italiana. Questa dimensione culturale ampia viene persino rafforzata quando, nel 1987, Boringhieri cede a Romilda Bollati il suo catalogo, che ormai conta 800 titoli. La casa editrice diventa la Bollati Boringhieri e la direzione viene assunta da Giulio Bollati, fratello di Romilda e amico e collega in Einaudi di Boringhieri, che apre la casa editrice anche ad altri generi, come la letteratura o la fotografia. In mezzo secolo di attività la Bollati Boringhieri propone cinquanta diverse collane (di cui 14 oggi attive).
Domani, 8 maggio, alle ore 17.30 presso la Fondazione Lelio e Lisli Basso in via della Dogana Vecchia 5, a Roma, Bollati Boringhieri presenta il suo Catalogo Storico attraverso le voci del matematico Alberto Conte, dello psichiatra Giovanni Jervis, del filosofo Giacomo Marramao, della storica dell’editoria Luisa Mangoni, di Luisa Finocchi, direttrice della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, di Francesco Cataluccio, che della Bollati Boringhieri è direttore editoriale, di Riccardo Franco Levi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega per l’informazione e l’editoria. Un concerto a più voci che indica la volontà di continuare a seguire, rinnovandolo, l’antico progetto di Paolo Boringhieri e Giulio Bollati. Un progetto di cui nell’era fondata sulla conoscenza, l’Italia ha più che mai bisogno.

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