ARCHEOLOGIA: TORNA VISIBILE PUBBLICO "SARCOFAGO AMAZZONI"

ARCHEOLOGIA: TORNA VISIBILE PUBBLICO "SARCOFAGO AMAZZONI"

(AGI) - Firenze, 11 apr. - Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze torna ad esporre al pubblico uno dei suoi "gioielli": il Sarcofago delle Amazzoni. Sottoposto ad un intervento di ripulitura e restauro, il celebre Sarcofago, uno dei monumenti piu' significativi della storia della pittura antica, manifesto di arte magno-greca in terra etrusca, sara' esposto, nella sala a lui dedicata, al secondo piano del Museo. Martedi' 15 aprile il notissimo monumento sara' presentato al pubblico. L'ingresso e' libero. Nell'occasione sara' anche presentato il volume con lo studio scientifico, edito da Electa.
Il Sarcofago di alabastro detto "delle Amazzoni" per il fregio pittorico che adorna la cassa e che rappresenta scene di lotta tra i Greci e le Amazzoni, tornera' cosi' ad ammaliare i visitatori del Museo. Rinvenuto a Tarquinia nel settembre del 1869, insieme ad un sarcofago simile andato poi perduto, il Sarcofago delle Amazzoni arrivo' al Museo Archeologico di Firenze nel 1872. La sua prima esposizione al pubblico fu nella sala delle urne nella originaria sede del Museo Etrusco nel Cenacolo di Fuligno in via Faenza. Affascinante per la storia narrata nei suoi dipinti, di rara bellezza e fattura, il Sarcofago rientra nella serie di sarcofagi "architettonici", molto diffusi in ambito etrusco, ed appartiene alla classe dei sarcofagi di marmo greco insulare diffusi nel IV secolo. a.C.
in molti centri del bacino del Mediterraneo, da Sidone a Cartagine, dalla Sicilia all'Etruria (Cerveteri, Tarquinia, S.
Giuliano e Vulci). L'elevata qualita' pittorica della decorazione della cassa, che non trova riscontri in ambito etrusco e la pietra da cui e' stato ottenuto, l'alabastro calcareo bianco, fa pensare che il Sarcofago sia arrivato in Italia semilavorato dalla Grecia, per essere poi decorato da maestranze magno greche.
Il Sarcofago e' stato restaurato dal Laboratorio di Restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Presentava tracce evidenti di un vecchio restauro, che aveva anche ricomposto, con l'inserzione di elementi spuri, alcuni frammenti che si erano distaccati dal bordo della cassa e dagli angoli del coperchio e aveva previsto la stesura di un prodotto a protezione delle zone dipinte del coperchio che aveva fortemente alterato il colore della superficie. (AGI)

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