ILLASI. La necropoli di Arano rivelata
ILLASI. La necropoli di Arano rivelata
Vittorio Zambaldo
Lunedì 23 Luglio 2007 , L'ARENA
I risultati preliminari di tre mesi di scavi effettuati dalla Soprintendenza sono stati illustrati alla popolazione
Reperti del 2000 avanti Cristo
Le 50 tombe rinvenute risalgono all’antica età del Bronzo Necessari un paio d’anni per l’analisi completa dei resti
La sfida ora è l’accordo con i privati
È probabilmente dell’antica età del Bronzo, tra il 2100 e il 1900 avanti Cristo, la necropoli trovata a Cellore, in località Arano, lo scorso marzo su un terreno destinato a una lottizzazione.
«È necessaria la datazione con il carbonio 14 per avere l’approssimazione più vicina possibile», anticipa Luciano Salzani, l’archeologo che è il direttore del Nucleo operativo di Verona della Soprintendenza ai beni archeologici del Veneto, «ma questo sarà possibile solo fra un paio d’anni, quando si avranno le analisi complete sui resti delle 50 tombe».
Sei sono ancora da aprire, ma gli esperti non escludono che ce ne siano altre.
I risultati preliminari di tre mesi di scavi sono stati illustrati alla popolazione in una serata organizzata dall’amministrazione comunale, fugando dubbi e illustrando le possibilità di sviluppo del sito.
È durata probabilmente fra le tre e le quattro generazioni, circa un centinaio d’anni, la presenza di questa popolazione ad Arano, ma non è escluso che vi fossero insediamenti precedenti.
Il sito è importante sia per la sua dimensione sia perché grazie all’avvertimento della Soprintendenza e all’obbligo del Comune di avviare un sondaggio preventivo prima dei lavori di lottizzazione è stato possibile uno scavo scientifico con criteri moderni.
Le tombe venute alla luce sono cosiddette «a fossa strutturata», con un’ellisse di pietre sopra cui stava probabilmente un assito a copertura della salma, posta in posizione fetale con orientamento bipolare (maschi con la testa a Nord e femmine a Sud).
I corredi rinvenuti sono poveri, limitati a perline di pietra, un bicchiere di ceramica con dei denti, un pomolo di corno di un pugnale, un filo di rame o di bronzo e la punta metallica di un pugnale rinvenuta in quella che probabilmente è la sepoltura del personaggio più autorevole della comunità.
Proprio l’analisi del metallo permetterà di dire se sia di rame o bronzo.
Alberto Manicardi, direttore tecnico del cantiere di scavo nel quale hanno lavorato settanta professionisti, ha messo in luce le fasi dell’intervento e la cura con cui i resti sono stati trattati ed è stata documentata la campagna di scavo, anche con filmati digitali professionali.
Irene Baldi, antropologa dell’università di Firenze, ha denunciato la cattiva conservazione a causa del terreno acido che ha consumato le ossa, dello strato argilloso con inserti di ghiaia che dilatandosi e contraendosi ha creato numerose fratture, come del resto le radici del vigneto soprastante.
Anche la realizzazione dei quattro calchi ottenuti dal Comune dalla Soprintendenza hanno portato alla perdita di diverse possibilità di studio su quelle sepolture.
Quanto è comunque rimasto integro sarà studiato in laboratorio, perché secondo la studiosa è raro il ritrovamento di una necropoli così vasta che permetta uno studio non solo sul singolo individuo ma sull’intera comunità, ricavando le presenze maschili e femminili, l’età, l’altezza, l’alimentazione, l’occupazione e lo stile di vita, oltre al Dna antico. «La partita si gioca in tre, con Soprintendenza, amministrazione comunale e proprietà», riconosce il sindaco Giuseppe Trabucchi, che ammette l’impegno di tutti per una soluzione che non è facile.
Come preservare il sito e nello stesso tempo rispettare il diritto acquisito dei proprietari a costruire? Lasciare le testimonianze preistoriche dove sono o trasferirle su un’area di proprietà comunale?
«Ci sono trattative in corso», risponde Alessandro Leardini a nome della società lottizzante Pancaldo Real estate spa, «ma noi siamo fermi sulle nostre richieste: abbiamo dato la massima disponibilità e non abbiamo mai intralciato i lavori di scavo. Possiamo fare tutto quanto ci chiede l’amministrazione, purché ci sia in cambio un’equa contropartita».
«Più elasticità, perché il paese sente questo ritrovamento come suo e non lo lascerà tanto facilmente», è la richiesta di Flavio Dal Forno a nome del comitato dei cittadini per la salvaguardia dei reperti archeologici di Cellore, che auspica si trovi l'accordo per la creazione di un percorso archeologico sul territorio.V.Z.
Vittorio Zambaldo
Lunedì 23 Luglio 2007 , L'ARENA
I risultati preliminari di tre mesi di scavi effettuati dalla Soprintendenza sono stati illustrati alla popolazione
Reperti del 2000 avanti Cristo
Le 50 tombe rinvenute risalgono all’antica età del Bronzo Necessari un paio d’anni per l’analisi completa dei resti
La sfida ora è l’accordo con i privati
È probabilmente dell’antica età del Bronzo, tra il 2100 e il 1900 avanti Cristo, la necropoli trovata a Cellore, in località Arano, lo scorso marzo su un terreno destinato a una lottizzazione.
«È necessaria la datazione con il carbonio 14 per avere l’approssimazione più vicina possibile», anticipa Luciano Salzani, l’archeologo che è il direttore del Nucleo operativo di Verona della Soprintendenza ai beni archeologici del Veneto, «ma questo sarà possibile solo fra un paio d’anni, quando si avranno le analisi complete sui resti delle 50 tombe».
Sei sono ancora da aprire, ma gli esperti non escludono che ce ne siano altre.
I risultati preliminari di tre mesi di scavi sono stati illustrati alla popolazione in una serata organizzata dall’amministrazione comunale, fugando dubbi e illustrando le possibilità di sviluppo del sito.
È durata probabilmente fra le tre e le quattro generazioni, circa un centinaio d’anni, la presenza di questa popolazione ad Arano, ma non è escluso che vi fossero insediamenti precedenti.
Il sito è importante sia per la sua dimensione sia perché grazie all’avvertimento della Soprintendenza e all’obbligo del Comune di avviare un sondaggio preventivo prima dei lavori di lottizzazione è stato possibile uno scavo scientifico con criteri moderni.
Le tombe venute alla luce sono cosiddette «a fossa strutturata», con un’ellisse di pietre sopra cui stava probabilmente un assito a copertura della salma, posta in posizione fetale con orientamento bipolare (maschi con la testa a Nord e femmine a Sud).
I corredi rinvenuti sono poveri, limitati a perline di pietra, un bicchiere di ceramica con dei denti, un pomolo di corno di un pugnale, un filo di rame o di bronzo e la punta metallica di un pugnale rinvenuta in quella che probabilmente è la sepoltura del personaggio più autorevole della comunità.
Proprio l’analisi del metallo permetterà di dire se sia di rame o bronzo.
Alberto Manicardi, direttore tecnico del cantiere di scavo nel quale hanno lavorato settanta professionisti, ha messo in luce le fasi dell’intervento e la cura con cui i resti sono stati trattati ed è stata documentata la campagna di scavo, anche con filmati digitali professionali.
Irene Baldi, antropologa dell’università di Firenze, ha denunciato la cattiva conservazione a causa del terreno acido che ha consumato le ossa, dello strato argilloso con inserti di ghiaia che dilatandosi e contraendosi ha creato numerose fratture, come del resto le radici del vigneto soprastante.
Anche la realizzazione dei quattro calchi ottenuti dal Comune dalla Soprintendenza hanno portato alla perdita di diverse possibilità di studio su quelle sepolture.
Quanto è comunque rimasto integro sarà studiato in laboratorio, perché secondo la studiosa è raro il ritrovamento di una necropoli così vasta che permetta uno studio non solo sul singolo individuo ma sull’intera comunità, ricavando le presenze maschili e femminili, l’età, l’altezza, l’alimentazione, l’occupazione e lo stile di vita, oltre al Dna antico. «La partita si gioca in tre, con Soprintendenza, amministrazione comunale e proprietà», riconosce il sindaco Giuseppe Trabucchi, che ammette l’impegno di tutti per una soluzione che non è facile.
Come preservare il sito e nello stesso tempo rispettare il diritto acquisito dei proprietari a costruire? Lasciare le testimonianze preistoriche dove sono o trasferirle su un’area di proprietà comunale?
«Ci sono trattative in corso», risponde Alessandro Leardini a nome della società lottizzante Pancaldo Real estate spa, «ma noi siamo fermi sulle nostre richieste: abbiamo dato la massima disponibilità e non abbiamo mai intralciato i lavori di scavo. Possiamo fare tutto quanto ci chiede l’amministrazione, purché ci sia in cambio un’equa contropartita».
«Più elasticità, perché il paese sente questo ritrovamento come suo e non lo lascerà tanto facilmente», è la richiesta di Flavio Dal Forno a nome del comitato dei cittadini per la salvaguardia dei reperti archeologici di Cellore, che auspica si trovi l'accordo per la creazione di un percorso archeologico sul territorio.V.Z.
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