Ebla, Dove le donne avevano prestigio e potere, già 2300 anni a.C.
Archeologia. EBLA. Le due regine d'oro e d'argento. Le straordinarie scoperte dei ricercatori della Sapienza nell'antica città della Siria. Dove le donne avevano prestigio e potere, già 2300 anni a.C.
PAOLO MATTHIAE
il Messaggero, 15 ottobre 2007
UN’ATMOSFERA raffinata e un prestigio inatteso circondavano le donne alla corte di Ebla 2300 anni prima di Cristo, quando Sargon di Akkad ”il signore delle battaglie”, dalla Bassa Mesopotamia risalendo il corso dell’Eufrate, intervenne in Alta Siria e sconvolse quel mondo sofisticato, dove potenti ed abili politici, cresciuti in un mondo profondamente impegnato delle contemporanea cultura di Sumer, concepivano ambiziosi progetti imperiali. Come non accadeva in alcuna altra parte del mondo civilizzato di quei tempi, nel palazzo di Ebla durante il governo del re Ishar-Damu, che proprio al grande Sargon dovette soccombere, gli anni di regno spesso prendevano il nome da eventi ed opere delle regine: così, un anno si denominava da un viaggio della regina in una città lontana e un altro dalla nascita di un principe. La regina, in un numero amplissimo di testi dei famosi Archivi Reali del 2350-2300 a.C., compare sempre, in molti atti e cerimonie di stato subito dopo il sovrano e prima dei più alti dignitari del regno.
Finora, tuttavia, nessuna immagine ci era giunta di queste potenti dame della grande città protosiriana che in così alto onore teneva le sue regine, le sue principesse e le sue sacerdotesse. Nella campagna appena conclusa dalla Missione dell’Università La Sapienza di Roma, che ha operato sul sito archeologico per undici settimane portando a termine il 44° anno di scavo, sono state scoperte due splendide statuette in miniatura raffiguranti due regine, una in oro, marmo, legno, steatite e diaspro e l’altra in argento, steatite e legno. La regina stante, in argento, era rappresentata in raccoglimento, a capo scoperto, con una mano chiusa contro una guancia secondo un atteggiamento che avrà lunghissima storia nell’arte della Siria fin in età classica, mentre la regina in trono era raffigurata con un pesante mantello di ciocche di lana, con un’elaboratissima acconciatura tipicamente regale mentre sorregge una coppetta con un braccio proteso.
Le due figura regali femminili formavano un gruppo statuario in miniatura di cui faceva parte anche un incensiere di bronzo, scoperto intatto, che doveva trovarsi tra le due figure. La scena doveva riprodurre l’adorazione da parte dell’ultima regina di Ebla della statua di una regina defunta divinizzata, davanti a cui, appunto, era fatta un’offerta di incenso. Questo singolare piccolo gruppo statuario, tanto prezioso quanto unico nell’arte dell’intero Oriente antico, doveva trovarsi montato su uno stendardo con manico di bronzo di cui sono stati trovati alcuni resti. Era con ogni probabilità un’insegna regale della consorte di Ishar-Damu, regnante quando Sargon invase e distrusse la città.
L’opera è un eccezionale capolavoro dell’arte miniaturistica di Ebla senza paragoni nelle produzioni artistiche dell’Oriente antico, impressionante per raffinatezza di esecuzione e per maturità stilistica. Insieme ad altre opere del Palazzo Reale di Ebla distrutto dal fondatore dell’impero di Akkad, questa splendida insegna è la prova definitiva di quanto la grande arte naturistica di Akkad debba alle sofisticate produzioni palatine della metropoli d’Alta Siria.
La regina raffigurata nell’insegna della nuova sensazionale scoperta è certo colei che per ultima compì, nella lunga storia di Ebla, il complesso cerimoniale descritto nei testi del ”Rituale della Regalità” degli Archivi Reali eblaiti, che si apriva, all’inizio della prima delle tre settimane di questa fondamentale cerimonia d’investitura regia, nel Tempio di Kura, il capo del pantheon eblaita. È questo santuraio, individuato nel 2004, che è stato scavato nella campagna appena conclusa, un imponente edificio di circa metri 30X20, con alzati in mattoni crudi conservati fino a 3,50 metri, che è stato denominato il Tempio della Roccia. Oggi che da poche settimane la cella è stata completamente riportata alla luce, rivelando un’ampia cavità ellissoidale con tre pozzi che penetrano nelle viscere della terra, appare chiaro il grande significato naturale, mitico e storico di questo monumento insigne, che è il più antico edificio sacro della Siria interna.
Il Tempio della Roccia deve essere sorto sul luogo di una fonte, che era considerata certo ad un tempo l’ingresso alla sede del dio Kura, signore degli abissi e delle acque dolci che recano la fertilità, e luogo originario dell’insediamento stesso di Ebla. Il ”Rituale della Regalità” ricorda che le cerimonie dell’insediamento del re e della regina iniziavano presso le mura vicino alla Porta di Kura in un tempio in cui la regina si abbigliava con le vesti e i veli cerimoniali che avrebbe indossato per tutte le tre settimane del rituale, visitando, con i simulacri del dio e della sua paredra, i mausolei dei sovrani defunti e divinizzati cui venivano resi ricchi sacrifici. Al termine delle tre settimane il re e la regina, immagini di Kura e della sua signora, facevano il loro ingresso nel tempio dinastico di Kura sull’Acropoli, presso il Palazzo Reale, divenendo i legittimi signori della potente città protetta da Kura.
Le scoperte del Tempio della Roccia e delle immagini scultoree delle regine di Ebla sono un evento straordinario dell’archeologia orientale per almeno tre motivi maggiori. In primo luogo, recano una luce inattesa sul ruolo unico delle regine nella Ebla protosiriana nella storia più antica di una regione che ancora in età romana darà all’impero, oltre alcune imperatrici della regione di Emesa, il più importante culto di una grande dea, quella che i Romani stessi chiamavano la ”Dea Siriana”, venerata nella stessa capitale dell’impero. In secondo luogo, sono testimonianze impressionanti dell’architettura e dell’arte antichissima di Ebla nel suo periodo di massimo splendore, quando fu temibile rivale dell’Akkad del grande Sargon, rivelando ancora una volta che la Sira nella seconda metà del III millennio a.C. era un centro culturale di straordinario fulgore, che rivaleggiava con l’Egitto dell’Antico Regno e con la Mesopotamia sumerica. Infine, costituiscono la prova inattesa di una continuità artistica, culturale e ideologica sul ruolo unico della donna in una delle più antiche civiltà urbane del Mediterraneo, che ha attraversato i secoli nel segno di un’originalità particolarissima che conferiva una dignità senza confronti alla donna nella concezione stessa della civiltà.
PAOLO MATTHIAE
il Messaggero, 15 ottobre 2007
UN’ATMOSFERA raffinata e un prestigio inatteso circondavano le donne alla corte di Ebla 2300 anni prima di Cristo, quando Sargon di Akkad ”il signore delle battaglie”, dalla Bassa Mesopotamia risalendo il corso dell’Eufrate, intervenne in Alta Siria e sconvolse quel mondo sofisticato, dove potenti ed abili politici, cresciuti in un mondo profondamente impegnato delle contemporanea cultura di Sumer, concepivano ambiziosi progetti imperiali. Come non accadeva in alcuna altra parte del mondo civilizzato di quei tempi, nel palazzo di Ebla durante il governo del re Ishar-Damu, che proprio al grande Sargon dovette soccombere, gli anni di regno spesso prendevano il nome da eventi ed opere delle regine: così, un anno si denominava da un viaggio della regina in una città lontana e un altro dalla nascita di un principe. La regina, in un numero amplissimo di testi dei famosi Archivi Reali del 2350-2300 a.C., compare sempre, in molti atti e cerimonie di stato subito dopo il sovrano e prima dei più alti dignitari del regno.
Finora, tuttavia, nessuna immagine ci era giunta di queste potenti dame della grande città protosiriana che in così alto onore teneva le sue regine, le sue principesse e le sue sacerdotesse. Nella campagna appena conclusa dalla Missione dell’Università La Sapienza di Roma, che ha operato sul sito archeologico per undici settimane portando a termine il 44° anno di scavo, sono state scoperte due splendide statuette in miniatura raffiguranti due regine, una in oro, marmo, legno, steatite e diaspro e l’altra in argento, steatite e legno. La regina stante, in argento, era rappresentata in raccoglimento, a capo scoperto, con una mano chiusa contro una guancia secondo un atteggiamento che avrà lunghissima storia nell’arte della Siria fin in età classica, mentre la regina in trono era raffigurata con un pesante mantello di ciocche di lana, con un’elaboratissima acconciatura tipicamente regale mentre sorregge una coppetta con un braccio proteso.
Le due figura regali femminili formavano un gruppo statuario in miniatura di cui faceva parte anche un incensiere di bronzo, scoperto intatto, che doveva trovarsi tra le due figure. La scena doveva riprodurre l’adorazione da parte dell’ultima regina di Ebla della statua di una regina defunta divinizzata, davanti a cui, appunto, era fatta un’offerta di incenso. Questo singolare piccolo gruppo statuario, tanto prezioso quanto unico nell’arte dell’intero Oriente antico, doveva trovarsi montato su uno stendardo con manico di bronzo di cui sono stati trovati alcuni resti. Era con ogni probabilità un’insegna regale della consorte di Ishar-Damu, regnante quando Sargon invase e distrusse la città.
L’opera è un eccezionale capolavoro dell’arte miniaturistica di Ebla senza paragoni nelle produzioni artistiche dell’Oriente antico, impressionante per raffinatezza di esecuzione e per maturità stilistica. Insieme ad altre opere del Palazzo Reale di Ebla distrutto dal fondatore dell’impero di Akkad, questa splendida insegna è la prova definitiva di quanto la grande arte naturistica di Akkad debba alle sofisticate produzioni palatine della metropoli d’Alta Siria.
La regina raffigurata nell’insegna della nuova sensazionale scoperta è certo colei che per ultima compì, nella lunga storia di Ebla, il complesso cerimoniale descritto nei testi del ”Rituale della Regalità” degli Archivi Reali eblaiti, che si apriva, all’inizio della prima delle tre settimane di questa fondamentale cerimonia d’investitura regia, nel Tempio di Kura, il capo del pantheon eblaita. È questo santuraio, individuato nel 2004, che è stato scavato nella campagna appena conclusa, un imponente edificio di circa metri 30X20, con alzati in mattoni crudi conservati fino a 3,50 metri, che è stato denominato il Tempio della Roccia. Oggi che da poche settimane la cella è stata completamente riportata alla luce, rivelando un’ampia cavità ellissoidale con tre pozzi che penetrano nelle viscere della terra, appare chiaro il grande significato naturale, mitico e storico di questo monumento insigne, che è il più antico edificio sacro della Siria interna.
Il Tempio della Roccia deve essere sorto sul luogo di una fonte, che era considerata certo ad un tempo l’ingresso alla sede del dio Kura, signore degli abissi e delle acque dolci che recano la fertilità, e luogo originario dell’insediamento stesso di Ebla. Il ”Rituale della Regalità” ricorda che le cerimonie dell’insediamento del re e della regina iniziavano presso le mura vicino alla Porta di Kura in un tempio in cui la regina si abbigliava con le vesti e i veli cerimoniali che avrebbe indossato per tutte le tre settimane del rituale, visitando, con i simulacri del dio e della sua paredra, i mausolei dei sovrani defunti e divinizzati cui venivano resi ricchi sacrifici. Al termine delle tre settimane il re e la regina, immagini di Kura e della sua signora, facevano il loro ingresso nel tempio dinastico di Kura sull’Acropoli, presso il Palazzo Reale, divenendo i legittimi signori della potente città protetta da Kura.
Le scoperte del Tempio della Roccia e delle immagini scultoree delle regine di Ebla sono un evento straordinario dell’archeologia orientale per almeno tre motivi maggiori. In primo luogo, recano una luce inattesa sul ruolo unico delle regine nella Ebla protosiriana nella storia più antica di una regione che ancora in età romana darà all’impero, oltre alcune imperatrici della regione di Emesa, il più importante culto di una grande dea, quella che i Romani stessi chiamavano la ”Dea Siriana”, venerata nella stessa capitale dell’impero. In secondo luogo, sono testimonianze impressionanti dell’architettura e dell’arte antichissima di Ebla nel suo periodo di massimo splendore, quando fu temibile rivale dell’Akkad del grande Sargon, rivelando ancora una volta che la Sira nella seconda metà del III millennio a.C. era un centro culturale di straordinario fulgore, che rivaleggiava con l’Egitto dell’Antico Regno e con la Mesopotamia sumerica. Infine, costituiscono la prova inattesa di una continuità artistica, culturale e ideologica sul ruolo unico della donna in una delle più antiche civiltà urbane del Mediterraneo, che ha attraversato i secoli nel segno di un’originalità particolarissima che conferiva una dignità senza confronti alla donna nella concezione stessa della civiltà.
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