Arsinoe, regina guerriera


l'Unità 03.04.2008
Arsinoe, regina guerriera
Ai capitolini la testa in bronzo proveniente da palazzo Te a Mantova
di Flavia Matitti

REGINE Rispetto al resto del mondo antico, in Egitto le regine avevano un grande potere e qualcuna riuscì perfino a governare il paese assumendo il titolo di faraone. Ma la sovrana tolemaica Arsinoe III era diversa. Incarnava, piuttosto, il tipo dell’eroina, che non
esita a recarsi sul campo di battaglia alla testa dei suoi uomini, incoraggiandoli ed esortandoli fino alla vittoria. Soccomberà invece agli intrighi di corte, assassinata in circostanze misteriose nel 204 a.C. E Polibio tramanda che alla notizia della sua morte la città di Alessandria: «si riempì di gemiti, lacrime, lamenti incessanti».
L’occasione di incontrare questa straordinaria figura femminile è offerta in questi giorni dall’arrivo a Roma, ospitata nella Sala degli Arazzi del Palazzo dei Conservatori, di una magnifica testa in bronzo raffigurante la regina tolemaica. L’opera proviene dal Museo Civico del Palazzo Te di Mantova, dove si è appena inaugurata la mostra “La Forza del Bello. L’arte greca conquista l’Italia”, curata da Salvator Settis. Siccome i Musei Capitolini hanno concesso in prestito all’esposizione mantovana alcuni importanti capolavori delle loro collezioni di antichità, tra cui lo “Spinario”, il Museo Civico di Palazzo Te ha inviato a Roma, per tutto il periodo di durata della mostra, questo prezioso frammento di testa femminile in bronzo, di dimensioni leggermente più grandi del vero, raffigurante Arsinoe III, figlia di Tolemeo III e di Berenice II, sposa del debole e inetto fratello Tolemeo IV, con il quale regnò per sedici anni.
La scultura rappresenta una rara testimonianza di ritratto femminile in bronzo di età ellenistica, ancora più rara se si pensa che è stata realizzata in Egitto, un paese in cui nella statuaria era assai più diffuso l’uso del marmo rispetto a quello del bronzo. L’opera venne donata a Mantova dal diplomatico e collezionista di antichità egiziane Giuseppe Acerbi, che fu console generale austriaco ad Alessandria d’Egitto dal 1826 al 1834. Lo stato di conservazione della testa è eccezionale, se si eccettua la perdita degli occhi, tuttavia resta il rammarico che non si sia conservato il corpo. La statua, infatti, eseguita per commemorare la regina dopo la sua morte, doveva essere vestita di un chitone drappeggiato intorno al corpo. Il ritratto mostra un realismo di fondo, tuttavia l’acconciatura, semplice ma raffinata, che richiama quella delle divinità greche, sottolinea la natura divina della sovrana.
Fino al 06/07; Musei Capitolini
martedì -domenica 9.00-20.00 Tel. 060608

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