«Per affermare la laicità ci vorrebbe uno Zapatero ma Pd e Pdl sono simili»

«Per affermare la laicità ci vorrebbe uno Zapatero ma Pd e Pdl sono simili»

Liberazione del 18 marzo 2008, pag. 3

di Tonino Bucci

La politica da una parte, il paese reale dall'altra. E in mezzo un abisso. Nella testa di precari e lavoratori c'è l'ansia per un posto di lavoro e un salario decente, eppure i gruppi dirigenti dei partiti maggioritari continuano a puntare in propaganda elettorale sull'identità cattolica e il rapporto privilegiato con il Vaticano. Perché? Forse ritengono che siano argomenti efficaci. E che in politica vinca chi ha anche un solo voto in più. E quindi meglio non andare controcorrente. Un sondaggio pubblicato ieri da Repubblica sembrerebbe però rovesciare l'ipotesi: anche tra i cattolici ci sarebbe una buona percentuale - la metà - contraria all'intervento della Chiesa nelle decisioni politiche. Non solo. Anche nella maniera d'intendere e vivere la religiosità nella propria sfera privata i cattolici non sono più ortodossi come in passato nel seguire l'insegnamento della Chiesa, ma tendono a un'interpretazione autonoma.


Attenzione però alle conclusioni affrettate. Non è che all'improvviso gli italiani siano diventati laici. Anche perché - stando sempre a quel sondaggio, le posizioni della Chiesa pesano eccome sugli orientamenti dei cattolici in materia di diritti delle coppie di fatto o di eutanasia o di aborto. Ottimista non è Piergiorgio Odifreddi che da poco ha abbandonato il Partito democratico proprio per l'incompatibilità tra il suo modo di vedere il rapporto tra laici e cattolici e quello di Veltroni.



Stando al sondaggio anche i credenti sarebbero per l'autonomia della politica. Le sembra verosimile?


Mi sembra una conclusione ottimistica. Se questi sono i risultati significa che l'altro cinquanta per cento è favorevole all'intervento della Chiesa in politica. Ma soprattutto anche chi pensa che non debbano esserci ingerenze, ritiene che di fatto il Vaticano non sconfina. Non vede proprio il problema. Non ne riconosce l'esistenza. Non si tratta solo di una disinformazione di massa. Anche la classe politica di questo paese fa finta che il problema dell'ingerenza non esiste. Veltroni stesso lo ha detto esplicitamente in un suo discorso davanti ai parlamentari cattolici del Pd. Ai suoi occhi chi accusa la Chiesa di ingerenza ha una visione anacronistica. A me sembra una posizione fuori dal mondo.



Gli stessi cattolici cominciano a pensare che i politici italiani si lascino influenzare un po' troppo dal Vaticano. Ergersi a difensori della cristianità non potrebbe rivelarsi controproducente per gli stessi partiti? Non è ormai una pratica inflazionata e ipocrita?


Io spero che questi partiti vengano puniti, che alla lunga il richiamo all'identità cattolica possa annoiare gli stessi credenti. In Spagna Zapatero è stato premiato per la battaglia contro le gerarchie della Chiesa. Da noi, invece, finora sta accadendo il contrario. Siamo ancora in un clima di compromesso storico. L'Italia ha perso l'occasione nell'Assemblea costituente quando Togliatti decise di votare l'articolo 7 sul Concordato. E i privilegi della Chiesa continuano ancora oggi. L'ultimo governo Prodi ha sancito l'esenzione degli enti ecclesiastici dal pagamento dell'Ici.



Gli italiani hanno una concezione del divino a proprio uso e consumo senza saper nulla di dogmi e teologia. Ratzinger fa una crociata per marcare i confini dell'identità cattolica. Non sarà una reazione al fatto che la Chiesa sta perdendo presa sulla società italiana?


Sì. L'ho scritto e sostenuto. Penso che il pontificato di Ratzinger sia la reazione di un vecchio leone moribondo - o almeno lo spero. La religione cattolica, a differenza di altre, è una burletta. Scopriamo che tra i cattolici i praticanti che vanno in Chiesa sono solo il trenta per cento. Però il novanta per cento degli italiani battezza i figli. E magari vorrebbe mandare alle scuole private cattoliche. Non c'è serietà. Chi conosce i dogmi? Chi ha letto i Vangeli? Chi conosce le differenze fondamentali tra cattolici e valdesi? Però tutti si sposano in chiesa e danno soldi alle parrocchie. Questo è il cattolicesimo in Italia, è proprio la religione su misura per gli italiani. Oggi vai al Family day, domani dall'amante. Quel che mi preoccupa invece è il potere politico papale.



Il mercato elettorale dà molto spazio ai temi religiosi, eppure questi problemi non sono in cima alle principali preoccupazioni degli elettori. Contano di più lavoro e salari. E poi i cattolici praticanti sono ormai una minoranza in questo paese. Non è tempo di dire che il problema dell'identità religiosa è sovrastimata?


E' vero, i cattolici praticanti sono una minoranza. L'identità religiosa non è certo in cima ai pensieri degli elettori. Le preoccupazioni sono ben altre. Tuttavia oggi nei paesi occidentali le elezioni si vincono con scarti minimi. Basta un pugno di voti per battere l'avversario. E allora si raschia il barile, si raccoglie tutto quello che si può raccogliere. Il Pd ha fatto entrare anche i radicali che sono agli antipodi. Conteranno poco, però il loro uno per cento può essere determinante. Così funziona oggi la politica, per calcoli aritmetici. I grandi partiti non hanno il coraggio di prendere posizioni controcorrente su questioni elettoralmente rilevanti come il tema dei rapporti tra Stato e Chiesa con l'intenzione di non perdere neanche un voto. Ma chi può dire se invece non convenga politicamente prendere posizioni chiare e in controtendenza? Guardiamo al caso della Spagna. Lì Zapatero ha condotto una battaglia coraggiosa contro le gerarchie cattoliche ed è stato ripagato. Tutto il contrario di quanto avviene in Italia.



Ciò nonostante Veltroni ha gioito per la vittoria di Zapatero e ha dichiarato di volerne seguire l'esempio. Non è un controsenso?


E' un modo di fare politica con le parole e non con i fatti. Prevale l'italianità più deleteria. Si dice evviva Zapatero ma poi tra Zapatero e Veltroni c'è una differenza come tra il giorno e la notte.



Il Pd ha lasciato per strada il tema della laicità. E ha preferito puntare su alcune operazioni d'immagine per dare l'idea di un rinnovamento della politica. Ma sul piano dei programmi lo scarto dal Pdl è minimo. Il veltronismo è una variante di sinistra del berlusconismo?


Non ci sono differenze sostanziali tra Pd e Pdl. Anche in quelle che sembrano novità simboliche le pratiche si assomigliano. Si spaccia per innnovazione la scelta di personaggi che non vengono al mondo della politica e che dovrebbero rappresentare il paese che produce o i giovani o le donne. Ma dietro le quinte la verità è un'altra. Magari si sceglie il figlio di un industriale perché il papà finanzia il partito. Oppure si candida una ragazza inesperta di politica perché è la protetta di un dirigente. Vogliamo dirlo che funziona così?



Forse a sinistra paghiamo le conseguenze per non aver capito quanto in profondità il berlusconismo abbia cambiato il paese. Il Pd non rischia di assomigliare un po' troppo al suo avversario?


Borges in un suo racconto, Deutsches requiem , descrive la figura di un gerarca nazista condannato a morte che dice di morire contento perché il nazismo è stato sì sconfitto ma tutti sono diventati nazisti. Perché il nazismo è così perverso che per combatterlo si finisce con l'assomigliargli. Fuor di metafora il berlusconismo è un modo così perverso di fare politica che per batterlo si è finito con l'assumerne le stesse sembianze. Il veltronismo è una fotocopia del berlusconismo. Stesso modo di scegliere i candidati, di puntare sull'immagine. E, soprattutto, senza differenze sostanziali tra i programmi del Pd e del Pdl. Se questo è il modo di battere Berlusconi io non ci sto.



A parole tutti si dicono laici. Ma non appena qualcuno sostiene che lo Stato deve essere autonomo dalla Chiesa subito è accusato di laicismo. Ha senso questa distinzione tra laicità e laicismo?


E' una distinzione senza senso. Ormai le parole hanno perso il loro significato autentico. La Binetti, per esempio, si ritiene una laica. E ritiene che l'Opus Dei sia un'istituzione laica. Se è così abbiamo bisogno per davvero di un'altra parola. Così nel campo della scienza. Nessuno, almeno a parole, ha il coraggio di mettersi contro lo sviluppo della scienza. Monsignor Fisichella si definisce un teologo scienziato. Ma se gli dici che non può esserci ricerca scientifica a partire dai dogmi sei tacciato di "scientismo".

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