“La questione kurda riguarda tutti”

Il Manifesto 28.02.08

“La questione kurda riguarda tutti”

Parla Akin Birdal, presidente dell’associazione turca per i diritti umani Ihd, vittima della repressione e di un attentato

E il 13 maggio 1998. Nella sede dell’associazione turca per i diritti umani (Ihd) ad Ankara, il presidente Akin Birdal riceve come ogni giorno decine di persone che attendono nell’accogliente stanzetta messa a disposizione dai volontari dell’associazione. Con insistenza, un uomo si fa largo tra le persone in attesa. Chiede di vedere Akin bey, il signor Akin. Un’altra vittima di qualche terribile violenza da parte delle autorità turche, pensano forse i volontari che fanno passare l’uomo nell’ufficio di Birdal. Pochi secondi e nell’edificio risuonano i colpi di pistola che l’uomo scarica sul presidente dell’associazione. Uno, due, tre, quattro. Alla fine i proiettili che hanno raggiunto Birdal risulteranno sei. L’uomo fugge nel panico generale. L’energico presidente dell’Ihd viene immediatamente soccorso. E in fin di vita. Sono ore e giorni di panico. Ma lui lotta e alla fine vince la sua battaglia personale contro l’odio. Birdal continuerà a dover fare i conti con la repressione anche dello stato. Nonostante la salute precaria (eredità dell’attentato) viene rispedito in carcere nel 2000, accusato di aver incitato la folla al separatismo durante un discorso a favore del dialogo e della pace. A luglio dell’anno scorso viene eletto deputato per il Dtp, il partito fondato da Leyla Zana, nel collegio di Diyarkabir. Oggi parla con il manifesto.

La Turchia ha confermato che non darà alcun calendario per il ritiro delle truppe. Che succederà?
La situazione è molto grave. La guerra continua. Le truppe sono entrate in Iraq. Purtroppo nel paese c’è un sentimento nazionalista molto forte che consente al governo di continuare nell’operazione militare.

Le elezioni del 22 luglio avevano dato, soprattutto ai kurdi, una speranza, che ora sembra svanita.
E vero, con le elezioni politiche si respirava un’aria nuova. C’era soprattutto un sentimento positivo, un ottimismo che faceva sperare nella possibilità di trovare una soluzione politica alla questione kurda. Così non è stato, purtroppo. Quella speranza si è infranta subito in parlamento, con tutti gli ostacoli che vengono costantemente posti davanti a chiunque affronti il discorso, non solo della questione kurda, ma più in generale della pace, dei diritti umani, della libertà di pensiero. Tutto viene bloccato.

Qualcuno, anche tra i turchi, comincia ad avere qualche problema con questa nuova guerra. Le perdite tra i militari sono pesanti e in questi giorni anche qualche artista si è pronunciato contro l’invasione del nord Iraq.
E vero, purtroppo però il sentimento nazionalista rimane quello prevalente. Anche se la gente comincia a essere stanca della guerra, di seppellire i propri figli.

Il Dtp è sotto processo, rischia la chiusura. Procedimento penale dopo procedimento penale vi hanno impedito nei fatti di lavorare in parlamento.
E così, ma noi continuiamo a batterci per una soluzione pacifica della questione kurda, per fare in modo che in questo paese i diritti umani vengano rispettati. Non possiamo fermarci.

Da parte dell’Europa il solito assordante e complice silenzio.
Purtroppo né il consiglio d’Europa né il parlamento si pronunciano. In occasione di una importante conferenza, organizzata qualche tempo fa sulla questione kurda avevo chiesto all’Europa di non lasciarsi sfuggire l’occasione offerta dai kurdi con il cessate il fuoco. Da allora sono successe tante cose. La risposta repressiva di Ankara non ha contribuito a distendere un clima già teso. Il premier Recep Tayyip Erdogan aveva parlato, proprio a Diyarbakir, di questione kurda, e tutti abbiamo creduto che finalmente il problema avrebbe avuto un posto nell’agenda politica del governo. La tregua che era stata offerta dal Pkk era stata accolta con favore dalle famiglie dei guerriglieri e dei militari. Aveva creato grandi aspettative. Ma purtroppo le operazioni militari si sono intensificate. La storia si ripete. Oggi ci ritroviamo ancora con la guerra in casa. La pace è una vittoria per tutta l’umanità. La questione kurda non è solo una questione interna alla Turchia. Appartiene a tutti, all’Europa all’umanità perché è una questione di identità, di rispetto dei diritti umani.

(Orsola Casagrande)

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