Tintoretto e gli altri: «Capolavori che ritornano», per ricostruire la cultura di un territorio

Corriere della Sera Roma 26.2.08
Tintoretto e gli altri: «Capolavori che ritornano», per ricostruire la cultura di un territorio
di Lauretta Colonnelli

In mostra a Palazzo Ruspoli oltre cento opere dal Quattrocento al primo Novecento

Il bel «Ritratto di gentiluomo con cappa bordata di ermellino» del Tintoretto, la «Testa di vecchio orientale» di Giandomenico Tiepolo, una delicata Madonna di Filippo Lippi, un consistente gruppo di tele di Jacopo, Francesco e Leandro Bassano, tra le quali la Madonna col Bambino e San Giovannino, appartenuti alla collezione Spencer. Capolavori che fanno parte delle oltre cento opere esposte nella mostra che si inaugura domani a Palazzo Ruspoli, allestita con i lavori di grandi maestri raccolti da circa un decennio dalla Banca popolare di Vicenza. Opere che hanno come destinazione stabile il palazzo Thiene della cittadina veneta, sede storica dell'istituto, dove già esisteva un piccolo nucleo di dipinti, sporadicamente acquistati dal dopoguerra in poi.
Con «Capolavori che ritornano», la Banca ha avviato un'operazione che mira a riportare in Italia opere che negli ultimi due secoli sono emigrate altrove, sradicandosi per molteplici e spesso ignote ragioni dal luogo d'origine. I maestri scelti per il «ritorno» sono stati all'inizio quelli che operarono nel territorio veneto tra Cinquecento e Ottocento, ai quali si sono aggiunti - in anni più recenti e dopo l'inserimento nel gruppo bancario vicentino della Cassa di Risparmio di Prato - gli artisti toscani acquisiti da quest'ultima ed esposti fino ad oggi nella sede centrale di Prato.
Anche questa seconda collezione, recentemente valorizzata da un riallestimento espositivo, ha avuto come riferimento il proprio territorio, privilegiando autori compresi fra il Trecento e il Novecento. La rassegna presenta per la prima volta al grande pubblico le due collezioni riunite e offre la possibilità agli studiosi di fare comparazioni anche con altre opere dello stesso periodo e della stessa area geografica che sono collocate in mostra virtualmente. Il percorso è organizzato secondo criteri cronologici: dalle prime sale, che presentano le opere del Cinque e Seicento divise per aree territoriali, rispettivamente toscana e veneta, si passa al settore centrale, denominato «Tesoro». È questo il nucleo centrale dell'esposizione, con un gruppo selezionatissimo di dipinti, notevoli per rarità e problematicità di datazione o di attribuzione e impreziositi dal fondo dorato ideato dallo scenografo Ezio Frigerio.
Si passa poi a una duplice quadreria, toscana e veneta, relativa al periodo compreso tra Sei e Settecento. Qui la comparazione è arricchita dal recupero (in prestito) di disegni preparatori di alcuni importanti dipinti. Tra le opere notevoli, da segnalare una «Madonna col Bambino» di Bartolomeo Montagna assisa su un trono di marmi policromi, riccamente decorato. E una «Madonna col Bambino» del Bonconsiglio, recuperata in Gran Bretagna e qui idealmente ricongiunta a due Santi che appartenevano alla stessa pala d'altare veneziana, datata 1497, smembrata e dispersa dopo la caduta della Serenissima. Il viaggio si conclude con una selezione di opere dell'Ottocento e del primo Novecento distribuite tra un ambiente che ricrea un piccolo pantheon di sculture dedicato soprattutto a Lorenzo Bartolini, artista pratese allievo di Antonio Canova - e una sala che dal vedutismo tardo- romantico giunge fino alle sperimentazioni formali dei primi decenni del Novecento.

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