Adesso il Vaticano scavalca i partiti

Adesso il Vaticano scavalca i partiti

La Stampa del 27 febbraio 2008, pag. 8

di Marcello Sorgi

Rifiuto dell'aborto e dell'eutanasia; promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna; tutela della vita fin dal concepimento; libertà di edu­cazione»: in quattro punti, l'«Osservatore Romano», organo ufficioso della Santa Sede, elenca così i «valori irrinunciabili per i cattolici, e dunque per i cattolici impegnati in politica e per i cat­tolici chiamati alle urne». Valori contenuti in un do­cumento della Congregazione della dottrina del 2002 firmato, ri­corda ancora l'«Osservatore», da Ratzinger e Bertone, oggi Pa­pa e Segretario di Stato. Una ragio­ne di più per tener­ne conto. L'edito­riale del giornale del Vaticano coincide con l'av­vio di una campagna elettorale in cui per la prima volta dopo tanti anni si riparla di partito o partiti cattolici e si presenta una «lista di scopo», quella promossa da Ferrara, contro l'aborto.



Da tempo, ormai, diciamo dalla caduta della Prima Repubblica e dallo scioglimento della Dc, il ruolo dell'ex-partito cattolico co­me unico o prevalente riferimen­to degli elettori credenti era sta­to soppiantato da una sorta di competizione tra centrosinistra e centrodestra a proporsi come rappresentanti dei valori. Anche se poi, sui temi sensibili (come ad esempio la legge sulla fecondazione assistita) il tradizio­nale spazio di mediazione che aveva consentito ai dc di opporsi, ma riducendo al minimo i dan­ni in termini di rapporti politici con gli alleati laici, al divorzio e all'aborto, si era via via ristretto, aprendo soprattutto all'interno del centrosinistra polemiche e spaccature.


Sul punto, partito o partiti cattolici, l'«Osservatore» non si pronuncia. E si può intendere questo come una conferma del fatto che il tentativo dell' Udc e della Rosa Bianca, di rico­struire al centro qualcosa che assomigli a un par­tito cattolico, può essere o no in­coraggiato da singole personali­tà della Gerarchia, ma non può in alcun modo essere interpretato come un ripensamento sul modo diretto, senza deleghe, della Chiesa e dei pastori, di rivol­gersi direttamente, senza più mediazioni, al gregge dei fedeli. Ricordandogli, appunto, quali sono i valori su cui giudicare. E raccomandandogli, implicita­mente, di non lasciarsi inganna­re dalle apparenze.

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