Colosseo quadrato e cielo azzurro: sì, è proprio Roma

Colosseo quadrato e cielo azzurro: sì, è proprio Roma
Giovedì 10 Marzo 2011 CULTURA Pagina 53 L'ARENA

FOTOGRAFIA. L'edificio è il Palazzo della Civiltà italiana all'Eur

Lorenzo Linthout, architetto veronese, è stato scelto per la sua immagine simbolo della capitale Sarà allegata alle Pagine bianche e alle Pagine gialle

Continua il momento felice dei fotografi veronesi. Dopo i premi per i migliori libri europei di fotografia a Luciano Perbellini e Maurizio Marcato, rispettivamente nelle sezioni reportage e antologia, mentre Renato Begnoni e Marco Ambrosi sono chiamati a esporre le loro opere in Italia e all'estero, un nuovo riconoscimento premia un giovane artista scaligero, che si sta imponendo all'attenzione per il rigore del proprio lavoro. Si tratta di Lorenzo Linthout, trentaseienne architetto scaligero, una cui foto è stata scelta per diventare la copertina del prossimo TuttoCittà di Roma, che sarà allegato agli elenchi telefonici delle Pagine bianche e della Pagine gialle della capitale. Si tratta di un'immagine che si articola in verticale su due piani esattamente simmetrici, alla Luigi Ghirri, sulla sinistra un cielo azzurrissimo appena macchiato dal bianco delle nuvole, sulla destra dieci finestre in cinque file del Palazzo della Civiltà italiana all'Eur, quello che su una delle facciate reca la scritta «Un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori», progettato da Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano sotto la supervisione di Marcello Piacentini e costruito nell'ambito della grande Esposizione universale di Roma, prevista per il 1942.
Un'immagine che è stata sentita dalla giuria come profondamente «romana», perché identifica subito uno dei luoghi immediatamente riconoscibili del paesaggio urbano capitolino del Novecento, noto anche come Colosseo quadrato, ma anche per la sua qualità artistica.
Linthout, nato a Verona nel 1974, ha iniziato a fotografare a 16 anni con una Praktica BCA corredata da un 28 mm, un 50 mm e un 70-210 mm. Nel '99 si è laureato in Architettura a Ferrara. Dopo una pausa di riflessione durata sette anni, ha ripreso a fotografare da cinque anni, usando una Nikon D80
«Che cos'è per me la fotografia? Voglio descrivere questo concetto», spiega, «con un augurio fattomi qualche tempo fa da un'amica: 'Ti auguro di non arrivare mai alla fine di questo meraviglioso mondo che si chiama “vedere”. Vedere e “fermare” l'istante di un momento attraverso gli ingranaggi dell'universo fotografico è la capacità dell'uomo di astrarre significati spazio-temporali dal mondo reale per portarli su di una superficie bidimensionale. Tutto ciò è un ponte reale fra codifica e decodifica di fenomeni e immagini. Prediligo il tema dell'“urban street” che, associato al continuo interrogativo del rapporto fra incomunicabilità e spazi urbani, fra l'uomo e l'architettura, fra l'indicibilità del reale e la solitudine del soggetto - temi che ritengo onnipresenti di questo secolo - cerco fermare attraverso immagini metafisiche».
Il lavoro di Linthout, qualche mese fa, era stato scelto anche da Repubblica.it per una delle gallerie di immagini fotografiche del sito. Il titolo dato era Le città del silenzio, che rende appunto lo straordinario lavoro di indagine sui labirinti dell'incomunicabilità urbana che il fotografo veronese ha scelto come oggetto e soggetto della propria poetica iconica. Un'indagine molto bella, credeteci, che si può ammirare anche nell'accuratissimo sito del giovane artista, http://www.linthout.it, dove in 21 gallerie si può vedere il meglio della sua notevole produzione.

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