Carandini si dimette per protesta: tagli alla cultura inaccettabili

Carandini si dimette per protesta: tagli alla cultura inaccettabili
Paolo Conti
Corriere della Sera, martedì 15 marzo 2011

Andrea Carandini è duramente esplicito: «Ci stiamo allontanando dalla Patria, anche quella visibile fatta di paesaggio storia e arte. Rischiamo di perderla e non sono passate neppure cinque generazioni dalla fondazione dello Stato italiano». Proprio mentre si celebra il 150 anniversario dell'Unità. Tutta colpa dei tagli così profondi «che hanno leso la possibilità del ministero di agire» Il suo addio alla presidenza del prestigioso Consiglio superiore dei beni culturali (una sorta di «Parlamento» del patrimonio artistico) allarma quell'universo che vede nell'articolo 9 della Costituzione (l'obbligo della tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico) un caposaldo della nostra stessa identità nazionale. Le dimissioni di Carandini arrivano dopo quelle presentate da Bruno Cagli dalla presidenza dell'Accademia di Santa Cecilia, sempre per i tagli ai fondi destinati alla cultura. E dopo il «Va' pensiero» diretto da Riccardo Muti e cantato da tutti gli spettatori dell'Opera di Roma, di nuovo contro la povertà di risorse. Si tratta delle seconde dimissioni di un presidente del Consiglio superiore: anche Salvatore Settis lasciò nel febbraio 2009 in polemica con il ministro Sandro Bondi, già allora per la politica dei tagli. La prima reazione è stata quella del sottosegretario Francesco Giro, unico interlocutore al ministero dei Beni culturali dopo l'autosospensione da dicembre di Bondi, che attende un ricambio: «Carandini sarebbe anche disponibile a proseguire ma occorrono scelte concrete. Mi farò portavoce affinché il governo ponga fra le priorità il rilancio della tutela e della valorizzazione dei beni culturali con uno stanziamento iniziale di Zoo milioni». Protesta anche il mondo delle associazioni. Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fondo Ambiente Italia, parla di «situazione catastrofica» per i beni culturali e si appella a Berlusconi perché «venga rapidamente nominato un nuovo ministro e si ponga fine a questa inaccettabile e scellerata politica contraria agli impegni impliciti nell'articolo 9 della Costituzione». Le reazioni politiche. Per Luigi Zanda, Pd, Berlusconi «dovrebbe vergognarsi per le dimissioni di Carandini che si è ribellato all'assassinio della cultura in Italia». Per Francesco Rutelli, Api, ex ministro, quella di Carandini è «una scelta di grande dignità. Qualcun altro, Bondi, avrebbe dovuto dimettersi per evitare che si dimettesse Carandini». Fabio Granata, Fli: «Il governo deve trovare immediatamente risorse per la cultura». Allarme anche dal PdL Bruno Murgia, membro della commissione Cultura alla Camera: «Le dimissioni di Carandini fanno riflettere, si tratta di un grande tecnico nominato dal ministro Bondi, dunque super partes. Il governo deve raccogliere il grido d'allarme lanciato da Carandini, ripristinando i fondi per valorizzare il vero patrimonio italiano che è il paesaggio con la sua cultura»

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