Intrigo internazionale per Vasari Il governo vende l’archivio ai russi

l’Unità 23.10.09
Intrigo internazionale per Vasari Il governo vende l’archivio ai russi
di Alessandro Bindi

Con una laconica lettera il ministro ai Beni culturali annuncia la vendita per 150 milioni di euro Sotto choc il Comune di Arezzo: ́Chiediamo la verifica degli atti alla Procura della Repubblica

Giorgio Vasari, adesso, parla russo. Gli atti formali di vendita sono in fase di traduzione ma con 150 milioni di euro il suo archivio di Arezzo è passato ad una società russa. L'hanno venduto gli eredi della famiglia Festari che ne deteneva la proprietà. La notizia è arrivata improvvisa ad Arezzo con una laconica lettera di notifica che il ministero dei beni culturali si è premurato di inviare al sindaco Giuseppe Fanfani. Immediata e accorata la reazione del primo cittadino, sotto choc per una notizia che arriva alla vigilia delle celebrazioni del cinquecentenario della nascita di Vasari che cade il 2011: «Il governo ne impedisca il trasferimento tuona Fanfani -. Un paese civile non vende la sua memoria e il suo patrimonio culturale». Nella lettera del ministero, all' amministrazione aretina è stato comunicato anche che la documentazione, costituita da carte autografe di Giorgio Vasari e dei più importanti personaggi contemporanei tra cui Michelangelo Buonarroti, è stata ceduta per 150 milioni di euro sempre che l'ente entro 90 giorni non sia intenzionato ad esercitare il diritto di prelazione. Come dire, se il Comune di Arezzo vuole mantenere l’Archivio in città sa come fare: si fruga in tasca e sborsa 150 milioni di euro.
DALL’ENEIDE AI PAPI
Del fantomatico acquirente russo si sa pochissimo. Si parla di una società della quale però non è stato reso noto il nome. Il prezioso archivio conservato in via XX settembre ad Arezzo, contiene anche la corrispondenza tra Giorgio Vasari e Annibal Caro, traduttore in endecasillabi sciolti dell'Eneide di Virgilio, della Poetica di Aristotele e delle Lettere a Lucilio di Seneca; inoltre ci sono anche molte epistole tra Vasari e i papi del tempo e tutta una serie di carteggi che offrono spaccati su aspetti molto interessanti come la società e l'economia della sua epoca. Tra i documenti compaiono anche i bilanci e i conti economici delle proprietà agricole di Giorgio Vasari. «Siamo di fronte ad un evento disastroso, da scongiurare in ogni modo sottolinea il sindaco -. È gravissimo che il ministero, attraverso la Soprintendenza archivistica della Toscana, abbia comunicato in maniera fredda e burocratica a noi, alla Provincia di Arezzo ed alla Regione Toscana questo fatto gravissimo. Non solo: ci ricorda che abbiamo a disposizione novanta giorni per esercitare il diritto di prelazione. Questo come se un Comune di dimensioni come Arezzo potesse avere a disposizione 150 milioni di euro sull’unghia».Per scongiurare la perdita di questo importantissimo patrimonio Fanfani ha scritto al presidente del consiglio, a Bondi, a Putin attraverso l’ambasciata a Roma, ai parlamentari eletti nel collegio aretino, a Claudio Martini, all'assessore regionale alla cultura Paolo Cocchi. La deputata Pd Donella Mattesini si è subito detta pronta ad attivarsi in sede parlamentare. Aggiunge Fanfani: «Mi meraviglia che questa vicenda sia stata gestita in maniera puramente burocratica come si trattasse della vendita di un qualsiasi bene sottoposto a tutela, nel silenzio generale». Il sindaco è pronto a tutto: «Se l’Archivio passerà di mano l'amministrazione comunale è intenzionata a chiedere una verifica degli atti e delle procedure alla Procura della Repubblica».
Il mistero si è poi infittito in serata, quando è giunta una nota del ministero dei beni culturali, che annuncia di aver informato l'Autorità giudiziaria. Questo perché l’operazione «ha evidentemente sollevato numerose perplessità, non solo per l'enormità della somma pattuita ma soprattutto perchè l'archivio Vasari, chiunque ne sia il proprietario, è soggetto ad un vincolo pertinenziale e pertanto non può essere spostato dal luogo in cui attualmente è collocato ad Arezzo». E ancora: «Al di là di ogni allarmismo, la notifica dell’atto al Comune costituisce un semplice adempimento previsto dal Codice dei beni culturali»

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