Il Cavaliere e le tombe fenicie - La Soprintendenza non sa nulla. Interrogazione a Bondi

Il Cavaliere e le tombe fenicie - La Soprintendenza non sa nulla. Interrogazione a Bondi
FILIPPO CECCARELLI
VENERDÌ, 24 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA Interni

"Trenta tombe fenicie nel mio parco" l´archeo-giallo di Silvio il seduttore
L´Associazione degli archeologi: fosse vero, sarebbe una novità assoluta e sorprendente

Continua l´incantesimo di villa La Certosa. O meglio, forse: il sortilegio, la stregoneria, il maleficio.

In quest´ultima vicenda sepolcrale germinatosi dal terzo blocco di intercettazioni dell´escort Patrizia D´Addario, già maga illusionista, peraltro, e lettrice di oroscopi.
Perché nell´illustrare da par suo le video-meraviglie della sua villa sarda, e ancor più nello sforzo di far bella figura con le sue giovani amiche, il presidente Berlusconi ha rivelato di aver scoperto, «qua sotto», la bellezza di trenta tombe fenicie del 300 a. C. E non si può dire che la cosa sia passata inosservata.
All´immediata richiesta dell´opposizione di presentarsi, lui e il ministro dei Beni culturali Bondi, alla Camera e al Senato per riferire del presunto ritrovamento, si è infatti aggiunta la simultanea e comprensibile agitazione della comunità scientifica degli archeologi che mai si sarebbero immaginati una necropoli fenicia da quelle parti. Se confermata, la scoperta rappresenterebbe «un dato importantissimo per lo studio dell´espansione fenicia nell´isola, ed in particolare per la ricostruzione delle antiche dinamiche insediative nel territorio di Olbia» si legge in una nota della Associazione nazionale Archeologi.
Come dire che generazioni di studiosi si sono giocati la testa sull´origine greca e non fenicio-punica di Olbia: e adesso invece grazie alle confidenze del premier, opportunamente divulgate dai files audio della D´Addario, si potrebbe riscrivere la storia della Sardegna, aprendo nuovi importantissimi orizzonti nella ricerca nel mondo mediterraneo. A meno che nel corso dell´allegra festicciola il Cavaliere non abbia esagerato, o si sia confuso, o peggio ancora si sia inventato tutto, pure le tombe fenicie che a questo punto appaiono comunque destinate, in numero di trenta, a frastornare la vita pubblica con i più straniti riverberi.
Ma in questa atmosfera decisamente onirica la fantasia berlusconiana riserva sorprese a 360 gradi, costringendo gli osservatori a dividersi tra l´enigma archeologico-cimiteriale e il giallo del cosiddetto «lettone di Putin», che ieri un non meglio identificato portavoce del premier russo ha smentito al Times esser mai stato donato a Palazzo Grazioli. E anche qui non si capisce se l´ingombrante oggetto, che nell´immaginario si colloca al culmine della diplomazia dell´intimità, emblema del feticismo mobiliare e della smisurata voracità berlusconiana, risponda effettivamente alle caratteristiche che lo rendono tale. Per dire, ieri si è sparsa anche la voce che nel corso di una visita guidata a suo tempo il Cavaliere abbia vantato le ascendenze del lettone king size attribuendolo addirittura a Stalin (su cui, per la verità, la leggenda erotica è piuttosto scarsa). Vai a sapere.
A occhio, la vicenda delle tombe fenicie sembra più spinosa. Anche perché né alla Soprintendenza dei Beni archeologici né ai Carabinieri del Nucleo per la tutela del Patrimonio culturale risulta mai essere stato notificato alcun ritrovamento. Circostanza che la legge punisce con una certa severità, con l´arresto fino a un anno e l´ammenda da euro 310 a 3.099.
Vero è che la sterminata risorsa narrativa di villa la Certosa ha già chiamato su di sè anche duplice imposizione del segreto di Stato, pure sull´ipogeo (tunnel per lavori di sicurezza e poi anche per un misterioso laboratorio botanico), e in questo caso la scoperta della necropoli potrebbe essere stata segnalata direttamente al ministero dei Beni culturali. Ma adesso la grana c´è tutta, e pure bella stramba, e se si vuole addirittura con sinistre risonanze.
Chissà se e quanto fanno piacere ai fenici che riposano «là sotto» gli spettacoli del Bagaglino per Putin, le finte eruzioni del vulcano artificiale, la rinomata pizzeria con la colonna sonora di Apicella, e la preclara gelateria, le auto elettriche, il farfallaio nabokoviano, le giostrine, le meteorine, le tartarughine, le ballerine di flamenco per non dire le feste di Gianpi, i sollazzi di Topolanek e gli agguati dell´infaticabile fotografo Zappadu. Tutto è possibile nell´aldilà, e magari i fenici - o più probabilmente i loro discendenti punici - si divertono un sacco. Ma certo esiste una letteratura e ancor più una vivida filmografia horror, da Zombi a Poltergeist passando per Shining - che attesta come in questi casi morti non gradiscano eccessi di vita. E magari il maleficio è già partito, anche se di solito sono faccende di cui non si riferisce in Parlamento.

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