"Mi oppongo al piano-casa, è uno scempio". L'altolà di Carandini

La Repubblica 19.3.09
Intervento a sorpresa del presidente del consiglio dei beni culturali
"Mi oppongo al piano-casa, è uno scempio". L'altolà di Carandini
di Carlo Alberto Bucci

Dal successore di Settis un "no" all´impoverimento del paesaggio
"Un intervento che rischia di far nascere nuove rughe sul volto già usurato dell´Italia"
Contrarietà davanti all´idea di "prestare" i Bronzi di Riace al G8 in Sardegna
Accordo invece per Bertolaso Commissario dell´area romana

«Il piano-casa è un allarme per il Paese». Andrea Carandini veste i panni dell´urbanista e boccia il progetto del governo Berlusconi. Seduto in pizzo alla poltrona alla quale ammette «di non essere affatto legato», tanto da «non vedere l´ora di tornare ai miei studi», il vecchio archeologo, neo presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali, ieri ha fatto un discorso di insediamento che lo mette immediatamente in bilico sullo scranno che Salvatore Settis ha lasciato in polemica con il ministro Sandro Bondi. Il sì convinto dell´allievo di Ranuccio Bianchi Bandinelli alla proposta arrivata con una telefonata di Bondi «mentre ero in ascensore», appare infatti appannato dal "piano-casa". «L´intervento, per quanto si intravede - ha detto Carandini, aspettando di leggere la proposta nella sua forma definitiva ai primi di aprile - allarma, nel suo disordinato pointillisme, che rischia di portare nuove rughe al volto già usurato del nostro paesaggio rurale e urbano».
La "puntiforme" estensione dei condoni «viene ad aggiungersi al grande ciclo espansivo dell´edilizia dell´ultimo decennio che ha interessato soprattutto la "città diffusa"». Un pericolo incombe sull´Italia: «È ragionevole temere che venga ulteriormente impoverita la sostanza paesaggistica che potremo offrire a coloro che verranno a visitare il nostro Paese». Per Carandini «bisogna completare al più presto i piani paesaggistici». E in attesa che questi vengano messi a punto (potrebbero servire anche due o tre anni, ipotizza con una buona dose di ottimismo) «non resta che regolamentare l´attività edilizia, caso per caso attraverso le norme del Codice dei beni culturali, ricordando però che la potestà del ministero sull´autorizzazione paesaggistica, secondo la norma transitoria, ben presto si esaurisce: passati i sessanta giorni dal ricevimento del progetto, e il personale tecnico disponibile è scarso».
Davanti al ministro dei Beni culturali (dicastero «con problemi di sopravvivenza», sottolineata la penuria di fondi e personale) e ai consiglieri vecchi e nuovi (i professori Elena Francesca Ghedini, Emanuele Angelo Greco e Marco Romano, nominati al posto dei cattedratici dimissionari Andrea Emiliani, Andreina Ricci e Cesare De Seta), l´archeologo dell´Università la Sapienza ha anche, innanzitutto, sottoscritto le novità portate al Collegio romano dal ministro che starebbe pensando di tornare a occuparsi del suo partito (Forza Italia): ossia nomina di un commissario speciale, il capo della protezione civile Guido Bertolaso, per l´area archeologica di Roma, e quella di un super manager, l´ex leader di MacDonald, Italia Mario Resca, per la valorizzazione dei musei italiani. Ma, in conclusione del suo intervento, Carandini ha posto l´accento sull´ultima parola che dà corpo al Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici. Il paesaggio, appunto. Per l´autore di Archeologia classica (Einaudi), dal "piano-casa" vanno esclusi: «Le aree ad alto grado di tutela o a tutela integrale previste nei pochi piani paesaggistici già adottati o approvati, i beni immobili di interesse culturale sottoposti a disposizioni di tutela del codice e le zone perimetrate come "centro storico" e "città storica" dagli strumenti urbanistici vigenti».
Il ministro Bondi ha approvato la relazione definendola «un perfetto affresco sul patrimonio culturale italiano» e ha ringraziato Carandini «per lo stimolante discorso e le utili indicazioni di lavoro». Molto apprezzata soprattutto l´analisi «sul rapporto Beni Culturali-Stato-Regioni». E già, perché Carandini ha brindato all´accordo di programma tra Bondi e Bassolino in tema di gestione delle bellezze della Campania. E ha detto che «il modello, completato per l´aspetto universitario potrebbe essere esteso, gradualmente, anche alle altre Regioni, nel quadro di una prospettiva nazionale».
Anche uno stop alle mire espositive del governo c´è nella relazione del vecchio archeologo. Che prima s´è trincerato dietro un «non è di nostra competenza» alla domanda se sarebbe d´accordo a prestare i Bronzi di Riace per il G8 in Sardegna. Ma poi, ribadendo che i prestiti si possono concedere solo per rassegne di alto contenuto culturale e scientifico, ha ammesso: «Sono contrario all´esposizione dei feticci, dirò sempre no alle mostre delle belle statuine».

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