«Un museo europeo per i marmi del Partenone»
«Un museo europeo per i marmi del Partenone»
Paolo Conti
Corriere della Sera 17/11/2008
E se l`antica vicenda dei marmi del Partenone esposti al British Museum, rivendicati da sempre dalla Grecia, si risolvesse con la nascita del primo, grande, vero Museo Europeo dotato di extraterritorialità dove la Gran Bretagna potrebbe esporli senza perderne la proprietà ma mettendoli a disposizione a tutti i cittadini europei in nome di un Continente finalmente unito grazie alle comuni radici culturali?
La proposta, completamente nuova e originale nella sua formulazione, verrà ufficializzata domani, martedì 18 novembre, nel Circolo dell`ambasciata croata presso la Santa Sede, in
via della Conciliazione 4,4 alle 18.3o durante la comunicazione scientifica di un`autorità neutra, al di sopra delle parti: cioè da Francesco Buranelli, segretario della Pontificia commissione
per i Beni culturali della Santa Sede, una sorta di ministro del settore per il Vaticano.
Ma cosa proporrà Buranelli? Partirà da una considerazione storico-giuridica. L`arrivo dei marmi portati da Lord Elgin a Londra nel 1801 è ormai un dato consolidato e «non sussiste alcuna legittimità giuridica alla richiesta del governo greco» soprattutto perché «gran parte dei Paesi ha oramai una propria legge di tutela sui beni culturali e in nessuno di essi vige il principio della retroattività». Problema che riguarda non solo la Gran Bretagna, che detiene massima parte dei marmi ateniesi, ma anche Francia, Italia (il presidente Giorgio Napolitano nel
suo viaggio in Grecia del settembre scorso ne ha restituito un piccolo pezzo al governo ellenico), Germania, Santa Sede, Danimarca che ne hanno altri, pur se minori.
Forse, dirà Buranelli, è arrivato il momento di «pensare di costituire il primo Museo Europeo con una forma di extraterritorialità assimilabile a quello riconosciuto alle ambasciate nel quale tutti gli Stati detentori di pezzi del Partenone possano esporre permanentemente le loro opere mantenendone la legittima proprietà e contribuendo alla ricomposizione di un patrimonio comune a tutti».
Secondo il funzionario vaticano quello spazio già esiste, e sta per essere inaugurato: ovvero il nuovo Museo dell`Acropoli ad Atene che verrà aper to entro la fine di quest`anno e dedicherà
un`ampia sezione alla straordinaria opera marmorea di Fidia.
Nello spazio destinato al Partenone del nuovo museo, che resterebbe ateniese ma non sarebbe più «greco» in senso nazionalistico, agirebbe uno staff europeo con uno statuto comunitario e la bandiera issata sull`edificio non sarebbe quella ellenica ma si tratterebbe del vessillo unitario europeo:
«Il British Museum, nel suo ruolo di detentore della maggior parte delle opere, avrebbe così la sua "sezione" ad Atene, con ben altro spessore culturale rispetto alle operazioni di "esportazione".
Superato il momento "egoistico" del possesso delle opere, i molteplici problemi gestionali potrebbero essere affrontati da un gruppo internazionale di studiosi sotto l`egida dell`Unione europea».
Paolo Conti
Corriere della Sera 17/11/2008
E se l`antica vicenda dei marmi del Partenone esposti al British Museum, rivendicati da sempre dalla Grecia, si risolvesse con la nascita del primo, grande, vero Museo Europeo dotato di extraterritorialità dove la Gran Bretagna potrebbe esporli senza perderne la proprietà ma mettendoli a disposizione a tutti i cittadini europei in nome di un Continente finalmente unito grazie alle comuni radici culturali?
La proposta, completamente nuova e originale nella sua formulazione, verrà ufficializzata domani, martedì 18 novembre, nel Circolo dell`ambasciata croata presso la Santa Sede, in
via della Conciliazione 4,4 alle 18.3o durante la comunicazione scientifica di un`autorità neutra, al di sopra delle parti: cioè da Francesco Buranelli, segretario della Pontificia commissione
per i Beni culturali della Santa Sede, una sorta di ministro del settore per il Vaticano.
Ma cosa proporrà Buranelli? Partirà da una considerazione storico-giuridica. L`arrivo dei marmi portati da Lord Elgin a Londra nel 1801 è ormai un dato consolidato e «non sussiste alcuna legittimità giuridica alla richiesta del governo greco» soprattutto perché «gran parte dei Paesi ha oramai una propria legge di tutela sui beni culturali e in nessuno di essi vige il principio della retroattività». Problema che riguarda non solo la Gran Bretagna, che detiene massima parte dei marmi ateniesi, ma anche Francia, Italia (il presidente Giorgio Napolitano nel
suo viaggio in Grecia del settembre scorso ne ha restituito un piccolo pezzo al governo ellenico), Germania, Santa Sede, Danimarca che ne hanno altri, pur se minori.
Forse, dirà Buranelli, è arrivato il momento di «pensare di costituire il primo Museo Europeo con una forma di extraterritorialità assimilabile a quello riconosciuto alle ambasciate nel quale tutti gli Stati detentori di pezzi del Partenone possano esporre permanentemente le loro opere mantenendone la legittima proprietà e contribuendo alla ricomposizione di un patrimonio comune a tutti».
Secondo il funzionario vaticano quello spazio già esiste, e sta per essere inaugurato: ovvero il nuovo Museo dell`Acropoli ad Atene che verrà aper to entro la fine di quest`anno e dedicherà
un`ampia sezione alla straordinaria opera marmorea di Fidia.
Nello spazio destinato al Partenone del nuovo museo, che resterebbe ateniese ma non sarebbe più «greco» in senso nazionalistico, agirebbe uno staff europeo con uno statuto comunitario e la bandiera issata sull`edificio non sarebbe quella ellenica ma si tratterebbe del vessillo unitario europeo:
«Il British Museum, nel suo ruolo di detentore della maggior parte delle opere, avrebbe così la sua "sezione" ad Atene, con ben altro spessore culturale rispetto alle operazioni di "esportazione".
Superato il momento "egoistico" del possesso delle opere, i molteplici problemi gestionali potrebbero essere affrontati da un gruppo internazionale di studiosi sotto l`egida dell`Unione europea».
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