La battaglia per salvare lo skyline del Mantegna
MANTOVA. La battaglia per salvare lo skyline del Mantegna
Francesco Battistini
corriere della sera, 12-09-2008
Il progetto di villette bocciato dalla giunta e riabilitato dal Tar. Lo scontro all’interno del centrosinistra. L’ex assessore ds favorevole all’opera: è soltanto una guerra per bande
«S’affacci, signora, s’affacci...». Giulia Maria Crespi era a Palazzo Ducale, qualche mese fa, e si stava gustando la Camera degli Sposi: «A un certo punto mi prende
per un braccio Filippo Trevisani, il sovrintendente, e mi porta alla finestra per contemplare il panorama...». S’ammirano le memorie dell’arte italiana, da lì: i
laghi medievali del Pitentino, l’ostello di Sparafucile, l’opera di Verdi, Rigoletto e il Duca di Mantova, cortigiani vil razza dannata, un paesaggio che sembra un quadro... Anzi, lo è: «Il sovrintendente mi mostra un volume, La Morte della Vergine del Mantegna. Sta a Madrid, al museo del Prado. Ma in quel momento, è come se l’avessi davanti...». La presidente del Fondo per l’ambiente è incantata: «Lo stesso, identico panorama. Lo sfondo collinare, il ponte di San Giorgio. Il sovrintendente mi ha portato alla finestra per una ragione: questo paesaggio, dice, è dove s’è dato il permesso per una costruzione d’edilizia-residenziale. Villette a tre piani, un albergo di otto, due torri condominiali, uffici, un parcheggio. Una cosa mostruosa. Dunque, anche il Mantegna viene svillaneggiato...».
Vil(lette) razza dannata. Lungo Strada Cipata, proprio di fronte al profilo del castello e delle mura e della cupola di Sant’Andrea, il cemento prossimo venturo è annunciato da qualche baracca dell’immobiliare Lagocastello e dagl’inviti a prenotare sin d’ora Il Mincio come il Pincio. A Mantova sono scesi in campo Rutelli, Carlo Ripa di Meana, i grillini. Perché si teme che le ruspe ripartano, adesso: uno sfregio alla città che si fregia d’essere patrimonio mondiale dell’Unesco, è la protesta, case in una zona che è già afflitta dal petrolchimico, dai veleni che respira, da un rischio tumore trenta volte superiore alla media nazionale. S’indigna il presentatore tv Patrizio Roversi, mantovano, turista per caso e qualche volta in casa: «In questi giorni, ero a Mantova per il festival letterario. Una meraviglia. Abbiamo lo skyline più bello del mondo: i turisti si tamponano sul ponte, quando se lo trovano davanti. E allora decidiamo: il futuro è valorizzare la cultura e il Mantegna o il cemento e il petrolchimico?».
Diritto alla bellezza, lo chiama il sindaco Brioni. Anche se in ballo non c’è solo il Mantegna. E c’entra una furibonda guerra nel centrosinistra locale. E poi la grande opportunità, dicono i palazzinari, di ripopolare il centro d’una Mantova ricca ma svuotata, che potrebbe superare quota 5omila abitanti e risalire nella considerazione
nazionale. Senza contare i 4o milioni di danni (e l’inevitabile bancarotta municipale) che Antonio Muto, il costruttore, esigerà in caso d’inadempienza: «Ma quale speculazione, l’area è edificabile dal 1984! - dice Stefano Montanari, ex assessore ds nella giunta Burchiellaro -. Qui c’è solo un privato che ha subìto un danno e dei giudici che finalmente gli stanno dando ragione. Il resto sono chiacchiere». Però c’è una anche una bocciatura politica, per la vostra giunta... «Questi dei Pd si nascondono dietro la cultura, invece fanno le solite guerre per bande. Tabula rasa su tutto quel che non è il loro "nuovo". Sa che l’Ermitage, il più grande museo dei mondo, ci aveva scelti come sede? Poi sono arrivati loro e hanno detto no. No all’Ermitage!». Che infatti ha cambiato paesaggio, quello sì: e se n’è andato a Ferrara.
Francesco Battistini
corriere della sera, 12-09-2008
Il progetto di villette bocciato dalla giunta e riabilitato dal Tar. Lo scontro all’interno del centrosinistra. L’ex assessore ds favorevole all’opera: è soltanto una guerra per bande
«S’affacci, signora, s’affacci...». Giulia Maria Crespi era a Palazzo Ducale, qualche mese fa, e si stava gustando la Camera degli Sposi: «A un certo punto mi prende
per un braccio Filippo Trevisani, il sovrintendente, e mi porta alla finestra per contemplare il panorama...». S’ammirano le memorie dell’arte italiana, da lì: i
laghi medievali del Pitentino, l’ostello di Sparafucile, l’opera di Verdi, Rigoletto e il Duca di Mantova, cortigiani vil razza dannata, un paesaggio che sembra un quadro... Anzi, lo è: «Il sovrintendente mi mostra un volume, La Morte della Vergine del Mantegna. Sta a Madrid, al museo del Prado. Ma in quel momento, è come se l’avessi davanti...». La presidente del Fondo per l’ambiente è incantata: «Lo stesso, identico panorama. Lo sfondo collinare, il ponte di San Giorgio. Il sovrintendente mi ha portato alla finestra per una ragione: questo paesaggio, dice, è dove s’è dato il permesso per una costruzione d’edilizia-residenziale. Villette a tre piani, un albergo di otto, due torri condominiali, uffici, un parcheggio. Una cosa mostruosa. Dunque, anche il Mantegna viene svillaneggiato...».
Vil(lette) razza dannata. Lungo Strada Cipata, proprio di fronte al profilo del castello e delle mura e della cupola di Sant’Andrea, il cemento prossimo venturo è annunciato da qualche baracca dell’immobiliare Lagocastello e dagl’inviti a prenotare sin d’ora Il Mincio come il Pincio. A Mantova sono scesi in campo Rutelli, Carlo Ripa di Meana, i grillini. Perché si teme che le ruspe ripartano, adesso: uno sfregio alla città che si fregia d’essere patrimonio mondiale dell’Unesco, è la protesta, case in una zona che è già afflitta dal petrolchimico, dai veleni che respira, da un rischio tumore trenta volte superiore alla media nazionale. S’indigna il presentatore tv Patrizio Roversi, mantovano, turista per caso e qualche volta in casa: «In questi giorni, ero a Mantova per il festival letterario. Una meraviglia. Abbiamo lo skyline più bello del mondo: i turisti si tamponano sul ponte, quando se lo trovano davanti. E allora decidiamo: il futuro è valorizzare la cultura e il Mantegna o il cemento e il petrolchimico?».
Diritto alla bellezza, lo chiama il sindaco Brioni. Anche se in ballo non c’è solo il Mantegna. E c’entra una furibonda guerra nel centrosinistra locale. E poi la grande opportunità, dicono i palazzinari, di ripopolare il centro d’una Mantova ricca ma svuotata, che potrebbe superare quota 5omila abitanti e risalire nella considerazione
nazionale. Senza contare i 4o milioni di danni (e l’inevitabile bancarotta municipale) che Antonio Muto, il costruttore, esigerà in caso d’inadempienza: «Ma quale speculazione, l’area è edificabile dal 1984! - dice Stefano Montanari, ex assessore ds nella giunta Burchiellaro -. Qui c’è solo un privato che ha subìto un danno e dei giudici che finalmente gli stanno dando ragione. Il resto sono chiacchiere». Però c’è una anche una bocciatura politica, per la vostra giunta... «Questi dei Pd si nascondono dietro la cultura, invece fanno le solite guerre per bande. Tabula rasa su tutto quel che non è il loro "nuovo". Sa che l’Ermitage, il più grande museo dei mondo, ci aveva scelti come sede? Poi sono arrivati loro e hanno detto no. No all’Ermitage!». Che infatti ha cambiato paesaggio, quello sì: e se n’è andato a Ferrara.
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