Kolossal Correggio

Corriere della Sera 18.9.08
Kolossal Correggio
Gli affreschi e 35 capolavori: Parma celebra il suo gigante «di provincia»
di Francesca Montorfano

Pittore della grazia e degli affetti, dei sensi e della voluttà. Insuperabile interprete di soggetti sacri e motivi squisitamente profani. Capace come pochi altri di dipingere lo splendore della luce, i volti ridenti dei fanciulli e la seta dei capelli femminili, di rendere anche l'aria, anche i vapori e i profumi, anche le nuvole, quelle nuvole soltanto sue, dense, materiche, libere di muoversi nei cieli. «Nessuno meglio di lui toccò colori, né con maggior vaghezza o con più rilievo alcun artefice dipinse meglio di lui, tanta era la morbidezza delle carni ch'egli faceva e la grazia con che e' finiva i suoi lavori», scrisse di lui Giorgio Vasari, accompagnando la vita del Correggio a quelle di Leonardo e di Giorgione, quasi a indicarlo come l'erede, come il punto d'incontro tra le tante voci dell'arte italiana del primo Cinquecento.
È un genio, quello di Antonio Allegri da Correggio, da accostare ai maestri del Rinascimento, a Michelangelo e Raffaello, a Leonardo e Tiziano, ma forse non altrettanto riconosciuto per l'importanza del suo ruolo e l'originalità espressiva. La sua è una scelta pittorica in stupefacente equilibrio tra sensibilità naturalistica lombarda e cromatismo veneziano, una scelta rielaborata in piena autonomia, personalissima, già anticipatrice di una maniera moderna. Ma il pittore è anche l'unico grande artista della sua epoca a non aver mai lavorato nelle capitali culturali del tempo, a Roma, Firenze o Venezia, né stabilmente per una corte. La sua carriera fulminante, quel ventennio di attività febbrile che va dal 1514 al '34, si è svolta quasi esclusivamente tra il paese natale, Correggio, allora una piccola corte aristocratica, Mantova con le suggestioni di Mantegna e il ruolo di primo piano giocato da Isabella d'Este e Parma, allora un brulichio di intelligenze artistiche e di atelier, la città che lo adotta e gli consente di realizzare alcuni dei suoi più alti capolavori. E proprio Parma dedica oggi al pittore la più ampia e organica rassegna che gli sia mai stata riservata e che vede per la prima volta riunita gran parte dei dipinti trasportabili dell'artista in arrivo da alcuni dei più prestigiosi musei del mondo.
«Questa mostra sarà una riscoperta assoluta anche per chi già conosce Correggio», afferma Lucia Fornari Schianchi, curatrice dell'evento parmense. «Abbiamo voluto ricostruire la biografia umana e artistica del pittore, approfondendola nei suoi vari aspetti attraverso un racconto che illustri il clima culturale del tempo e i luoghi che hanno visto nascere ed esplodere la sua arte: quella pianura intorno alla valle del Po dove si è svolta gran parte della sua vita e che ritorna anche nella resa atmosferica, nell'attenzione al paesaggio che Correggio anticipa come un soggetto autonomo, in una visione già protobarocca degli spazi. Sarà anche l'occasione di vedere finalmente a confronto opere di soggetto religioso e tele di carattere mitologico e profano, come "L'educazione di Amore" della National Gallery di Londra o "Venere, satiro e Cupido" del Louvre, che rivelano come il linguaggio dell'artista sia ugualmente caldo e coinvolgente, ugualmente seduttivo nei due generi, nella resa dei sentimenti e delle emozioni, nei capelli scompigliati dal vento o scarmigliati dal dolore, come in quel "Compianto sul Cristo morto" così denso di pathos e carnalità. Un linguaggio che si rivela profano quando è sacro e sacrale anche nella pittura erotica».
Alla Galleria Nazionale saranno così esposti 35 dipinti tra i più significativi dell'artista, tra cui una recente attribuzione, il «Volto di Cristo» di collezione privata inglese accanto a una tavola di uguale soggetto del Getty Museum di Los Angeles. In più saranno visibili circa quaranta studi e disegni preparatori, in un emozionante riscontro con le opere finite. Il percorso racconterà la formazione del pittore, la sua crescita professionale, i committenti, l'officina creativa e i rapporti con la cultura del tempo, documentata da più di 90 opere tra maioliche, sculture, codici e dipinti, tra cui alcuni capolavori di Leonardo, Mantegna, Giorgione, Dosso Dossi o Lorenzo Lotto, i grandi maestri con cui questo artista «di provincia» ha saputo dialogare alla pari. La rassegna costituirà comunque solo la prima tappa dell'itinerario. A poche centinaia di metri saranno visitabili con una visione ravvicinata grazie a speciali ponteggi dotati di ascensore anche i grandi cicli affrescati: nella camera picta della badessa nel convento di San Paolo, nella chiesa del monastero di San Giovanni Evangelista e nel Duomo. Ed è qui, in questa cupola definita da Anton Raphael Mengs «la più bella di tutte», ma ritenuta scandalosa dai contemporanei, in questo Paradiso affollato di personaggi raffigurati in audaci scorci illusionistici, che Correggio dà un'ulteriore, stupefacente prova della sua arte.

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