Tiepolo censurato, la protesta dei musei "Che gaffe a Palazzo Chigi".

Tiepolo censurato, la protesta dei musei "Che gaffe a Palazzo Chigi". Il direttore dei Vaticani: "Da noi il record dei nudi..."
LUCIANO NIGRO
MARTEDÌ, 05 AGOSTO 2008 LA REPUBBLICA - Interni

"Velare la ‘Verità´ è una sciocchezza assoluta. Chi mai può sentirsi offeso da quel nudo?"

ROMA - «Chi potrebbe mai offendersi di fronte alla Verità nuda del Tiepolo? Velarla è una sciocchezza assoluta. Lo lasci dire a chi dirige i musei Vaticani: qui dentro, ci sono più nudi che in qualunque altro museo al mondo». Non riesce a capacitarsi Antonio Paolucci, storico dell´arte, già ministro dei Beni culturali e ora, nel cuore della Chiesa di Roma, al vertice di una delle più ricche e "sacre" collezioni d´arte del mondo. Anche 48 ore dopo la scoperta della censura di palazzo Chigi al quadro scelto da Berlusconi per fare da sfondo alle conferenze stampa del governo, quel reggiseno e quelle braghe aggiunte "a fin di bene" per nascondere il seno e le nudità della Verità che Giambattista Tiepolo voleva svelata, fa discutere esperti e storici dell´arte che invocano: togliete quei ritocchi, la verità non può essere che nuda. Non è solo il presidente della regione Veneto Giancarlo Galan a gridare all´offesa («Palazzo Chigi ha ferito uno dei più grandi pittori della libertà») e a chiedere una «punizione esemplare» del colpevole. Anche i critici, tra il divertito e l´avvilito, si aspettano un gesto riparatore.
«Che tristezza leggere notizie del genere – lamenta Sandrina Bandera, soprintendente della pinacoteca di Brera – quel Tiepolo va lasciato così. Non si può coprire la Verità, un soggetto per secoli rappresentato nudo, fin da quando il Bernini nel ‘600 recuperò un´iconografia antichissima. Spero che la scelta fatta non sia irreversibile».
Perché allora quella censura? «Un caso di moralismo sciocco – sorride Eugenio Riccomini, storico bolognese, già soprintendente a Parma – l´intera storia dell´arte, dal Rinascimento in poi, ma anche prima, è piena di nudi. Evidentemente qualcuno, nella cerchia del presidente del Consiglio, ha pensato che non si potesse esporre un seno nudo accanto al volto del premier forse perché troppo simile a quelli che permette di mostra ogni sera nelle televisioni».
«Curioso però – aggiunge Andrea Emiliani, grande esperto di Guido Reni, dei Carracci e del Seicento emiliano, già soprintendente della pinacoteca di Bologna – che sia stata emendata la verità, un simbolo. Già occorre una bella resistenza morale per scegliere proprio quel simbolo con tutto ciò che la gente pensa oggi dei politici. Ai miei occhi pare una comica: la riproduzione era stata scelta come allusione governativa, in bella vista accanto ai ministri e poi è arrivato quel reggipetto. Non viene da sorridere pensando a quante cose vengono messe in mostra a Canale 5?».
A palazzo Chigi dicono che il ritocco è stato fatto per non offendere gli spettatori. Un argomento che però fa sbottare Paolucci. «Non so chi sia stato lo zelante funzionario – dice - ma questa storia fa ridere e finirà per aggiungersi allo sciocchezzaio estivo». E quando gli si ricorda che proprio nei musei Vaticani, nella cappella Sistina affrescata da Michelangelo più di quattro secoli fa, Daniele da Volterra, poi soprannominato il Braghettone, fu incaricato del più clamoroso caso di censura della storia (mettere le braghe alle anime nude dipinte dal maestro), il professor Paolucci replica allargando le braccia. «Appunto – sospira - è successo in un momento di oscuramento, ma non è la regola per la Chiesa. Se qui dentro ci sono tante opere senza veli è perché la nudità rappresenta la verità. "Veritatis Splendor" come diceva un´enciclica del Papa, dunque da non velare. La bellezza è la bellezza, Epifania di Dio. Consola che quella ritoccata sia una riproduzione, ma non mi fiderei di chi lo ha fatto: dimostra di non essere intelligente».
Come andrà a finire questa storia? Il velo verrà tolto, il quadro cambiato, o tutto resterà così? Non risponde lo staff di Berlusconi. E cortesemente evita commenti («Per non alimentare polemiche») il ministro Sandro Bondi. Chi entrasse nel sito dei Beni Culturali, tuttavia, una sorpresa la troverebbe. Il logo del ministero è la Dafne (con Apollo) di Galleria Borghese. Niente veli, in questo caso: il seno è nudo come Bernini lo fece.

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