Rimini: a Castel Sismondo «La rinascita dell'antico nell'arte italiana»

Corriere della Sera 3.8.08
Rimini: a Castel Sismondo «La rinascita dell'antico nell'arte italiana»
E un sepolcro diventa simbolo
di Flaminio Gualdoni

Federico II, imperatore e re, era detto «meraviglia del mondo ». Non era la solita piaggeria. Il nipote del Barbarossa è il monarca che fa rinascere in Italia, nel '200, il culto per le immagini antiche, per una classicità che deve legare strettamente ai fasti della Roma antica quelli della cultura nuova di cui egli è protagonista. Ci sono opere del passato che vengono reimpiegate in contesti moderni, oppure che scultori come Nicola e Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio reinventano nel linguaggio espressivo da cui nasce l'arte italiana, proprio come dal latino sgorga il volgare che Dante rende lingua autonoma e autorevole.
Il progetto della mostra riminese è questo, e il titolo Exempla suggerisce il senso di tale nitida continuità: l'antico come esempio per la cultura nuova vagheggiata da Federico, e questa stessa cultura come esempio per ciò che, di lì a poco, sarà la rivoluzione che da Giotto porta al Rinascimento. È una mostra difficile, severa, che si fa apprezzare proprio perché rinuncia al solito stucchevole clima d'intrattenimento turistico e vuole davvero far comprendere un passaggio cruciale della storia dell'arte.
Detto questo, i capolavori non mancano affatto, fra le circa 90 opere esposte. La gemma incisa «all'antica» con Poseidon e Anfitrite già posseduta da Lorenzo de' Medici si affianca a codici miniati leggendari come il De arte venandi cum avibus, il trattato che illustra la passione di Federico per la falconeria, e il De balneis puteolanis, esempio precoce di cure termali a Pozzuoli.
La rara cassetta-reliquiario di Sant'Elena, in legno di sandalo dipinto in rosso e oro, fa il paio con il rilievo marmoreo di Nicola e Giovanni Pisano che raffigura Rea Silvia e Romolo e Remo, proveniente dalla Fontana Maggiore di Perugia.
La lastra marmorea di Arnolfo di Cambio con una processione funebre, dal sepolcro Annibaldi, è per molti versi un simbolo della mostra: cinque figure a rilievo altissimo su un fondo ornato da mosaici dorati si susseguono in pose diverse, citando quasi testualmente i bassorilievi romani con scene di processione ma contemporaneamente non sottomettendosi a quel modello, bensì riprendendolo e facendone cosa nuova. Il clima di rinnovamento è rappresentato d'altronde anche da una bellissima Testa di Cristo dipinta da Pietro Cavallini, che idealmente chiude il '200.
EXEMPLA. LA RINASCITA DELL'ANTICO NELL'ARTE ITALIANA
Rimini, Castel Sismondo, sino al 7 settembre. Tel. 0541/783100

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