Palazzo Chigi censura Tiepolo: la "Verità" e il reggiseno di Silvio

Palazzo Chigi censura Tiepolo: la "Verità" e il reggiseno di Silvio
GIULIA PALMIERI
03 agosto 2008, LA STAMPA

Nella conferenza di maggio con i sindacati la Veritas appare nuda, come Tiepolo l'ha fatta. A luglio si copre di un velo

L’aveva scelto lui, Silvio Berlusconi in persona, quel dipinto maestoso di Giambattista Tiepolo, «La Verità svelata dal Tempo». L’aveva voluto come sfondo alle spalle dei ministri, quando in conferenza stampa avrebbero riferito delle decisioni prese in Consiglio. Era piaciuto a tutti, fino a qualche giorno fa. Quando qualcosa è cambiato. E il seno perfettamente tondo della bella donna morbida e diafana al centro del quadro è scomparso, coperto da una macchia di colore chiaro. Un drappo, probabilmente nato dal lavoro di ritocco sull’immagine digitale. Un click e via anche l’ombelico, il simbolo della trasgressione che la Raffa nazionale sdoganò in televisione qualche decennio fa. Così, nel nuovo pannello sulla parete dietro le spalle dei ministri, la Verità del Tiepolo si veste di una leggera tunica lattea, mai indossata prima d’ora. Forse i fidi collaboratori del premier gli hanno suggerito che un capezzolo nitidamente delineato alla sua sinistra avrebbe potuto distogliere l’attenzione dei giornalisti dal contenuto dei suoi discorsi? O forse le ministre Carfagna, Gelmini, Meloni e Prestigiacomo hanno protestato contro la nudità femminile data in pasto alla stampa, in primo piano, lamentando una scelta dal sapore vagamente maschilista? Pare di no. La spiegazione dello staff di tecnici dell’immagine del presidente del Consiglio è un’altra: la mammella è scomparsa «a fin di bene». La visione di quel seno «a volte inevitabilmente in evidenza in alcune riprese delle conferenze stampa» potrebbe urtare «la sensibilità di qualche spettatore».

Censura, ma con finalità più che nobili. La Chiesa non c’entra: la Controriforma è targata Berlusconi, il leader politico che ha rivoluzionato il Paese anche con la tv delle veline, tutta cosce e intrattenimento. Insomma, un Silvio modello 1564, l’anno in cui le autorità ecclesiastiche decisero di cancellare l’indecenza delle anime che Michelangelo aveva affrescato nella Cappella Sistina. Tutte indecorosamente nude. In Paradiso come all’Inferno. E tutte prontamente rivestite dalla mano di Daniele da Volterra con stoffe variopinte affinché i genitali divenissero invisibili agli occhi dello spettatore.

Anzi, del fedele. Chissà se della decisione sa qualcosa Mario Catalano, lo stretto collaboratore in materia di scenografia del Cavaliere, l’architetto che collaborò proprio con la Carrà e che propose la Verità settecentesca a Berlusconi. E chissà che ne pensa Tiepolo, che finora ha riposato nella convinzione che la censura moralista non potesse più essere affar suo.

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