Parigi, viaggio nella clinica che restituisce la verginità. "La chirurgia salva le nostre nozze"
La Repubblica 12.6.08
Boom di operazioni per le musulmane che cercano marito
Parigi, viaggio nella clinica che restituisce la verginità. "La chirurgia salva le nostre nozze"
Sempre più ragazze musulmane chiedono l´imenoplastica
di Giampiero Martinotti
PARIGI. A due passi dagli Champs-Elysées, la clinica è uguale a tante altre dei bei quartieri: palazzo ottocentesco, una certa signorilità senza ostentazione. E una clientela soprattutto femminile, angustiata dal proprio corpo: i seni, la cellulite, le rughe. Ma qui approdano anche tante ragazze musulmane che non cercano un decolleté da sogno o un sedere perfetto. Vengono a cercare invece una nuova verginità.Chiedono di farsi ricucire l´imene per dare ai loro futuri mariti l´illusione di una purezza, rispettare tradizioni ancestrali ed evitare di essere additate come «puttane». Salgono la bella scala, vanno al primo piano dove c´è il blocco operatorio, passano qualche ora al quarto, nelle camere in cui si riposano. Poi ripartono verso la loro vita, lontano dallo sfavillio dei quartieri ricchi della capitale.
Il caso del matrimonio annullato a Lille perché la sposa non era vergine, ha riportato alla luce un fenomeno che l´ordine professionale dei ginecologi osserva da tempo: «Ci chiedono certificati di verginità e riparazioni di imene. Non è un fenomeno massiccio, ma non si era mai visto prima: l´integralismo progredisce», dice il professor Jacques Lansac. E non sono donne con il velo a chiederlo, ma ragazze che hanno avuto una vita come quella delle loro coetanee di origine europea e che all´approssimarsi del matrimonio ricadono nelle tradizioni, nei ricatti delle famiglie, nell´assurdità di un uomo che vuole essere «l´unico». Alcune di loro ricorrono ai vecchi trucchi, come un pezzetto di fegato di vitello nascosto nella vagina, altre preferiscono l´imenoplastica. E sono pronte a pagare i 2-2.200 euro richiesti: «La verginità non ha prezzo», dice una ragazza che si è fatta operare. Altre cercano prezzi più convenienti o chirurghi che accettano di far passare l´operazione sotto un´altra voce per farla rimborsare dal servizio sanitario. Oppure vanno nel Magreb.
Il peso delle famiglie, raccontano sui siti internet tantissime ragazze musulmane, è spesso insopportabile, ma è difficile liberarsene: «Mia madre mi ha sempre ripetuto: se non vai bene a scuola, si potrà sempre far qualcosa, ma se perdi quella (la verginità, ndr), non si può far niente. Non si può dare una figlia sporca». Discorsi che traumatizzano le ragazze, che a volte preferiscono praticare «l´amore da dietro», come dicono, piuttosto che perdere la verginità prima delle nozze: «Da noi non si scherza con queste cose».
Nella clinica degli Champs-Elysées, Marc Abecassis opera due o tre volte la settimana. Nel 1992 è stato uno dei primi a lanciarsi nella chirurgia del pene, da una decina d´anni si occupa anche delle donne: «All´inizio le richieste di imenoplastica erano sporadiche, da due o tre anni sono diventate regolari, soprattutto perché c´è più informazione». Le sue pazienti hanno fra i 18 e i 35 anni e origini sociali diverse: studentesse, disoccupate, professoresse, ricercatrici. «Quando vengono da me hanno ragionato e riflettuto molto. Con noi parlano, possono confidarsi. Non mi piace far questo intervento, ma non voglio giudicare: queste donne sono disperate, e io voglio alleviare la loro sofferenza».
Dietro le porte, al quarto piano della clinica, si sfiorano per qualche ora due mondi lontani mille miglia: quello delle donne che vivono nell´esuberante edonismo occidentale e non esitano a far ricorso alla chirurgia estetica per sedurre. E quello delle ragazze che invece devono ridiventare illibate per fingere di essersi date a uno solo. Due mondi non poi tanto diversi, secondo un ginecologo che opera nella periferia parigina: «Accettiamo di rifare i seni alle donne perché assomiglino alle bambole dei rotocalchi: perché non ricucire gli imeni? In entrambi i casi si tratta della sottomissione a un´ideologia, occidentale da un lato, musulmana dall´altro. Entrambe condannabili, per quanto mi riguarda». Un atteggiamento condiviso da pochi dei suoi colleghi.
Boom di operazioni per le musulmane che cercano marito
Parigi, viaggio nella clinica che restituisce la verginità. "La chirurgia salva le nostre nozze"
Sempre più ragazze musulmane chiedono l´imenoplastica
di Giampiero Martinotti
PARIGI. A due passi dagli Champs-Elysées, la clinica è uguale a tante altre dei bei quartieri: palazzo ottocentesco, una certa signorilità senza ostentazione. E una clientela soprattutto femminile, angustiata dal proprio corpo: i seni, la cellulite, le rughe. Ma qui approdano anche tante ragazze musulmane che non cercano un decolleté da sogno o un sedere perfetto. Vengono a cercare invece una nuova verginità.Chiedono di farsi ricucire l´imene per dare ai loro futuri mariti l´illusione di una purezza, rispettare tradizioni ancestrali ed evitare di essere additate come «puttane». Salgono la bella scala, vanno al primo piano dove c´è il blocco operatorio, passano qualche ora al quarto, nelle camere in cui si riposano. Poi ripartono verso la loro vita, lontano dallo sfavillio dei quartieri ricchi della capitale.
Il caso del matrimonio annullato a Lille perché la sposa non era vergine, ha riportato alla luce un fenomeno che l´ordine professionale dei ginecologi osserva da tempo: «Ci chiedono certificati di verginità e riparazioni di imene. Non è un fenomeno massiccio, ma non si era mai visto prima: l´integralismo progredisce», dice il professor Jacques Lansac. E non sono donne con il velo a chiederlo, ma ragazze che hanno avuto una vita come quella delle loro coetanee di origine europea e che all´approssimarsi del matrimonio ricadono nelle tradizioni, nei ricatti delle famiglie, nell´assurdità di un uomo che vuole essere «l´unico». Alcune di loro ricorrono ai vecchi trucchi, come un pezzetto di fegato di vitello nascosto nella vagina, altre preferiscono l´imenoplastica. E sono pronte a pagare i 2-2.200 euro richiesti: «La verginità non ha prezzo», dice una ragazza che si è fatta operare. Altre cercano prezzi più convenienti o chirurghi che accettano di far passare l´operazione sotto un´altra voce per farla rimborsare dal servizio sanitario. Oppure vanno nel Magreb.
Il peso delle famiglie, raccontano sui siti internet tantissime ragazze musulmane, è spesso insopportabile, ma è difficile liberarsene: «Mia madre mi ha sempre ripetuto: se non vai bene a scuola, si potrà sempre far qualcosa, ma se perdi quella (la verginità, ndr), non si può far niente. Non si può dare una figlia sporca». Discorsi che traumatizzano le ragazze, che a volte preferiscono praticare «l´amore da dietro», come dicono, piuttosto che perdere la verginità prima delle nozze: «Da noi non si scherza con queste cose».
Nella clinica degli Champs-Elysées, Marc Abecassis opera due o tre volte la settimana. Nel 1992 è stato uno dei primi a lanciarsi nella chirurgia del pene, da una decina d´anni si occupa anche delle donne: «All´inizio le richieste di imenoplastica erano sporadiche, da due o tre anni sono diventate regolari, soprattutto perché c´è più informazione». Le sue pazienti hanno fra i 18 e i 35 anni e origini sociali diverse: studentesse, disoccupate, professoresse, ricercatrici. «Quando vengono da me hanno ragionato e riflettuto molto. Con noi parlano, possono confidarsi. Non mi piace far questo intervento, ma non voglio giudicare: queste donne sono disperate, e io voglio alleviare la loro sofferenza».
Dietro le porte, al quarto piano della clinica, si sfiorano per qualche ora due mondi lontani mille miglia: quello delle donne che vivono nell´esuberante edonismo occidentale e non esitano a far ricorso alla chirurgia estetica per sedurre. E quello delle ragazze che invece devono ridiventare illibate per fingere di essersi date a uno solo. Due mondi non poi tanto diversi, secondo un ginecologo che opera nella periferia parigina: «Accettiamo di rifare i seni alle donne perché assomiglino alle bambole dei rotocalchi: perché non ricucire gli imeni? In entrambi i casi si tratta della sottomissione a un´ideologia, occidentale da un lato, musulmana dall´altro. Entrambe condannabili, per quanto mi riguarda». Un atteggiamento condiviso da pochi dei suoi colleghi.
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