La crisi della mozzarella: dalla miopia ambientale al disastro economico
La crisi della mozzarella: dalla miopia ambientale al disastro economico
Liberazione del 26 marzo 2008, pag. 1
di Sabina Morandi
Quelli che avevano liquidato la faccenda come un problema ambientale sono serviti: la catastrofe campana - una catastrofe prima di tutto sanitaria, come si tende a dimenticare - comincia a presentare il conto. Certo, in termini di tumori, malformazioni infantili, patologie dell'apparato respiratorio e riduzione della fertilità purtroppo il conto era già stato presentato da parecchio ma, com'è noto, queste sono quisquiglie finché non ti capitano fra capo e collo. Quello che conta - non fanno che ripeterlo - è la crescita, lo sviluppo, i posti di lavoro e le meraviglie della tradizione italiana che, nel caso delle nostre produzioni pregiate, è un valore aggiunto di notevole importanza. Lo è certamente quello della mozzarella di bufala, un settore che in Campania impiega una cosa come 20 mila lavoratori e ogni anno sforna 33 mila tonnellate di prodotto, per la maggior parte consumato in patria ma in buona parte - un 16 per cento - spedito a rendere gustose le pizze di tutto il pianeta.
Ora viene fuori che la Corea del Sud e il Giappone hanno deciso di bloccare le importazioni dopo avere trovato della diossina nelle mozzarelle campane.
Potrebbe sembrare un particolare di poco conto se non fosse che Seoul, così come Tokyo, Taipei e Hong Kong, sono le capitali di quella che è ormai la parte economicamente più sviluppata del mondo, dove risiede circa metà dell'umanità e dove si consuma a rotta di collo. Insomma, se gli asiatici smettono di mangiare mozzarella - sulla pizza, nell'insalata e via dicendo - per la piccola Italietta sono dolori. Per quanto tenuto celato nelle pagine interne dei giornali e dei tg nostrani, il dibattito sulla "toxic mozzarella" imperversa da settimane sulla Bbc, la Cnn e sulle pagine del New York Times i cui giornalisti non sembrano niente affatto rassicurati dalle rassicurazioni in uso dalle nostre parti. Insomma, mentre Bassolino mette in guardia contro «il rischio psicosi», i medici mettono in guardia contro la diossina, noto cancerogeno che non ha niente, ma proprio niente a che fare con i rifiuti urbani. Sì perché c'è anche questo risvolto nelle notizie provenienti dall'Asia: la raccolta differenziata con la diossina c'entra ben poco. Ci dispiace per i razzisti più o meno dichiarati che hanno perso un'altra occasione per tacere: l'educazione civica dei napoletani - o dei campani - non c'entra proprio niente con la contaminazione delle falde acquifere. Se mai, a voler essere onesti, c'entra molto di più l'educazione civica degli imprenditori settentrionali (e non solo di quelli) che hanno preferito spedire i rifiuti tossici in Campania piuttosto che trattarli come era loro dovere. C'entra il comportamento criminale, ma anche miope, di amministratori che hanno lasciato fare più o meno consapevolmente (ma questo lo diranno i magistrati) pensando di poter tenere insieme tutto il pacchetto: le produzioni a denominazione d'origine controllata, il turismo e le discariche tossiche, tutt'ora difese a suon di manganelli. Inquietante, quanto disperato, il secessionismo salernitano ideato dal consigliere regionale del Pd Ugo Carpinelli che propone di sostituire il marchio "Dop Campania" con un "Dop di Battipaglia-Paestum" visto che ormai è meglio che «si prenda definitivamente atto che in alcuni territori del Casertano non esistono più le condizioni ambientali per garantire un prodotto sicuro. Serve una risposta forte: solo un nuovo marchio "mozzarella" ci restituirebbe prestigio». Saranno felici gli allevatori e i contadini casertani che non solo s'ammalano per le sostanze tossiche e rischiano il lavoro ma si trovano anche sul banco degli imputati con l'accusa di frode e avvelenamento di sostanze alimentari (109 indagati). Per questo le associazioni di categoria come Coldiretti e i consorzi locali chiedono una rapida indagine per salvare una produzione che, da sola, vale 300 milioni di euro. E le autorità? Il ministro dell'Agricoltura De Castro, insieme al governatore Bassolino, se la prende con la fuga di notizie, strategia che potrà anche funzionare dalle nostre parti ma non certo là fuori nel mondo, dove la gente parla anche inglese e può leggere gli articoli delle riviste scientifiche sui tumori in Campania (come Lancet ) o le conclusioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, nell'area intorno a Napoli, ha riscontrato tassi di mortalità più alti che nel resto dell'Italia. Quelli, di certo, la mozzarella non la mangeranno più tanto volentieri.
Liberazione del 26 marzo 2008, pag. 1
di Sabina Morandi
Quelli che avevano liquidato la faccenda come un problema ambientale sono serviti: la catastrofe campana - una catastrofe prima di tutto sanitaria, come si tende a dimenticare - comincia a presentare il conto. Certo, in termini di tumori, malformazioni infantili, patologie dell'apparato respiratorio e riduzione della fertilità purtroppo il conto era già stato presentato da parecchio ma, com'è noto, queste sono quisquiglie finché non ti capitano fra capo e collo. Quello che conta - non fanno che ripeterlo - è la crescita, lo sviluppo, i posti di lavoro e le meraviglie della tradizione italiana che, nel caso delle nostre produzioni pregiate, è un valore aggiunto di notevole importanza. Lo è certamente quello della mozzarella di bufala, un settore che in Campania impiega una cosa come 20 mila lavoratori e ogni anno sforna 33 mila tonnellate di prodotto, per la maggior parte consumato in patria ma in buona parte - un 16 per cento - spedito a rendere gustose le pizze di tutto il pianeta.
Ora viene fuori che la Corea del Sud e il Giappone hanno deciso di bloccare le importazioni dopo avere trovato della diossina nelle mozzarelle campane.
Potrebbe sembrare un particolare di poco conto se non fosse che Seoul, così come Tokyo, Taipei e Hong Kong, sono le capitali di quella che è ormai la parte economicamente più sviluppata del mondo, dove risiede circa metà dell'umanità e dove si consuma a rotta di collo. Insomma, se gli asiatici smettono di mangiare mozzarella - sulla pizza, nell'insalata e via dicendo - per la piccola Italietta sono dolori. Per quanto tenuto celato nelle pagine interne dei giornali e dei tg nostrani, il dibattito sulla "toxic mozzarella" imperversa da settimane sulla Bbc, la Cnn e sulle pagine del New York Times i cui giornalisti non sembrano niente affatto rassicurati dalle rassicurazioni in uso dalle nostre parti. Insomma, mentre Bassolino mette in guardia contro «il rischio psicosi», i medici mettono in guardia contro la diossina, noto cancerogeno che non ha niente, ma proprio niente a che fare con i rifiuti urbani. Sì perché c'è anche questo risvolto nelle notizie provenienti dall'Asia: la raccolta differenziata con la diossina c'entra ben poco. Ci dispiace per i razzisti più o meno dichiarati che hanno perso un'altra occasione per tacere: l'educazione civica dei napoletani - o dei campani - non c'entra proprio niente con la contaminazione delle falde acquifere. Se mai, a voler essere onesti, c'entra molto di più l'educazione civica degli imprenditori settentrionali (e non solo di quelli) che hanno preferito spedire i rifiuti tossici in Campania piuttosto che trattarli come era loro dovere. C'entra il comportamento criminale, ma anche miope, di amministratori che hanno lasciato fare più o meno consapevolmente (ma questo lo diranno i magistrati) pensando di poter tenere insieme tutto il pacchetto: le produzioni a denominazione d'origine controllata, il turismo e le discariche tossiche, tutt'ora difese a suon di manganelli. Inquietante, quanto disperato, il secessionismo salernitano ideato dal consigliere regionale del Pd Ugo Carpinelli che propone di sostituire il marchio "Dop Campania" con un "Dop di Battipaglia-Paestum" visto che ormai è meglio che «si prenda definitivamente atto che in alcuni territori del Casertano non esistono più le condizioni ambientali per garantire un prodotto sicuro. Serve una risposta forte: solo un nuovo marchio "mozzarella" ci restituirebbe prestigio». Saranno felici gli allevatori e i contadini casertani che non solo s'ammalano per le sostanze tossiche e rischiano il lavoro ma si trovano anche sul banco degli imputati con l'accusa di frode e avvelenamento di sostanze alimentari (109 indagati). Per questo le associazioni di categoria come Coldiretti e i consorzi locali chiedono una rapida indagine per salvare una produzione che, da sola, vale 300 milioni di euro. E le autorità? Il ministro dell'Agricoltura De Castro, insieme al governatore Bassolino, se la prende con la fuga di notizie, strategia che potrà anche funzionare dalle nostre parti ma non certo là fuori nel mondo, dove la gente parla anche inglese e può leggere gli articoli delle riviste scientifiche sui tumori in Campania (come Lancet ) o le conclusioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che, nell'area intorno a Napoli, ha riscontrato tassi di mortalità più alti che nel resto dell'Italia. Quelli, di certo, la mozzarella non la mangeranno più tanto volentieri.
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