Zero in condotta a Marco Pannella: «Il Partito Democratico non riuscirà a portare Oltretevere lo scalpo dei radicali»
Liberazione 24.2.08
Zero in condotta a Marco Pannella
Aveva detto: «Il Partito Democratico non riuscirà a portare Oltretevere lo scalpo dei radicali»
«Il Partito Democratico non riuscirà a portare Oltretevere lo scalpo dei radicali. E' difficile
scioglierci». Soltanto pochi giorni fa Marco Pannella sembrava intenzionato a vendere cara la pelle. Anzi, a non venderla affatto. E invece sul prezzo, come sempre, si può trattare. Anche se nel negoziato è rimasto nell'ombra, affidandosi ai suoi ambasciatori, non c'è dubbio che dietro il patto siglato tra i radicali e il Partito democratico ci sia il benestare del grande capo. Del resto è stato proprio lui ad ufficializzare l'intesa. Ora, c'è da credergli quando dice che a volte «bisogna avere l'umiltà di subire delle condizioni oggettive» e che quella con il piddì sarà una «convivenza faticosa, laboriosa, difficile». Ed è pur vero che correre da soli sarebbe equivalso ad suicidio («dopo 52 anni, riescono ad ammazzarci definitivamente»). Certo, però, in questa occasione il leader radicale ha fatto mostra di una pavidità inconsueta, quasi stonata rispetto alla caratura del personaggio. L'abbandono a una realpolitik che offusca il suo profilo di uomo passionale, battagliero e solitario. Che non ha mai digerito nulla e oggi è disposto ad incassare un accordo elettorale, diciamolo pure, sfacciatamente venale e di basso profilo. Per un pugno di seggi (nove), una poltrona di ministro (Bonino) e i tanto vituperati rimborsi elettorali (il 10%) i radicali hanno rinunciato al proprio simbolo, alla propria lista e forse - dati gli equilibri di forza nel piddì e la folta rappresentanza dell'area cattolica - anche un po' alle loro battaglie. L'appendice grottesca è che Pannella ha rinunciato a Pannella. E sì, perché statuto "democratico" alla mano, chi ha già tre legislature alla spalle non sarà candidato e dunque il lider maximo è fuori dai giochi. Ancora una volta, dopo la beffa della mancata attribuzione dei seggi alla Rosa nel pugno al Senato. Roba da Tapiro, più che da zero in condotta.
Una parabola che forse il carismatico condottiero radicale poteva indirizzare a miglior sorte, se solo avesse dato corso ai suoi sospetti anziché inseguire con pervicacia la corte di Walter. Perché se è vero che del partito democratico (ma non sub specie veltroniana) Pannella è sempre stato un caldo sostenitore - forse addirittura un precursore - è altrettanto vero che il cammino incidentato degli ultimi mesi, lastricato di veti e ripicche, sembrava condurre altrove. Se non allo splendido isolazionismo radicale, almeno al ruolo di disturbatori del manovratore. E sì, perché senza correre troppo indietro nel tempo, vale la pena ricordare il trambusto che si scatenò quando Pannella propose la sua candidatura alle primarie di ottobre. Apriti cielo. Le reazioni fra i puristi dell'Ulivo oscillarono tra la malcelata diffidenza e la più smaccata ostilità. Lo stesso Veltroni (pacatamente, serenamente) liquidò la faccenda alla stregua di una boutade: «Marco ogni tanto si diverte, è simpatico, e coglie le occasioni in cui i riflettori sono accesi per esserci». Quando infine il comitato lo escluse per incompatibilità lui iniziò a sparare bordate contro il «veltrusconismo», contro il «partito bulgaro» che non valeva molto di più di quello berlusconiano: «due gemelleari, estreme imposture». Vocabolario che Pannella ha continuato a declinare fino all'altro ieri, quando dal loft di Santa Anastasia continuavano a piovere i niet dei centristi: «una reazione anticonciliare e controriformista». Ma oggi le sue colorite repliche ai brontolii dei cattolici del piddì (ne sono tanti, sia i brontolii che i cattolici) suonano di maniera. Il gigante radicale appare "sedato". E si chiede perché mai ci sia il «vade retro Satana» nei confronti di «un vecchio ottantenne che perde il filo dei suoi discorsi». Noi confidiamo che non sia l'inizio della rassegnazione. E però gli domandiamo: ora che i suoi sono della partita, siglerà il codice etico? sbraiterà ancora contro l'informazione di regime? Siederà agli stessi tavoli dei « crociati della legge 40», magari al fianco di Binetti, una delle «immagini più oltranziste delle posizioni vaticane»?.
Coraggio, Marco, adelante ma con cilicio.
Zero in condotta a Marco Pannella
Aveva detto: «Il Partito Democratico non riuscirà a portare Oltretevere lo scalpo dei radicali»
«Il Partito Democratico non riuscirà a portare Oltretevere lo scalpo dei radicali. E' difficile
scioglierci». Soltanto pochi giorni fa Marco Pannella sembrava intenzionato a vendere cara la pelle. Anzi, a non venderla affatto. E invece sul prezzo, come sempre, si può trattare. Anche se nel negoziato è rimasto nell'ombra, affidandosi ai suoi ambasciatori, non c'è dubbio che dietro il patto siglato tra i radicali e il Partito democratico ci sia il benestare del grande capo. Del resto è stato proprio lui ad ufficializzare l'intesa. Ora, c'è da credergli quando dice che a volte «bisogna avere l'umiltà di subire delle condizioni oggettive» e che quella con il piddì sarà una «convivenza faticosa, laboriosa, difficile». Ed è pur vero che correre da soli sarebbe equivalso ad suicidio («dopo 52 anni, riescono ad ammazzarci definitivamente»). Certo, però, in questa occasione il leader radicale ha fatto mostra di una pavidità inconsueta, quasi stonata rispetto alla caratura del personaggio. L'abbandono a una realpolitik che offusca il suo profilo di uomo passionale, battagliero e solitario. Che non ha mai digerito nulla e oggi è disposto ad incassare un accordo elettorale, diciamolo pure, sfacciatamente venale e di basso profilo. Per un pugno di seggi (nove), una poltrona di ministro (Bonino) e i tanto vituperati rimborsi elettorali (il 10%) i radicali hanno rinunciato al proprio simbolo, alla propria lista e forse - dati gli equilibri di forza nel piddì e la folta rappresentanza dell'area cattolica - anche un po' alle loro battaglie. L'appendice grottesca è che Pannella ha rinunciato a Pannella. E sì, perché statuto "democratico" alla mano, chi ha già tre legislature alla spalle non sarà candidato e dunque il lider maximo è fuori dai giochi. Ancora una volta, dopo la beffa della mancata attribuzione dei seggi alla Rosa nel pugno al Senato. Roba da Tapiro, più che da zero in condotta.
Una parabola che forse il carismatico condottiero radicale poteva indirizzare a miglior sorte, se solo avesse dato corso ai suoi sospetti anziché inseguire con pervicacia la corte di Walter. Perché se è vero che del partito democratico (ma non sub specie veltroniana) Pannella è sempre stato un caldo sostenitore - forse addirittura un precursore - è altrettanto vero che il cammino incidentato degli ultimi mesi, lastricato di veti e ripicche, sembrava condurre altrove. Se non allo splendido isolazionismo radicale, almeno al ruolo di disturbatori del manovratore. E sì, perché senza correre troppo indietro nel tempo, vale la pena ricordare il trambusto che si scatenò quando Pannella propose la sua candidatura alle primarie di ottobre. Apriti cielo. Le reazioni fra i puristi dell'Ulivo oscillarono tra la malcelata diffidenza e la più smaccata ostilità. Lo stesso Veltroni (pacatamente, serenamente) liquidò la faccenda alla stregua di una boutade: «Marco ogni tanto si diverte, è simpatico, e coglie le occasioni in cui i riflettori sono accesi per esserci». Quando infine il comitato lo escluse per incompatibilità lui iniziò a sparare bordate contro il «veltrusconismo», contro il «partito bulgaro» che non valeva molto di più di quello berlusconiano: «due gemelleari, estreme imposture». Vocabolario che Pannella ha continuato a declinare fino all'altro ieri, quando dal loft di Santa Anastasia continuavano a piovere i niet dei centristi: «una reazione anticonciliare e controriformista». Ma oggi le sue colorite repliche ai brontolii dei cattolici del piddì (ne sono tanti, sia i brontolii che i cattolici) suonano di maniera. Il gigante radicale appare "sedato". E si chiede perché mai ci sia il «vade retro Satana» nei confronti di «un vecchio ottantenne che perde il filo dei suoi discorsi». Noi confidiamo che non sia l'inizio della rassegnazione. E però gli domandiamo: ora che i suoi sono della partita, siglerà il codice etico? sbraiterà ancora contro l'informazione di regime? Siederà agli stessi tavoli dei « crociati della legge 40», magari al fianco di Binetti, una delle «immagini più oltranziste delle posizioni vaticane»?.
Coraggio, Marco, adelante ma con cilicio.
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