Le religioni non amano le donne
Corriere della Sera 27.2.08
Saggi La tesi nel libro della «femminilista» Vittoria Haziel
Le religioni non amano le donne
di Marisa Fumagalli
Un'idea per lo slogan del prossimo 8 marzo? «Non da sola».
Fa a pugni, certo, con le anticaglie del femminismo separatista che non c'è più. Ben s'accorda, invece, con il nuovo «femminilismo », sostantivo coniato dalla scrittrice Vittoria Haziel. Sue, infatti, sono le tre parole-manifesto, contenute nell'ultima riga del saggio E dio negò la donna.
Sottotitolo: Come la legge dei padri perseguita da sempre l'universo femminile (Sperling & Kupfer, pp. 154, e 18). Il richiamo alla nuova battaglia di liberazione, che richiede lo sforzo comune dei due sessi, è la missione dichiarata del libro. Che, tuttavia, pone al centro il j'accuse, esplicito e testimoniato da storie vere a tinte forti, contro le violenze di ieri e di oggi, inflitte alle donne di tutto il mondo, nel nome delle tre grandi religioni monoteiste. Ebraismo, cristianesimo, islamismo. Excursus storico, corredato da riflessioni personali e annotazioni che rimandano ad altre analisi, impresse con il tratto deciso di una matita rossoblù. Nel mirino, dunque, ci sono le religioni dei padri. Mai «aggiornate», nonostante tutto. L'autrice, citando testi sacri, encicliche papali, discorsi, dimostra la sua tesi: il razzismo divino consumato ai danni delle donne.
Il fondamentalismo religioso (e non solo quello islamico di cui si parla molto, di questi tempi), che fa rima con maschilismo, umilia e colpisce tutto il genere femminile. Si può ancora sperare, allora? Si può. Il filo rosso che lega il variegato «documentario » (la Haziel è anche regista e sceneggiatrice), percorso da fughe nel sogno, ravvivato da sorprendenti artifici linguistici (si veda la sostituzione della parola dio con io, in alcune frasi), rivela un fine ambizioso: unire ciò che apparentemente è diviso e contrapposto. È questa, infatti, la missione dei «pontefici» (coloro che costruiscono ponti), a cominciare da lei: pacificare i due sessi, attraverso una nuova alleanza che offra dignità piena all'uomo e alla donna. «Non da sola », quindi. Gli uomini nuovi ci sono, basta trovarli, discutere e confrontarsi. In appendice al saggio, ecco l'elenco di gruppi maschili e misti, sparsi sul territorio nazionale e «accomunati dall'obiettivo di cambiare una Storia logora e sterile».
La «femminilista» Vittoria Haziel ha deciso anche di lanciare il nuovo fiore della «ricorrenza »: l'8 marzo, niente mimose. Al loro posto, tanti non-ti-scordar- di-me, simbolo di quel ponte d'amore tra femminile e maschile. Con la proposta di un'iniziativa forte: l'istituzione della «Giornata della memoria» (delle donne) «per ricordare il genocidio e la violenza che nella storia e nel mondo fanno ogni giorno milioni di vittime, più di qualsiasi olocausto».
Saggi La tesi nel libro della «femminilista» Vittoria Haziel
Le religioni non amano le donne
di Marisa Fumagalli
Un'idea per lo slogan del prossimo 8 marzo? «Non da sola».
Fa a pugni, certo, con le anticaglie del femminismo separatista che non c'è più. Ben s'accorda, invece, con il nuovo «femminilismo », sostantivo coniato dalla scrittrice Vittoria Haziel. Sue, infatti, sono le tre parole-manifesto, contenute nell'ultima riga del saggio E dio negò la donna.
Sottotitolo: Come la legge dei padri perseguita da sempre l'universo femminile (Sperling & Kupfer, pp. 154, e 18). Il richiamo alla nuova battaglia di liberazione, che richiede lo sforzo comune dei due sessi, è la missione dichiarata del libro. Che, tuttavia, pone al centro il j'accuse, esplicito e testimoniato da storie vere a tinte forti, contro le violenze di ieri e di oggi, inflitte alle donne di tutto il mondo, nel nome delle tre grandi religioni monoteiste. Ebraismo, cristianesimo, islamismo. Excursus storico, corredato da riflessioni personali e annotazioni che rimandano ad altre analisi, impresse con il tratto deciso di una matita rossoblù. Nel mirino, dunque, ci sono le religioni dei padri. Mai «aggiornate», nonostante tutto. L'autrice, citando testi sacri, encicliche papali, discorsi, dimostra la sua tesi: il razzismo divino consumato ai danni delle donne.
Il fondamentalismo religioso (e non solo quello islamico di cui si parla molto, di questi tempi), che fa rima con maschilismo, umilia e colpisce tutto il genere femminile. Si può ancora sperare, allora? Si può. Il filo rosso che lega il variegato «documentario » (la Haziel è anche regista e sceneggiatrice), percorso da fughe nel sogno, ravvivato da sorprendenti artifici linguistici (si veda la sostituzione della parola dio con io, in alcune frasi), rivela un fine ambizioso: unire ciò che apparentemente è diviso e contrapposto. È questa, infatti, la missione dei «pontefici» (coloro che costruiscono ponti), a cominciare da lei: pacificare i due sessi, attraverso una nuova alleanza che offra dignità piena all'uomo e alla donna. «Non da sola », quindi. Gli uomini nuovi ci sono, basta trovarli, discutere e confrontarsi. In appendice al saggio, ecco l'elenco di gruppi maschili e misti, sparsi sul territorio nazionale e «accomunati dall'obiettivo di cambiare una Storia logora e sterile».
La «femminilista» Vittoria Haziel ha deciso anche di lanciare il nuovo fiore della «ricorrenza »: l'8 marzo, niente mimose. Al loro posto, tanti non-ti-scordar- di-me, simbolo di quel ponte d'amore tra femminile e maschile. Con la proposta di un'iniziativa forte: l'istituzione della «Giornata della memoria» (delle donne) «per ricordare il genocidio e la violenza che nella storia e nel mondo fanno ogni giorno milioni di vittime, più di qualsiasi olocausto».
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