Addio al porcellino-salvadanaio «Non vogliamo offendere l'Islam»
Addio al porcellino-salvadanaio «Non vogliamo offendere l'Islam»
Corriere della Sera del 25 febbraio 2008, pag. 15
di Luigi Offeddu
Addio, Knorbert. Sparito, nascosto, mandato in esilio, con il suo berrettino rosso e le orecchie che sventolavano all'indietro, di sotto alla visiera rivoltata. Knorbert, come lo chiamavano tutti, era un porcellino-salvadanaio o piggy bank: il porcellino mascotte della banca belga-olandese Fortis — una delle più importanti d'Europa — il maialino che da 7 anni veniva regalato ai ragazzi che aprivano un conto corrente, o ai figli di molti correntisti. Un grande successo di marketing. E precisamente per queste ragioni, è stato ritirato dal mercato: perché, essendo un maiale, dunque un animale che alcune religioni — Islam ed Ebraismo — considerano impuro, «non corrispondeva ai requisiti che la società multiculturale ci impone». Questa la versione fornita da un portavoce della banca ai giornali olandesi, con una significativa aggiunta: «Vi sono state alcune reazioni al porcellino, ora stiamo progettando un altro dono-mascotte che potrà divertire i bambini di qualunque orientamento»; in via provvisoria ai titolari di EuroKids, i conti per clienti minorenni, verrà regalata un'enciclopedia. Precisano diverse fonti ufficiose: quelle «reazioni» di cui vagamente si parla, sono in realtà le proteste sollevate dai clienti musulmani della banca e forse anche da gruppi organizzati. C'è infine una terza versione assai più diplomatica, fornita alla stampa da un'altra portavoce della banca, Marianna Honnkoop: «Dopo 7 anni, Knorbert aveva semplicemente raggiunto la fine del suo ciclo vitale, e lascia il posto a un nuovo regalo: bisogna soddisfare sempre la gente, i nostri clienti».
Sia come sia, la scomparsa repentina del porcello ha fatto notizia. E viene comunemente interpretata come una sorta di misura di «sicurezza» preventiva, in un momento di grande tensione per tutta l'Olanda. Proprio l'altro ieri, in un'intervista, il primo ministro Jan Peter Balkenende si è detto molto preoccupato per il clima dei rapporti fra alcune comunità. Nel paese vive circa un milione di musulmani, in genere ben integrati, ma vi sono frange integraliste e gli ultimi anni sono stati un continuo succedersi di allarmi: 2002, viene assassinato il populista Pim Fortuyn; 2004, Mohamed Bouyeri sgozza in una strada di Amsterdam il regista Theo Van Gogh, autore di «Submission»; 2006, la deputata di origine somala Ayaan Hirsi Ali, coautrice di «Submission», si rifugia negli Usa per sfuggire alle minacce sempre più pesanti degli integralisti; 2006, il «Partito per la libertà» del populista Geert Wilders conquista 9 seggi in Parlamento; autunno 2007, mentre in diverse periferie scoppiano tumulti a sfondo etnico, lo stesso Wilders chiede la messa al bando del Corano e annuncia un suo film contro il libro sacro dei musulmani. Quel film non è stato ancora diffuso, né alla Tv né su Internet. Ma Wilders, protetto da una scorta, promette che andrà fino in fondo. E perciò da mesi, tra le forze di sicurezza, vige uno stato di pre-allarme non ufficiale e non dichiarato. Non solo qui, del resto: giungono anche ad Amsterdam gli echi delle scaramucce notturne nelle strade di alcune città danesi, dove sembra montare un'altra ondata di rivolta contro i disegni satirici che ritraggono Maometto.
In conclusione, anche il piccolo Knorbert sarebbe stato una vittima del clima generale in questa parte d'Europa. Nonostante la potenza dell'istituzione che lo aveva creato e adottato: la Fortis è infatti una delle 20 maggiori istituzioni finanziarie europee, con 60.000 dipendenti, con sedi in 50 diversi paesi e con un capitale di circa 43 miliardi di euro. E' anche la prima banca belga che abbia lanciato, nello scorso dicembre, una società di investimento modellata secondo i principi della sharia, la legge islamica che vieta fra l'altro la riscossione di interessi. Il «Fortis B Fix 2008 Islamic Index 1», che ha raccolto investimenti fino al 31 gennaio, si basava sulla Borsa Halal: cioè sull'elenco di società, selezionate dall'indice Dow Jones, che non trattano alcol, tabacco, armi, giochi d'azzardo. Né, appunto, carni di maiale.
Corriere della Sera del 25 febbraio 2008, pag. 15
di Luigi Offeddu
Addio, Knorbert. Sparito, nascosto, mandato in esilio, con il suo berrettino rosso e le orecchie che sventolavano all'indietro, di sotto alla visiera rivoltata. Knorbert, come lo chiamavano tutti, era un porcellino-salvadanaio o piggy bank: il porcellino mascotte della banca belga-olandese Fortis — una delle più importanti d'Europa — il maialino che da 7 anni veniva regalato ai ragazzi che aprivano un conto corrente, o ai figli di molti correntisti. Un grande successo di marketing. E precisamente per queste ragioni, è stato ritirato dal mercato: perché, essendo un maiale, dunque un animale che alcune religioni — Islam ed Ebraismo — considerano impuro, «non corrispondeva ai requisiti che la società multiculturale ci impone». Questa la versione fornita da un portavoce della banca ai giornali olandesi, con una significativa aggiunta: «Vi sono state alcune reazioni al porcellino, ora stiamo progettando un altro dono-mascotte che potrà divertire i bambini di qualunque orientamento»; in via provvisoria ai titolari di EuroKids, i conti per clienti minorenni, verrà regalata un'enciclopedia. Precisano diverse fonti ufficiose: quelle «reazioni» di cui vagamente si parla, sono in realtà le proteste sollevate dai clienti musulmani della banca e forse anche da gruppi organizzati. C'è infine una terza versione assai più diplomatica, fornita alla stampa da un'altra portavoce della banca, Marianna Honnkoop: «Dopo 7 anni, Knorbert aveva semplicemente raggiunto la fine del suo ciclo vitale, e lascia il posto a un nuovo regalo: bisogna soddisfare sempre la gente, i nostri clienti».
Sia come sia, la scomparsa repentina del porcello ha fatto notizia. E viene comunemente interpretata come una sorta di misura di «sicurezza» preventiva, in un momento di grande tensione per tutta l'Olanda. Proprio l'altro ieri, in un'intervista, il primo ministro Jan Peter Balkenende si è detto molto preoccupato per il clima dei rapporti fra alcune comunità. Nel paese vive circa un milione di musulmani, in genere ben integrati, ma vi sono frange integraliste e gli ultimi anni sono stati un continuo succedersi di allarmi: 2002, viene assassinato il populista Pim Fortuyn; 2004, Mohamed Bouyeri sgozza in una strada di Amsterdam il regista Theo Van Gogh, autore di «Submission»; 2006, la deputata di origine somala Ayaan Hirsi Ali, coautrice di «Submission», si rifugia negli Usa per sfuggire alle minacce sempre più pesanti degli integralisti; 2006, il «Partito per la libertà» del populista Geert Wilders conquista 9 seggi in Parlamento; autunno 2007, mentre in diverse periferie scoppiano tumulti a sfondo etnico, lo stesso Wilders chiede la messa al bando del Corano e annuncia un suo film contro il libro sacro dei musulmani. Quel film non è stato ancora diffuso, né alla Tv né su Internet. Ma Wilders, protetto da una scorta, promette che andrà fino in fondo. E perciò da mesi, tra le forze di sicurezza, vige uno stato di pre-allarme non ufficiale e non dichiarato. Non solo qui, del resto: giungono anche ad Amsterdam gli echi delle scaramucce notturne nelle strade di alcune città danesi, dove sembra montare un'altra ondata di rivolta contro i disegni satirici che ritraggono Maometto.
In conclusione, anche il piccolo Knorbert sarebbe stato una vittima del clima generale in questa parte d'Europa. Nonostante la potenza dell'istituzione che lo aveva creato e adottato: la Fortis è infatti una delle 20 maggiori istituzioni finanziarie europee, con 60.000 dipendenti, con sedi in 50 diversi paesi e con un capitale di circa 43 miliardi di euro. E' anche la prima banca belga che abbia lanciato, nello scorso dicembre, una società di investimento modellata secondo i principi della sharia, la legge islamica che vieta fra l'altro la riscossione di interessi. Il «Fortis B Fix 2008 Islamic Index 1», che ha raccolto investimenti fino al 31 gennaio, si basava sulla Borsa Halal: cioè sull'elenco di società, selezionate dall'indice Dow Jones, che non trattano alcol, tabacco, armi, giochi d'azzardo. Né, appunto, carni di maiale.
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