«Decisione giusta Mica è un peccato volere dei figli sani»
«Decisione giusta Mica è un peccato volere dei figli sani»
Corriere della Sera del 24 gennaio 2008, pag. 21
di Mario Pappagallo
«La magistratura sembra interpretare meglio i valori della Costituzione rispetto al Parlamento». Positivo il commento di Umberto Veronesi. L'ex ministro ha sempre denunciato gli errori della legge 40.
A cominciare dal divieto della diagnosi preimpianto...
«Chi si oppone lo fa in nome dei diritti dell'embrione. Da difendere, malato o no. Io non condivido questa posizione, non per ragioni ideologiche ma scientifiche. Chiediamoci cosa è un uovo fecondato. È qualcosa che può dare origine a un individuo, ma non sempre lo fa davvero. Deve impiantarsi, non essere rigettato, trovare le condizioni ormonali favorevoli, una placenta funzionante e superare le mille variabili che possono intralciare il corso biologico. Ricordiamo che la specie umana è fra le meno fertili e che il 70% delle uova fecondate non attecchisce. Ebbene la diagnosi preimpianto si effettua sulle uova fecondate. E un uovo fecondato non è un embrione».
E chi paventa «selezioni della razza»?
«Desiderare figli sani non è un peccato. Già oggi nascono 30mila bambini malformati e la situazione è destinata a peggiorare: le donne hanno il primo figlio sempre più avanti con l'età (quando più mutazioni del Dna sono possibili) e la fertilità, sia maschile sia femminile, è in calo. Allora la procreazione assistita in futuro diventerà sempre più importante. Così come la diagnosi preimpianto. Ammetterla è una scelta di civiltà, in linea con gli altri Paesi. Vietarla è una condanna per coppie già provate dall'infertilità».
E il limite di tre embrioni, tutti da impiantare?
«Limitare a tre gli ovociti da inseminare diminuisce le già ridotte possibilità della procreazione assistita di arrivare al "bimbo in braccio" e sottrae alla donna una riserva a cui attingere in caso di insuccesso. Significa affrontare nuovamente il calvario».
Corriere della Sera del 24 gennaio 2008, pag. 21
di Mario Pappagallo
«La magistratura sembra interpretare meglio i valori della Costituzione rispetto al Parlamento». Positivo il commento di Umberto Veronesi. L'ex ministro ha sempre denunciato gli errori della legge 40.
A cominciare dal divieto della diagnosi preimpianto...
«Chi si oppone lo fa in nome dei diritti dell'embrione. Da difendere, malato o no. Io non condivido questa posizione, non per ragioni ideologiche ma scientifiche. Chiediamoci cosa è un uovo fecondato. È qualcosa che può dare origine a un individuo, ma non sempre lo fa davvero. Deve impiantarsi, non essere rigettato, trovare le condizioni ormonali favorevoli, una placenta funzionante e superare le mille variabili che possono intralciare il corso biologico. Ricordiamo che la specie umana è fra le meno fertili e che il 70% delle uova fecondate non attecchisce. Ebbene la diagnosi preimpianto si effettua sulle uova fecondate. E un uovo fecondato non è un embrione».
E chi paventa «selezioni della razza»?
«Desiderare figli sani non è un peccato. Già oggi nascono 30mila bambini malformati e la situazione è destinata a peggiorare: le donne hanno il primo figlio sempre più avanti con l'età (quando più mutazioni del Dna sono possibili) e la fertilità, sia maschile sia femminile, è in calo. Allora la procreazione assistita in futuro diventerà sempre più importante. Così come la diagnosi preimpianto. Ammetterla è una scelta di civiltà, in linea con gli altri Paesi. Vietarla è una condanna per coppie già provate dall'infertilità».
E il limite di tre embrioni, tutti da impiantare?
«Limitare a tre gli ovociti da inseminare diminuisce le già ridotte possibilità della procreazione assistita di arrivare al "bimbo in braccio" e sottrae alla donna una riserva a cui attingere in caso di insuccesso. Significa affrontare nuovamente il calvario».
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