Il ministro I tempi per l'interruzione terapeutica

Corriere della Sera 8.1.07
Il ministro I tempi per l'interruzione terapeutica
Turco: al lavoro il Consiglio della Sanità «La legge non si tocca ma rivediamo i limiti»
di Margherita De Bac

ROMA — «La 194 è completa e lungimirante. Non va cambiata perché dice già tutto. Né linee guida regionali né mozioni parlamentari possono dare risposta al dibattito attuale », sostiene con vigore il ministro Livia Turco. Ma qualcosa di pratico per imprimere una svolta con azioni concrete è già in cantiere. E al Corriere annuncia di aver chiesto al Consiglio Superiore di Sanità un parere sui limiti oltre i quali l'aborto non andrebbe praticato.
Di cosa si tratta ministro?
«Il massimo organismo scientifico istituzionale dovrà decidere sulla base delle conoscenze e delle evidenze mediche se è possibile estendere a tutto il territorio nazionale specifiche indicazioni sulle capacità di vita autonoma del feto ».
Dunque raccomandazioni che serviranno agli operatori dei servizi pubblici per stabilire in base all'età gestazionale della donna i termini oltre i quali l'interruzione volontaria di gravidanza «terapeutica», oltre i 90 giorni, non va praticata. Oggi la legge non fissa confini precisi, ma nella realtà ospedaliera non si può abortire oltre la 24ma settimana. Per la prima volta verrà messa nero su bianco quale è la soglia da non oltrepassare. Al presidente del Css, Franco Cuccurullo, il ministro pone altri due quesiti che si collegano al primo. Un parere su come dovrà essere utilizzata nell'ambito della 194 la pillola abortiva Ru486, in arrivo a marzo. E una raccomandazione sulle cure ai neonati prematuri.
Ministro, almeno due ospedali italiani, la Mangiagalli e il San Paolo di Milano, non vanno oltre la 22ma settimana, che nella maggioranza dei casi è il termine valido per escludere la vita autonoma del feto e quindi consentire l'aborto. Il Css terrà conto di queste esperienze?
«Certamente sì. I due precedenti saranno un riferimento. Si parte dalla buona pratica clinica ».
E' la risposta al presidente della Lombardia Formigoni che ha annunciato linee guida regionali?
«Formigoni deve accettare il fatto che la legge 194 è nazionale e che le Regioni non possono regolarsi secondo il fai da te. Le linee guida sarebbero uno strumento per cambiare surrettiziamente, quindi non alla luce del sole ovvero in Parlamento, una legge garantista ed efficace. Gli aborti sono la metà rispetto al 1978».
Alla luce del sole ha agito Ferrara, col suo digiuno per la moratoria.
«Una moratoria sarebbe moralmente iniqua. Non riconosce il principio della responsabilità femminile. Prescinde dalla relazione madre-figlio. Prescinde, infine, dalle persone e proclama principi astratti, che creano confusione. I piani vengono confusi. La moratoria deve riguardare le leggi eugenetiche di Paesi dove l'aborto è un sistema di contraccezione. Non l'Italia».
Verrà fissata una soglia precisa?
«Sì, una soglia oltre la quale la gravidanza non va interrotta. Sarà un limite di riferimento, si deciderà sempre caso per caso. Credo che gli operatori si sentiranno rassicurati e garantiti. Da parte di un politico è una grande assunzione di responsabilità ».
La RU486 a marzo verrà registrata, si annunciano nuove polemiche. Come si prepara a ribattere?
«L'uso della pillola rientrerà nella legge 194, sarà data solo in ospedale sotto controllo medico. Ho chiesto un parere sulle modalità di impiego in modo da sgombrare il campo da ogni dubbio».
Neonati prematuri di peso estremamente basso, tra la 22ma e la 25ma settimana: una commissione è al lavoro da un anno. Non bastava?
«Non si può aspettare. Servono protocolli per definire gli ambiti temporali e le modalità di assistenza più idonei a garantire l'assistenza più appropriata a madre e bambino ».

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