Un giardino di delizie cinto da mura di fuoco

La Repubblica 25.11.07
Un giardino di delizie cinto da mura di fuoco
di Agostino Paravicini Bagliani

Ma dove si trova il Paradiso terrestre? È una domanda antichissima e sempre attuale. Ancora recentemente, studiosi hanno tentato di scoprirlo nelle regioni più svariate, in Mesopotamia, in Arabia, in Armenia e persino in un´isola delle Seychelles… La credenza del Paradiso terrestre ha affascinato il cristianesimo fin dai primi secoli, come ricorda Alessandro Scafi ne Il Paradiso in terra. Mappe del giardino dell´Eden. La Genesi (2,8) raccontava che «il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l´uomo che aveva plasmato», e questo passo biblico fu presto interpretato in senso letterale. L´autorità di sant´Agostino fu decisiva, anche per quanto riguarda i quattro celebri fiumi che uscivano dall´Eden: Pison (sovente identificato con il Gange), Ghicon (con il Nilo), Tigri e Eufrate. «Sono veri fiumi e non espressioni figurate». Agostino aggiungeva: Adamo aveva un corpo materiale, aveva dunque vissuto in un Paradiso materiale.
Alla costruzione dell´immaginario paradisiaco contribuirono molto le antiche traduzioni dei testi biblici. Per definire il giardino, la versione ebraica usò le parole gan-be-Eden («un giardino in Eden»). Nella Vulgata, Girolamo aggiunse la qualifica «delizie». I traduttori della Settanta introdussero la parola Paradiso che significa in greco "giardino recintato".
La geografia del Paradiso si precisa intorno al Settimo secolo. Isidoro di Siviglia identifica l´oriente di cui parlava la Genesi con l´Asia: «Il Paradiso è un luogo che si trova nella parte orientale dell´Asia». E sottolinea il fatto che l´Eden sia un giardino delle «delizie»: vi abbondano «ogni genere di piante ed alberi da frutto, tra cui anche l´albero della vita». L´Eden è inoltre un luogo in cui «non fa né freddo né caldo, vi è sempre un clima temperato», ma è un giardino reso inaccessibile «da una spada ardente», è luogo «sbarrato da un muro di fuoco, che arriva quasi al cielo».
Situato in Asia da Isidoro, il Paradiso terrestre poteva ora figurare anche su una carta, e molte sono infatti le carte medievali, qui studiate pregevolmente da Alessandro Scafi, che lo presentano nelle sue varie forme, anche come isola o come castello accerchiato da mura. La sua inaccessibilità è rappresentata dall´altezza. Il Paradiso viene immaginato nel punto più orientale dell´Asia, ma verso l´alto «come situato in relazione al cielo» (Duns Scoto). Anche Dante pone il Paradiso sulla cima di una montagna eccezionalmente alta, la montagna del Purgatorio. Virgilio spiega a Dante che Gerusalemme e la montagna del Purgatorio sono esattamente agli antipodi. Nelle carte medievali, a partire dalla prima crociata (1096), Gerusalemme, luogo del sepolcro di Cristo, viene posta al centro del mondo. Ed ecco che il Paradiso terrestre situato in Asia diventa anticipazione dell´Incarnazione e del Paradiso celeste, tanto più che accanto al Paradiso terrestre figurano sovente Enoch e Elia, i due profeti che aspettano la fine del mondo.
Nella cartografia medievale vi è un secondo luogo recintato e inaccessibile, contrassegnato da una negatività che si contrappone all´Eden: è il luogo in cui secondo la leggenda Alessandro Magno racchiuse Gog e Magog, le temute tribù che a detta dell´Apocalisse verrebbero a distruggere il mondo il giorno del giudizio. Le carte medievali, sovrastate dal Paradiso terrestre, presentano dunque una visione cristiana della storia del mondo. Ma l´Eden è anche un Eldorado, regione sempre temperata e rigogliosa di vegetazioni e di frutti abbondanti, e che gode di un´aria sana e incontaminata.
All´uscita dal Medioevo quell´immaginario si sgretola. Fra Mauro, uno dei massimi geografi del Rinascimento, nel suo mappamondo (1459) relega il Paradiso terrestre in un medaglione posto al di fuori del mondo abitato. Un secolo dopo, un altro uomo di Chiesa, Agostino Seuco, prefetto della Biblioteca Vaticana, afferma che il Paradiso terrestre fu distrutto dal diluvio. Anche secondo Lutero scomparve per colpa del peccato. Per Calvino invece i quattro fiumi dell´Eden erano rimasti inalterati nonostante il diluvio per la benevolenza di Dio.
Questa nuova teoria religiosa tentava di risolvere l´equazione tra il dogma del diluvio e la scoperta del Nuovo Mondo. Ponendosi contro la tradizione, fu però dimenticata. Anzi proprio allora gli studiosi incominciarono a ricercare il luogo dove era vissuta la prima coppia umana proponendo i posti più svariati: il Terzo Cielo, Babilonia, l´Arabia, la Palestina, la Terra del Fuoco, e anche il Polo Artico. Il Paradiso terrestre perse così la sua originaria funzione, di rappresentare insieme il passato (la nostalgia per una purezza perduta), il presente (la vita dell´uomo come peregrinazione) e il futuro (il cammino verso il Paradiso celeste), oltre che una natura in perfetto equilibrio perché tutta orientata al volere di Dio. Tentando di scoprire dove si trovava su basi "scientifiche", la modernità situava il Paradiso terrestre soltanto nel passato, lasciando ai poeti (John Milton, 1667) il compito di piangere Il Paradiso perduto.

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