Quel Pinturicchio “intero”

Quel Pinturicchio “intero”
Fabio Isman
Il Messaggero 28/10/2006

A Spello, domani ritorna l’ultima tavola della predella di un polittico d’inizio ’400, “rivisto” da Bernardino di Betto, detto Pinturicchio (1454-1513), rubato 30 anni fa dalla chiesa di Santa Maria Maggiore (un furto che fece un gran clamore), che conserva un capolavoro dell’artista, gli affreschi nella Cappella Baglioni. La Natività di Cristo sarà riportata, proprio in quella chiesa, dall’ambasciatore d’Italia a Berna, Pier Ferdinando Francese, e dal generale Ugo Zottin, comandante dei “carabinieri per l’arte” che a gennaio lascerà il comando per dirigere quello regionale della Toscana, ed è già “affiancato” dal successore, il colonnello Giovanni Nistri. Così, Zottin suggella un altro eccezionale ritrovamento del suo reparto. La storia, tanto complessa quanto singolare, è questa: nel 1970, la notte dal 5 al 6 agosto a Spello, sparisce un intero polittico opera, precedente al 1425, del “Maestro dell’Assunta” d’Amelia, le figure della cui tavola centrale, oltre mezzo secolo più tardi, sono ridipinte da Pinturicchio. Un furto dei più gravi in assoluto, almeno fino ad allora.
Nel 1992, in Francia, i carabinieri ne scoprono i primi due frammenti: elementi della predella con Storie della vita di Cristo, la Presentazione al Tempio e l’Adorazione dei Magi; una vedova cercava di venderli, ma quando viene bloccata, accetta di restituire il tutto. Sempre i carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio artistico, nel 2004 recuperano la tavola centrale, con la Madonna e il Bambino in trono, mentre, in Germania, sta per andare all’asta. E’ stata trasferita su tela, tagliata e ridotta: da due metri, a 80 centimetri; la Madonna e il Bambino (ridipinti da Pinturicchio) rimangono, il Trono e l’aureola sono spariti; da un dipinto, i trafficanti ne hanno ricavati due. Infine, di recente, i militi, spulciando un altro catalogo di vendite all’incanto, ma stavolta in Svizzera, scoprono il pannello che ancora mancava, la Natività. Ma riaverlo, non è stato affatto semplice. Ai carabinieri, s’affianca la diplomazia: un cittadino svizzero l’aveva acquistato nel 1972, in modo legittimo perché inconsapevole del furto, da un mercante libanese trasferitosi in Baviera; ma quando gli spiegano la cosa, accetta di farsi rifondere solo le spese; interviene la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, e, alla metà del prezzo base stabilito per l’asta, la tavola torna in Italia. E domani, finalmente, l’intero polittico al suo posto. «Dovremo restaurare la tavola centrale; però, abbiamo intanto recuperato, da un deposito in una chiesa, i due pannelli laterali, con le effigi di altrettanti Santi», spiega, dal Comune di Spello, Giulio Proietti.E Ugo Zottin racconta: «Assai spesso, finora, la Svizzera s’è dimostrata il crocevia più attivo del traffico illecito d’arte; adesso, con l’accordo appena stipulato dal nostro Governo e dalla Confederazione, siglato pochi giorni fa dal ministro Rutelli, non sarà più così». Non occorre andare ai sancta sanctorum con i segreti dei trafficanti Gianfranco Becchina e Giacomo Medici, scoperti a Basilea e a Ginevra. O ricordare che per la Svizzera passa anche l’ Afrodite di Morgantina che il Getty Museum non vuole renderci (anzi, la trattativa dell’istituto californiano con il governo del nostro Paese è ormai al punto di rottura: «Se non vogliono restuire l’Afrodite di Morgantina e il bronzo di Atleta di Lisippo, non vedo come potrei firmare alcun accordo», dice il ministro Rutelli), e tanto altro: «Dalla Svizzera, per esempio, abbiamo recuperato, di recente, una Madonna con il Bambino di Giovanni Bellini, dipinto importantissimo rubato nel 1974 da una collezione privata di Milano», aggiunge il generale Zottin.
Ed è un’altra storia, come spesso accade in questo campo, alquanto contorta. La racconta il colonnello Ferdinando Musella, accanto al suo comandante: «Alla dogana svizzera, verifica ad un’automobile, con due uomini a bordo; uno era un russo. Saltano fuori indizi che portano a un caveau. Conteneva il Bellini, con altre due opere, un tondo di Bartolomeo di Giovanni, allievo del Ghirlandaio, e, della scuola di Canova, una Testa di Beatrice». Il furto dei due oggetti non è mai stato denunciato, e quindi sono stati confiscati e restituiti all’Italia; dalle indagini, salta fuori anche il nome di «un nostro affezionato cliente», per citare le parole dei carabinieri. Del resto, «perfino la Triade Capitolina, rarissima e d’inestimabile valore, che era stata scavata verso Guidonia, l’abbiamo bloccata mentre stava proprio per attraversare la frontiera svizzera, no?». Per i grandi trafficanti internazionali, mentre Spello si appresta giustamente a festeggiare, quel confine è divenuto ormai assai meno praticabile. Ed era ora: pressata dai suoi mercanti (dopo Londra, la Svizzera è il secondo “polo” del traffico mondiale d’archeologia), solo l’anno scorso Berna ha ratificato una convenzione Unesco del 1970, appunto sul traffico internazionale. Forse, il vento sta cambiando.

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